
Gazzetta dello Sport: "Luque, il dottore dei misteri, indagato per omicidio colposo"
"Luque, il dottore dei misteri, indagato per omicidio colposo", titola stamane La Gazzetta dello Sport. Non si placano le polemiche attorno alla morte di Maradona, con il procuratore Laura Capra che ha deciso di indagare dopo le accuse delle figlie di Maradona. Due ore di perquisizione, sequestrati cellulare e computer. Sono stati impiegati 60 agenti. Gli ultimi giorni di Maradona vanno via in 4 scatole, risultato di 2 ore di perquisizione domiciliare nella casa di Leopoldo Luque nella periferia di Adrogué. Secondo l’inchiesta della procura di San Isidro, il neurochirurgo che l’aveva operato adesso è accusato come possibile responsabile della morte di Diego, per negligenza. Ma lui si difende in lacrime. Intorno alle 11, mentre Leopoldo Luque faceva colazione con le sue figlie e chattava con un giornalista, 30 poliziotti irrompevano nel suo domicilio con un colpo secco nella porta e immediatamente portavano via cellulare e computer. Nel frattempo, altri 30 poliziotti irrompevano nel suo consultorio di Belgrano, per prendere tutta la documentazione disponibile. Dopo aver preso la dichiarazione delle figlie di Maradona, il procuratore Laura Capra ha deciso che l’inchiesta doveva orientarsi su omicidio colposo.
"Tante volte mi mandava via, come un padre ribelle, e il giorno dopo mi chiamava. ‘Luque, sto bene, vaffanculo, vai via’. Tante volte è successo, ma perché avevamo un rapporto diverso. E così è stato quando, non volendo uscire della camera, sono entrato e mi ha mandato via. Mi ha detto che mi avrebbe dato un pugno e gli ho risposto che per quello doveva prima alzarsi, e poi prendermi. Mi sono distratto un attimo e lui mi è saltato addosso, ma il mio obiettivo era raggiunto, perché alla fine si era alzato. Il giorno dopo, sono andato a rimuovere i punti della testa, e lì, con un sorriso, mi ha detto: ‘Hai paura, eh?’ Era sul divano e ha chiuso gli occhi, facendo finta di dormire. Poi al nipote: ’Hai visto come l’ho preso in giro?’"
"Tante volte mi mandava via, come un padre ribelle, e il giorno dopo mi chiamava. ‘Luque, sto bene, vaffanculo, vai via’. Tante volte è successo, ma perché avevamo un rapporto diverso. E così è stato quando, non volendo uscire della camera, sono entrato e mi ha mandato via. Mi ha detto che mi avrebbe dato un pugno e gli ho risposto che per quello doveva prima alzarsi, e poi prendermi. Mi sono distratto un attimo e lui mi è saltato addosso, ma il mio obiettivo era raggiunto, perché alla fine si era alzato. Il giorno dopo, sono andato a rimuovere i punti della testa, e lì, con un sorriso, mi ha detto: ‘Hai paura, eh?’ Era sul divano e ha chiuso gli occhi, facendo finta di dormire. Poi al nipote: ’Hai visto come l’ho preso in giro?’"
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