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Donny Van de Beek, falso dieci totale: Maradonny ha steso CR7
Donny Van de Beek ha la sei sulle spalle, numero del libero, lui che è anarchico tattico, organizzatore seriale. E' ying e yang, è offesa e difesa. E' l'espressione più moderna e contemporanea del calcio totale, è il trequartista che è interno, mediano, punta, incursore. E' il ragazzo al posto giusto, nel momento giusto. Un tiro rimpallato, sotto i cieli di Torino, il suo piede vorace, il suo destro chirurgico, i sogni Champions di Cristiano Ronaldo strozzati. E' figlio di tifosi dell'Ajax, a cinque anni vive la sua prima esperienza allo stadio. Tra gli otto e i nove veste già la maglia degli ajacidi, scalata verticale che poi lo porterà a debuttare tra i professionisti nel 2015 sotto la guida di Frank de Boer. E' già Nazionale, a ventidue anni oggi è un veterano della formazione di Amsterdam.
Dove le copertine sono per il regista e per l'attore protagonista, Frenkie de Jong e Matthijs de Ligt. Dagli spalti della Johan Cruyff Arena e dell'Allianz Stadium, però, gli osservatori sono rimasti abbagliati dalla sua luce, non riflessa ma diretta. Pressing e costruzione, direzione e interdizione. Corsa, gol, polmoni. "Quanto di più vicino a Kevin de Bruyne ci sia nel calcio moderno". Un altro giocatore unico e universale, il belga. Come Maradonny, l'ammazza sogni di Cristiano Ronaldo.
Sono nati oggi anche Stefan Schwarz, Arturo Di Napoli, Simone Farina, Lukasz Fabianski, Wojciech Szczesny, Divock Origi.
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