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Rivoluzione VAR. Volandri: "Nel tennis il challenge 'tocca' chi vince sempre"
Grande ex del tennis italiano, Filippo Volandri, parla del challenge e dell'on field review. La possibilità, in aggiunta alla VAR, per un allenatore o per un capitano di una squadra di calcio di chiamare la revisione per una decisione arbitrale, è stata una proposta della FIGC che girerà all'IFAB. "Nel tennis mette tutti d'accordo, è stato introdotto qualche anno fa -spiega Volandri a Tuttomercatoweb.com-. Non dà garanzia del cento per cento ma mette d'accordo tutti. Le partite si risolvono per tre palle ad alto livello: l'errore umano ci può stare e fa la differenza tra vincere e perdere".
Per cosa lo utilizzerebbe nel calcio?
"Fallo in area o non in area, fa vedere il punto d'impatto. Darlo come aggiunta al VAR, dare al tecnico o al capitano una possibilità o due è importante. Richiede pochissimi secondi, ma la tecnologia va avanti ed è inevitabile. Altrimenti il calcio resterebbe indietro".
Lei era a favore quando era in attività?
"Io ero a favore, chi era contrario era forse chi era abituato a vincere sempre... Però deve mettere tutti d'accordo, è una verità oggettiva. Il VAR a volte è libero da interpretazioni, altre no. Il challenge nel tennis è più scientifico".
Cosa non le piace del challenge?
"L'unica parte che non mi piace è che devi aspettare a esultare per l'ultimo punto. A volte sei in partita pensando che sia finita, a volte sei in un tie-break del terzo set. Chi ci litiga un po' è Federer, ne prende uno su duemila... E' bello per il pubblico, tiene attaccato lo spettatore".
Per cosa lo utilizzerebbe nel calcio?
"Fallo in area o non in area, fa vedere il punto d'impatto. Darlo come aggiunta al VAR, dare al tecnico o al capitano una possibilità o due è importante. Richiede pochissimi secondi, ma la tecnologia va avanti ed è inevitabile. Altrimenti il calcio resterebbe indietro".
Lei era a favore quando era in attività?
"Io ero a favore, chi era contrario era forse chi era abituato a vincere sempre... Però deve mettere tutti d'accordo, è una verità oggettiva. Il VAR a volte è libero da interpretazioni, altre no. Il challenge nel tennis è più scientifico".
Cosa non le piace del challenge?
"L'unica parte che non mi piace è che devi aspettare a esultare per l'ultimo punto. A volte sei in partita pensando che sia finita, a volte sei in un tie-break del terzo set. Chi ci litiga un po' è Federer, ne prende uno su duemila... E' bello per il pubblico, tiene attaccato lo spettatore".
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