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Le grandi trattative della Roma - 1985, la seconda volta è quella giusta: arriva Boniek
Sembrava già tutto scritto: Roma campione d’Italia, Azzurri campioni del mondo e Zibì Boniek in giallorosso. Era l’estate dell’82’ quando Dino Viola aveva già preso accordi per portare nella Capitale il talento polacco. Poi l’intoppo. “Ci furono problemi per il pagamento del mio cartellino e così mi sono accordato con la Juventus" disse il centravanti. Un tira e molla quello tra giallorossi e bianconeri che andò avanti fino all’ultimo giorno di mercato con i due club che alloggiavano nello stesso hotel di Varsavia da dove provarono in tutti modi ad accaparrarsi Boniek. Alla fine la spuntò la Juventus, ma il destino nella Capitale era comunque segnato e tre anni più tardi (nel 1985) fece il suo arrivo alla Roma. Dino Viola punta sul polacco per far dimenticare Falcao.
FINE CARRIERA - Viene accolto con diffidenza come chiunque provenisse da Torino, ma trasformò la sfiducia in amore incondizionato. Nei due anni di Roma vive una seconda giovinezza. Con lui la squadra si riconferma grande e sarà solo la “corea giallorossa” contro il Lecce a privarlo di un altro Scudetto. Nel frattempo si riparla di mondiale, il terzo per il polacco che ha ormai trentenne. La sua squadra non è più quella decisiva di quattro anni prima e ripescata come migliore terza nella fase eliminatoria, viene “sepolta” dal Brasile negli ottavi per quattro a zero. Nel 1987 dà l’addio alla Roma e al calcio, ma nella Capitale vive tutt’oggi nonostante nel tempo sia diventato presidente della Federcalcio polacca.
FINE CARRIERA - Viene accolto con diffidenza come chiunque provenisse da Torino, ma trasformò la sfiducia in amore incondizionato. Nei due anni di Roma vive una seconda giovinezza. Con lui la squadra si riconferma grande e sarà solo la “corea giallorossa” contro il Lecce a privarlo di un altro Scudetto. Nel frattempo si riparla di mondiale, il terzo per il polacco che ha ormai trentenne. La sua squadra non è più quella decisiva di quattro anni prima e ripescata come migliore terza nella fase eliminatoria, viene “sepolta” dal Brasile negli ottavi per quattro a zero. Nel 1987 dà l’addio alla Roma e al calcio, ma nella Capitale vive tutt’oggi nonostante nel tempo sia diventato presidente della Federcalcio polacca.
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