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Come mettersi i bastoni tra le ruote: a Roma bastano due sconfitte per scatenare il caosTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 22 gennaio 2021, 17:41Il corsivo
di Ivan Cardia

Come mettersi i bastoni tra le ruote: a Roma bastano due sconfitte per scatenare il caos

La Roma non ha perso due partite come le altre. Perché la prima è stata la madre di tutte le sfide: il derby. E soltanto chi abbia vissuto la Capitale può sapere cosa possa comportare perderlo, per giunta in maniera così disastrosa. Nell’Urbe, a scandire gli anni, ci sono anche e soprattutto le partite tra Roma e Lazio: il derby di Cassetti e quello della coppa in faccia. Mazzone che corre sotto la Sud e Di Canio che la zittisce. Negro che fa gol nella porta sbagliata e Montella che ne fa quattro in quella giusta. Il derby è un’altra partita. Lo è diventata anche quella che sulla carta sembrava una normalissima gara di Coppa Italia: dopo il pasticcio sulle liste contro l’Hellas, la Roma ci è ricascata. Sei cambi: la beffa oltre il danno di un 4-2 all’Olimpico dallo Spezia, a pochi giorni dal disastro nella stracittadina. Non sono state due partite, e quindi due sconfitte qualsiasi.

Ma sono pur sempre due partite. In una stagione nella quale la Roma ne ha giocate altre ventitré, perdendone soltanto tre. In corsa in Europa League e al quarto posto in campionato, tanto che prima della disfatta contro Inzaghi e i suoi della Roma si parlava persino in ottica Scudetto. E di sicuro si può continuare a parlare in chiave Champions League, anche dopo il derby. Perché la Roma ha una squadra forte, completa, sta lavorando sul mercato per ampliarla ancora, nelle difficoltà che il mondo del post-Covid riserva a tutti. Di più: un allenatore capace. Forse non bravissimo nel farsi amare (anche la scorsa stagione fu segnata dai battibecchi con Petrachi), ma basterebbe sfogliare indietro di pochi giorni la propria memoria collettiva. Di Paulo Fonseca si tessevano lodi: sapeva far giocare la sua squadra con la difesa a tre o a quattro. Aveva rivitalizzato Mkhitaryan, fatto esplodere Villar, ritrovato Karsdorp, dato fiducia a tanti giovani, fatto fare gol a Mayoral (più o meno), persino gestito in qualche maniera la non facilissima situazione dei portieri e le tante assenze. Ha il quinto miglior attacco del campionato, e come gioca non piacerà a tutti, probabilmente neanche ad alcuni suoi giocatori, ma fino a pochi giorni fa ci sarebbero stati pochi dubbi sul fatto che i numeri fossero dalla sua.


Due partite bastano a mettere in discussione un’annata? Evidentemente sì, perché anzitutto si portano dietro altre scorie. Quelle di un rapporto conflittuale tra lo steso Fonseca ed Edin Dzeko, che della squadra è capitano. Di una Roma che fatica a sembrare davvero grande perché le grandi non riesce proprio a batterle. Di un assestamento ancora tutto in corso: i Friedkin sono arrivati da pochi mesi, il gm Tiago Pinto ancora da meno. È partito in ritardo causa Covid, e non ha neanche potuto contare fino in fondo sull’apporto di De Sanctis, probabilmente l’uomo di campo che oggi sta mancando. Più in generale: cambiano i punti di riferimento, e nella Città Eterna ogni cambiamento è dannatamente complicato. Anche perché c’è da considerare la diversità di una città che è talmente bella da non accettare vie di mezzo. A Roma sei grande o sei piccolo, e puoi passare dall’uno all’altro in un battito d’ali di farfalla. Così, dopo due batoste in una stagione fin qui non idilliaca ma quasi, ecco miriadi di voci critiche. Altarini e retroscena: simpatie e antipatie, mischiate a competenze e incapacità. Un gigantesco paiolo che ribolle continuamente ed è pronto a esplodere, di gioia o di rabbia, da un momento all’altro. Non che non ve ne sia motivo: dopo un derby perso così male e una partita in cui la Roma ci ha rimesso pure la faccia, era inevitabile che qualcosa succedesse. Che qualcuno invocasse responsabilità e chi di dovere se le prendesse. Che si rimettesse in discussione tanto, magari non tutte. Cose ben diverse dal caos, dagli stracci che volano in tutte le direzioni in questi giorni. La differenza è nella finalità e nel risultato: ripartire o distruggere.