Cambio Campo - Sciascia: "Il Milan può lottare per lo scudetto. Scambio Dovbyk-Gimenez a gennaio? Perché no..."
Torna l'appuntamento con "Cambio Campo", la rubrica di Vocegiallorossa.it nella quale, prima di ogni partita della Roma, vi proponiamo un'intervista ad un giornalista che segue la squadra avversaria.
L’ospite di oggi è Alfonso Sciascia, giornalista di EsteNews, con il quale abbiamo parlato di Milan-Roma.
Il Milan è attualmente quarto in classifica a 18 punti e insegue la Roma a 21. Qual è lo stato di forma dei rossoneri? Si intravede già la mano di Massimiliano Allegri?
"Il Milan è attualmente quarto in classifica, in un campionato che, nelle zone alte, resta piuttosto equilibrato: segno che il livello generale è molto competitivo. La Roma sta facendo molto bene, è prima in classifica, mentre il Milan insegue. La mano di Allegri si percepisce chiaramente, perché rispetto all’anno scorso sono cambiate molte dinamiche. All’epoca c’era parecchia confusione a livello di guida tecnica, con l’alternanza dei due allenatori portoghesi. Allegri, invece, ha preso in mano la situazione a 360 gradi: lo dimostra anche il fatto che la dirigenza interviene sempre meno nelle interviste pre e post partita, lasciando a lui la gestione totale. In campo si nota un Milan più solido dal punto di vista difensivo, anche se ancora un po’ sprecone contro le neopromosse. Tra Cremonese e Pisa, infatti, sono stati persi punti importanti, che oggi pesano in classifica e fanno sì che il Milan sia quarto, e non nelle primissime posizioni".
Qual è l’obiettivo stagionale del Milan? La squadra meneghina è già pronta per ambire allo scudetto?
"Per quanto riguarda lo Scudetto, Allegri non si sbilancia — ma è nel suo stile, lo conosciamo bene. Tende sempre a mantenere i piedi per terra, sia lui che la squadra, quindi di Scudetto non parla mai apertamente. Tuttavia, insiste spesso sul fatto che per vincerlo bisogna subire meno gol: se non erro, aveva dichiarato che servirà fermarsi intorno ai 25 gol subiti. A mio parere, sulla carta, il Milan ha tutte le carte in regola per fare un percorso simile a quello del Napoli lo scorso anno, perché la squadra è attrezzata bene. Certo, c’è stato un periodo complicato a causa dei numerosi infortuni, che non hanno aiutato, ma con la rosa al completo il Milan può assolutamente lottare per lo scudetto fino alla fine. Anche perché, avendo soltanto il campionato, la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana, non ha l’impegno delle competizioni europee, che pesano molto a livello fisico e mentale. Detto questo, molto dipenderà dagli infortuni: l’ultima sosta per le Nazionali ha restituito alcuni giocatori acciaccati, come Pulisic e Rabiot, che sono elementi decisivi. Ma, in generale, il Milan ha tutto per competere fino in fondo, anche se il campionato resta molto equilibrato".
Il Milan non dovrà gestire l’impegno europeo in questa stagione. Spesso si dice che chi giocherà solo sul fronte nazionale parte avvantaggiato per competere ad alti livelli, è davvero così? Ci sono anche lati negativi nel non giocare le coppe europee?
"La terza domanda riprende un po’ ciò che ho già detto. Allenarsi per giocare una sola partita a settimana è sicuramente un vantaggio, ma non deve diventare un’abitudine per il Milan — e questo Allegri lo ha ribadito chiaramente. Per storia e blasone, il club deve puntare sempre a partecipare alle massime competizioni europee. Si spera che l’anno prossimo possa riuscirci, ma è evidente che, al momento, questo ritmo consente di lavorare meglio durante la settimana. Lo vediamo anche con altre squadre: il Napoli sta affrontando difficoltà in Champions League, così come altre formazioni impegnate in Europa, e queste fatiche si riflettono nella lotta per il titolo. D’altro canto, però, certe vittorie in Champions possono dare una spinta mentale enorme, uno stimolo in più per rendere anche in campionato. La forza mentale derivata da risultati importanti in Europa, infatti, può compensare il dispendio fisico della competizione stessa. Resta il fatto che l’esempio del Napoli dell’anno scorso insegna: con una sola competizione da gestire e un allenatore esperto del campionato italiano, come Antonio Conte o Massimiliano Allegri, si può arrivare fino in fondo. Come dicevo, il Milan ha una rosa ben attrezzata, ma gli infortuni possono cambiare molto gli equilibri. A gennaio ci sarà il mercato e il rientro di alcuni giocatori importanti: penso ad esempio a Jashari, uno degli acquisti più onerosi dell’era RedBird. Con il recupero di questi elementi e una sola competizione da affrontare, il Milan potrà certamente mantenersi competitivo".
