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De Rossi: "Mettere in discussione Fonseca è una follia. Villar è forte, Pellegrini sta diventando un leader. Spalletti è l'allenatore che mi ha influenzato di più, non perdonerò mai a Luis Enrique di aver lasciato Roma"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
lunedì 8 febbraio 2021, 22:40Interviste
di Danilo Budite
per Vocegiallorossa.it

De Rossi: "Mettere in discussione Fonseca è una follia. Villar è forte, Pellegrini sta diventando un leader. Spalletti è l'allenatore che mi ha influenzato di più, non perdonerò mai a Luis Enrique di aver lasciato Roma"

All'interno della Bobo TV, in onda su Twitch, sta intervenendo Daniele De Rossi, ospite di Christian Vieri, Antonio Cassano, Nicola Ventola e Daniele Adani.

Ti saresti sentito pronto per allenare la Fiorentina?
"Finché non inizi non sai se sei pronto. Comunque a livello legale non avrei potuto allenare la Fiorentina, non avevo il patentino. Ma comunque bisogna buttarsi, se accetti un'avventura del genere ti senti pronto, poi ci sono da vincere le partite e da fare i punti. Io vedo papà che allena la Primavera della Roma, con molta meno pressione, ma quando perde è sempre nervoso. Io sono elettrizzato all'idea di iniziare e farlo in una piazza calda mi piacerebbe tantissimo".

Gattuso?
"Non lo vedevo allenatore, ma ora è uno dei più forti".

La tua idea di calcio?
"Non c'è un mio calcio, non ho niente da inventarmi. Il calcio è stato inventato da gente più brava, c'è da prendere spunti. Quando inizi ti relazioni con quelli più bravi, per me il più forte di tutti è Guardiola, lui ha capovolto il calcio, il problema è che tutti prendono da lui ma non tutti sono bravi come lui. Lui già da calciatore aveva la testa da allenatore, vedeva un calcio diverso".

Spalletti?
"Anche nella sua seconda esperienza a Roma ho trovato un allenatore fortissimo. Lui è uno dei migliori allenatori che ho avuto, ho un bel rapporto con lui. Non è facile con lui, ha un carattere molto schietto e diretto, ma a livello di campo e idee è molto forte. Mi dispiace che non abbia avuto una consacrazione maggiore, poteva avere un'occasione in una big. Non mi ha influenzato solo lui, ma ne ho avuti tanti per fortuna. Ho avuto Capello, Lippi, hanno fatto la storia del calcio italiano ed europeo. Spalletti è l'allenatore che mi ha segnato di più perché lo ho avuto per più tempo, ma sbaglierei a non guardare anche allenatori diversi".

Luis Enrique?
"A Roma lui non aveva un squadra fortissima. Poi quando si parte con un progetto non puoi dargli 10 mesi a Roma, anche se è voluto andare via lui e non glielo perdonerò mai. Lui ha ricevuto tante critiche, ma ha fatto un grande lavoro, ci è entrato dentro da subito. Il primo giorno ha preso un pallone e ci ha detto di giocare, senza dire altro. Voleva capire cosa sapevamo fare noi, per poi dare indicazioni. Inizialmente lo abbiamo preso per matto, non sapevamo che fare. Pur senza ottenere risultati ha cambiato il nostro modo di giocare, con più tempo ci saremmo divertiti tanto".

Fonseca?
"Lui è quarto in classifica, ora ha anche un calendario agevole. Metterlo in discussione è pura follia, lui ha vissuto alti e bassi, è innegabile che nei big match la Roma stia facendo fatica, ma la società giustamente è dalla sua parte. La squadra quando scende in campo sa come fare, sicuramente non ci si può accontentare di vincere con le piccole e perdere degnamente con le grandi, ma per gioco e risultati la Roma è in linea. Poi sicuramente c'è da migliorare. La Roma è forte, non è inferiore a Lazio, Milan, Atalanta e Lazio e Fonseca sta rispettando le aspettative. Poi c'è un discorso di ambizione, bisogna tornare a pensare come pensavamo noi, di giocarcela con tutti".

La rosa della Roma senza Dzeko, Mkhitaryan e Pedro è di basso livello?
"Bhe, leva Immobile, Milinkovic-Savic e Luis Alberto alla Lazio... Ci sono due squadre con undici campioni, basta".

Il problema a Roma è la pressione della piazza?
"Il fatto che la piazza sia esigente e a volte pesante sono d'accordo. Ma quando c'eri tu (riferito a Cassano ndr) ogni anno doveva fare cessioni importanti. Io da allenatore vorrei cambiare questa mentalità, se la Roma non avesse venduto i più forti, anche dopo, i vari Vucinic, Salah, Alisson e così via, la storia sarebbe diversa. Altre squadre non hanno queste necessità, così è dura competere".

Villar?
"Lui è forte, l'ho notato da subito. Sa ragionare, sa cosa fare con la palla. Sbagliò un gol facile col Parma e subì delle critiche, da allora iniziai a vederlo e dico che lui ha un grande futuro. Ma la Roma ha tanti centrocampisti forti, Pellegrini sta facendo quel salto di qualità che gli si richiedeva, si sta ritagliando uno spazio da leader".

Il problema di Ibanez è il derby?
"Il derby è importante, ma questa cosa dell'ambiente romano è ingigantita. La settimana dopo si rigioca, non muore nessuno. Prima le contestazioni erano più pesanti, ora le cose sono più tranquille. L'ambiente è tosto, ma vivibile".

Uno come te ora alla Roma non c'è.
"La personalità esiste anche nel campo. Io magari ad esempio avevo più rapporto coi compagni, parlavo nello spogliatoio, poi c'era Totti che invece era leader in campo, si faceva sempre trovare pronto. Io magari risolvevo le cose parlando, Totti le risolveva in campo. Lui non si è mai nascosto, la palla scottava ma lo trovavi sempre. Quindi non bisogna avere una prsonalità spiccata, basta farsi sentire in campo. Secondo me Pellegrini è uno che sta cambiando, sia da come parla che da come gioca".

Può essere l'erede tuo e di Totti?
"Ci sta provando, sicuramente è uno che si prende le sue responsabilità, non ha paura".

Com'è giocare per il Boca?
"Sono andato perché ho questa grande passione per il Boca e lì questa passione è aumentata a dismisura. Hanno un modo diverso di vivere il calcio gli argentini, lì il telegiornale parla di cronaca, poi di Boca e River e poi di tutto il resto. Lì mi sono innamorato di tutta l'Argentina, del Boca ma anche del River Plate a livello tattico. Boca e River fanno un calcio diverso, i tifosi sono di estrazione sociale diversa, ma vivono il calcio in maniera simile: è sempre uno scontro, ma leale. Nessuno del River per strada mi ha mai insultato. Il Boca è una cosa enorme, bisognerebbe viverlo. Nella Bombonera vivi emozioni diverse da tutti gli altri stadi".

Conte?
"Lui mi è entrato dentro, la mia esperienza con lui è finita con 40 persone nello spogliatoio a piangere per il dispiacere di essere usciti ai rigori con la Germania. Quello che abbiamo fatto è tutto merito di Conte, lui ha sempre fatto bene, ha vinto con Juve e Chelsea e rischia di farlo anche all'Inter. Lo stimo sia a livello umano che per il calcio che fa. Sicuramente è un uomo particolare, spesso fa casino, ma è un uomo leale, essere un suo giocatore è difficile ma è molto bello".