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Mazzone: "Per gestire la situazione di Totti ci vogliono buonsenso ed elasticità mentale. Francesco farà bene anche da dirigente"TUTTO mercato WEB
domenica 28 maggio 2017, 08:28Interviste
di Gabriele Chiocchio
per Vocegiallorossa.it
fonte Il Messaggero

Mazzone: "Per gestire la situazione di Totti ci vogliono buonsenso ed elasticità mentale. Francesco farà bene anche da dirigente"

Carlo Mazzone, allenatore di Totti alla Roma dal 1993 al 1996, ha rilasciato un'intervista a Il Messaggero. Eccone uno stralcio.

Mazzone, è vero che Totti stava per andare in prestito alla Sampdoria e fu lei ad impedirlo?
«Vero. La società aveva intenzione di mandarlo alla Sampdoria, che lo aveva richiesto, per fargli fare esperienza. Io ero andato già via da Roma, ma convinsi il presidente Sensi, del quale conservo un grande ricordo, a lasciare Totti con la Roma».

Nel campionato ’94-95 Totti mise a segno 4 gol. Dopo il primo al Foggia, gli altri 3 gol furono tutti decisivi per le vittorie contro Bari (2-0), Brescia (3-0) e Fiorentina (2-0). La Roma del nuovo presidente Sensi si classificò al quinto posto migliorando la posizione della stagione precedente. Mazzone, cosa ritiene di aver trasmesso al primo Totti che ha sempre avuto espressioni di stima e particolare riconoscenza nei suoi confronti. Francesco ancora oggi la considera, con gratitudine, il suo primo, maestro…
«Dico solo che sono stato fortunato ad avere in squadra per tre anni, nella Roma, un calciatore così bravo, umile, disponibile come Francesco Totti. I miei meriti sono relativi. Devo essere onesto e ammettere di aver avuto più io da Francesco che lui da me. Tecnicamente e tatticamente c’era poco da insegnargli, forse l’ho aiutato a crescere un po’ come uomo. Credo di avergli dato qualche giusto consiglio per diventare professionista. Ricordo anche di averlo seguito attraverso la sua famiglia consigliando l’alimentazione da seguire e certi comportamenti da evitare. Un esempio? A volte, con i capelli ancora bagnati dopo la doccia, Francesco se ne tornava a casa in scooter e allora lo rimproveravo per evitare che potesse ammalarsi. Non dimentichiamo che era un ragazzo molto giovane».

In quella stagione la Roma disputò anche la Coppa Uefa. Dopo aver eliminato gli svizzeri del Neuchatel Xamax e i belgi dell’Eenracht Allst, ai quarti di finale si trovò di fronte lo Slavia Praga che all’andata si impose 2-0. Per superare il turno e raggiungere la semifinale la Roma avrebbe dovuto vincere 3-0 la partita di ritorno. Mazzone, come andò?
«A Praga la temperatura era sotto zero e si giocò sotto la neve su un terreno completamente ghiacciato ai limiti della praticabilità che ci penalizzò perché loro erano più abituati. E vinsero 2-0. Ma non ci arrendemmo convinti di poterci rifare all’Olimpico al ritorno. E c’eravamo quasi riusciti disputando una grande partita, sotto la spinta dei nostri tifosi. Giocammo con una formazione molto offensiva con Balbo e Fonseca davanti, sostenuti da Totti e Giannini, con Moriero e Carboni esterni con compiti propulsivi. A centrocampo c’era rimasto quasi solo Di Biagio. Il primo gol di Moriero riaprì la sfida e con il raddoppio di testa di Giannini pareggiammo il conto con lo Slavia. Poi segnò ancora Moriero sfruttando un magnifico lancio smarcante, proprio di Totti, e sul 3-0 eravamo qualificati noi. Quella sera tutta la squadra disputò una grande partita e avrebbe meritato di passare in semifinale. Sfiorammo perfino il 4-0 e l’Olimpico era in festa. Ma a pochi minuti dalla fine arrivò una beffa davvero atroce per noi: lo Slavia Praga, che si era sempre difeso, trovò il gol, in maniera piuttosto casuale, con un tiro da fuori area, non irresistibile, forse deviato. Quel gol del 3-1 gli consentì di passare il turno. Per tutti noi romanisti una delusione enorme. Una beffa che non potrò mai dimenticare».

Mazzone, se fosse stato ancora allenatore della Roma come avrebbe gestito l’ultimo campionato di Totti? Come ha fatto Spalletti o in maniera diversa?
«Mi sono ritirato ormai da diversi anni e quindi non mi sento di esprimere giudizi su situazioni che non conosco bene. E poi non mi è mai piaciuto il ruolo del professore che sale in cattedra per impartire lezioni senza conoscere a fondo l’argomento. L’allenatore, in questo caso Spalletti, è a stretto contatto ogni giorno con la squadra e meglio di ogni altro conosce le condizioni fisiche e mentali dei calciatori, gli umori dello spogliatoio e tutto quanto ruota intorno. Questo vale anche per Spalletti e la Roma. L’allenatore ha la responsabilità tecnica della squadra e cerca sempre di mandare in campo la formazione che, secondo lui, garantisce la migliore affidabilità. Detto questo bisogna però aggiungere che Totti, anche a a 40 anni compiuti, non può essere considerato come un qualsiasi altro calciatore. Lui è un campione che ha dato tutto se stesso alla Roma e merita il rispetto. Anzi, il massimo rispetto. Per gestire situazioni come questa ci vuole soprattutto buon senso e anche un pizzico di elasticità mentale in più».

Come immagina la nuova Roma senza Totti?
«Vedere Totti in azione è sempre stato un piacere per chi, come me, ama il calcio e l’idea di non vederlo più in campo mi rattrista. Ma gli anni passano per tutti, anche per un grande del calcio come lui. Questa partita contro il Genoa sarà l’ultima occasione per ammirare e applaudire, come merita, il capitano storico della Roma. Ancora una volta l’Olimpico sarà tutto per lui e sono convinto che i tifosi lo saluteranno con una grandissima festa».

Lei sarà all’Olimpico per il Totti Day, ultima recita del suo figlioccio?
«Tornare all’Olimpico per me è sempre un piacere, e stavolta lo sarebbe ancora di più per il congedo di Francesco. Non lo escludo, ci sto pensando».

La bella favola di Francesco Totti capitano e bandiera della Roma, dunque, è ai titoli di coda. Dopo un quarto di secolo trascorso sempre in maglia giallorossa, a quasi 41 anni, il campione lascia il calcio agonistico per diventare dirigente. Passa dal campo in ufficio, appende le scarpe bullonate al chiodo e accende il computer. Contro il Genoa sarà la sua ultima partita. Mazzone, secondo lei come se la caverà nel nuovo ruolo?
«Sono convinto che Francesco, fatta la necessaria esperienza, saprà far bene anche da dirigente perché è un uomo intelligente, equilibrato e conosce le dinamiche del calcio. Secondo me potrà dare ancora molto alla Roma anche nella nuova veste ed è questo il mio sincero augurio che gli rivolgo con particolare affetto. Francesco Totti continuerà ad essere idolo e punto di riferimento dei tifosi giallorossi. E la Roma sarà sempre la sua casa».