Il Milan per questa sfida ha ritrovato Leao, ma non avrà Pulisic e Rabiot. Qual è la situazione infortunati in casa rossonera? Pensi che i sostituti siano comunque all’altezza?
"Come dicevo prima, Pulisic è un giocatore determinante per questa squadra e la sua assenza si fa sentire. Nell’ultimo match contro il Pisa, ad esempio, con un giocatore come lui in campo probabilmente il Milan avrebbe trovato la giocata decisiva. In avanti, infatti, Menez non sta rispettando le attese, mentre Leao, rientrato da un infortunio, ha fatto bene, anche se a Bergamo aveva disputato un primo tempo piuttosto opaco. Gli infortunati principali restano Pulisic e Rabiot, che quasi sicuramente non saranno nemmeno in panchina contro la Roma. Pulisic dovrebbe recuperare per la partita successiva, quella contro il Parma. Contro la Roma, invece, dovrebbe tornare tra i convocati Estupiñán, anche se Bartesaghi, al suo posto, sta facendo molto bene. Come spesso accade in una stagione, chi entra per sostituire un compagno infortunato può poi ritagliarsi spazio o entrare in ballottaggio per un posto da titolare fino al termine dell’anno. Per quanto riguarda gli altri acciaccati, Loftus-Cheek è pienamente recuperato e contro la Roma dovrebbe partire titolare, agendo alle spalle di Leao, con Nkunku pronto a subentrare a gara in corso. Detto questo, non si escludono sorprese dell’ultimo minuto, come la possibilità di vedere in campo la coppia Nkunku-Leao dal primo minuto".
Nella passata stagione, la Roma sembrasse avesse un tacito accordo col Milan per lo scambio tra Saelemaekers e Abraham. Adesso, il belga è una risorsa importante per lo scacchiere di Allegri. Cosa è andato poi storto nell’affare?
"L’affare Abraham–Saelemaekers alla fine si è rivelato molto favorevole per il Milan. Saelemaekers, dopo le esperienze con la Roma e con il Bologna, è arrivato a Milano come un giocatore completamente rigenerato. Avere un allenatore come Allegri è stato determinante per la sua permanenza in rossonero: oggi è un elemento fondamentale, capace di mantenere gli equilibri sulla fascia destra, un giocatore di cui il Milan non può fare a meno perché copre tutta la corsia con continuità. È un calciatore rinato, tecnico, dinamico, e forse in questo periodo gli sta mancando solo un po’ di incisività sotto porta, qualche gol o assist in più, che comunque rientrano nelle sue corde. Si sacrifica moltissimo per la squadra e spesso, leggendo i commenti sui social, capita di vedere tifosi romanisti chiedersi perché la Roma lo abbia lasciato andare o accusare la dirigenza di incompetenza. In realtà, mandare un giocatore in prestito per fargli fare esperienza può essere utile per completarne la crescita: e oggi Saelemaekers è il prodotto finale di quel percorso. Ricordo le sue prime apparizioni con il Milan, a San Siro, quando era ancora acerbo e non si capiva bene quale fosse la sua collocazione in campo. Mai avrei pensato potesse diventare così forte anche tecnicamente. Cosa non ha funzionato nell’affare Abraham–Saelemaekers? Probabilmente la Roma non ha creduto fino in fondo nella possibilità di riscattare il belga alle condizioni previste. Di Abraham, invece, si sapeva già che non sarebbe stato riscattato dal Milan, e quindi l’operazione non è andata in porto. Fatto sta che, una volta rimasto a Milanello, Saelemaekers è stato valorizzato e oggi è diventato un punto fermo della squadra di Allegri".
Nelle ultime ore della sessione estiva di calciomercato, Roma e Milan erano al lavoro per un clamoroso scambio tra Dovbyk e Gimenez. Puoi darci qualche dettaglio sul perché la trattativa è saltata? Questa possibilità è sfumata oppure se ne potrà riparlare a gennaio?
"La trattativa è saltata perché non si è arrivati a un accordo economico e perché Gimenez non era del tutto convinto di approdare alla Roma. Voleva provare a imporsi in una squadra nella quale aveva giocato solo cinque o sei mesi, e quindi l’operazione è sfumata anche per questa sua indecisione. Adesso ci troviamo in una situazione in cui Dovbyk è tornato al gol nell’ultima partita di campionato. Va detto, però, che nella Roma non esiste ancora una vera gerarchia per quanto riguarda l’attacco: stanno deludendo sia Dovbyk che Ferguson, anche se l’ucraino, avendo segnato, potrebbe ritrovare fiducia. Gasperini, dal canto suo, continua spesso a optare per il cosiddetto “attacco leggero”, con Dybala e Soulé, quindi il reparto offensivo resta in continuo divenire, nonostante i buoni risultati complessivi della squadra. Dall’altra parte, Gimenez ha disputato nove partite senza ancora segnare. Non c’è molto da aggiungere: era stato acquistato per essere determinante sotto rete e, al momento, non lo è. È vero che non sempre ha ricevuto il giusto supporto dai compagni, ma un attaccante di qualità, come quello visto al Feyenoord, capace di segnare anche in Champions League, deve sapersi creare le occasioni da solo. Ad oggi è giusto definirlo un flop. Allegri, inizialmente, non lo ha mai amato particolarmente, ma a un certo punto aveva compreso che poteva tornare utile per l’equilibrio di squadra. Tuttavia, se una punta centrale non segna, inevitabilmente diventa un problema. Alla domanda se a gennaio si possa riaprire la trattativa tra Roma e Milan, la risposta è: perché no? Gimenez sta deludendo molto e Dovbyk, pur avendo segnato, non ha ancora convinto del tutto. Non è da escludere che se ne possa tornare a parlare nel mercato invernale".
La Roma arriva a questa gara dalla vittoria contro il Sassuolo e da prima in classifica. Ti aspettavi questo avvio di stagione da parte della squadra di Gasperini?
"Non mi aspettavo che Gasperini potesse incidere così rapidamente, perché pensavo avrebbe avuto bisogno di più tempo, come accadde ai suoi inizi con l’Atalanta. Invece, è riuscito fin da subito a dare un’impronta chiara alla squadra. È un po’ quello che è successo anche al Milan con Allegri: lì c’erano molte lacune difensive che sono state sistemate, anche grazie a un cambio di modulo. Lo stesso vale per la Roma: oggi è una squadra estremamente solida. Gasperini ha rivalutato diversi giocatori del reparto arretrato. Penso a Hermoso, che era praticamente ai margini e che ora è tornato protagonista – ha segnato anche nell’ultima partita, anche se ovviamente non è questo il suo compito principale. Lo stesso Mancini si è rilanciato dopo una stagione negativa, mentre Ndicka è diventato quasi insuperabile. Naturalmente, la fase difensiva non dipende solo dai difensori, ma dal lavoro collettivo: e in questo, la Roma è una squadra molto ben organizzata. È vero che segna poco, anche se nell’ultima gara all’Olimpico sono arrivati i gol, ma resta comunque una squadra estremamente equilibrata. In Europa League il percorso non è stato finora all’altezza del campionato, ma la prima posizione in classifica, condivisa con il Napoli, dimostra il livello di compattezza raggiunto. Non credo, sinceramente, che la Roma possa lottare fino alla fine per lo Scudetto. La partita di domani contro il Milan dirà molto, per entrambe le squadre, sulle loro reali ambizioni. Resta il fatto che il lavoro di Gasperini si vede e si sente: nonostante le perplessità iniziali, dovute al fatto che all’Atalanta aveva un contesto molto particolare, alla Roma si sta confermando un tecnico di grande spessore. Non è più il Gasperini dei tempi dell’Inter, inesperto nella gestione di un grande club, ma un allenatore maturo, consapevole dei propri mezzi e del percorso fatto sia in Italia che in Europa".






