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I motivi dello sfogo di Conte tra Eriksen, Vidal, Marotta e il gelo di Suning. La Juve ha vinto, ma che fatica
Antonio Conte è un uomo solo al comando. Solitamente capitava almeno alla seconda annata, quando la motivazione lasciava spazio al malcontento. Peccato che in questa annata ci sia una differenza sostanziale rispetto alle altre. Conte allena l'Inter, la squadra che ha odiato sportivamente con tutto se stesso da calciatore e che, per anni, è stata il paradigma per testare la sua juventinità. Cosa significa tutto ciò? Molto semplice. Non avere la stessa credibilità rispetto a qualsiasi altra società allenata da lui negli ultimi anni. Finché i risultati sono stati dalla sua parte, quasi tutto poteva essere sottaciuto. Anche un'eliminazione in Champions League quantomeno rocambolesca, visto che bastava vincere contro il Barcellona B, a San Siro. Oppure non perdere contro il Borussia Dortmund dopo essere stato sul doppio vantaggio.
Insomma, il gelo su Antonio Conte arriva direttamente da Suning. Perché la scelta era stata fortemente voluta per accorciare il gap con la Juventus, mentre i nerazzurri sembrano fuori dalla lotta Scudetto già da prima del Covid. Le ultime partite abbiamo visto un'Inter in difficoltà più tecnica che atletica, forse di mentalità. Lautaro è involuto, la difesa fa acqua. Le parole sulle valutazioni a fine stagione o sul comprare campioni non sono piaciute, anche perché sono arrivati moltissimi calciatori nella scorsa estate, facendo uno sforzo anche a gennaio. E qui si apre una parentesi molto dolorosa. Perché dopo la sfida contro l'Atalanta, a gente molto vicina a lui, Conte si chiedeva "con che soldi possiamo prendere Eriksen?". E soprattutto c'era stata una promessa su Arturo Vidal che "sarebbe dovuto arrivare a inizio gennaio". Qualcosa si è incrinato lì, è evidente. Anche per come sta andando il prosieguo della stagione, l'impressione è che, come Lippi anni fa, l'ambiente si sia definitivamente staccato, dopo una specie di luna di miele con la richiesta di separazione già in mano.
C'è un precedente molto chiaro. Stagione 2009-10, Conte chiede rinforzi al Bari, non li riceve, dà le dimissioni. Va all'Atalanta, perde con il Lumezzane in Coppa Italia (e pareggia contro la Tritium, ai tempi in Serie D, a inizio gennaio), la società è assente e i tifosi imbufaliti dopo le prestazioni che rischiano di portarla in B. Dopo Napoli-Atalanta del 6 gennaio c'è l'ennesimo confronto ultrà-allenatore che termina con le dimissioni e il rischio rissa. Siamo a quel punto? Complicato saperlo per ora. Certo ora sarà pace armata fino all'Europa League. Almeno è la speranza di Giuseppe Marotta che, considerate le voci di Juventus in settimana, qualche pensiero sul proseguire forse se lo starà facendo.
Una parola anche sul calcio giocato: la Juventus ha vinto il campionato, ma che fatica contro l'Atalanta. I grandi campioni fanno vincere i campionati, anche stavolta non c'è eccezione. Ma basterà vincere lo Scudetto a Sarri per meritare una riconferma?
Insomma, il gelo su Antonio Conte arriva direttamente da Suning. Perché la scelta era stata fortemente voluta per accorciare il gap con la Juventus, mentre i nerazzurri sembrano fuori dalla lotta Scudetto già da prima del Covid. Le ultime partite abbiamo visto un'Inter in difficoltà più tecnica che atletica, forse di mentalità. Lautaro è involuto, la difesa fa acqua. Le parole sulle valutazioni a fine stagione o sul comprare campioni non sono piaciute, anche perché sono arrivati moltissimi calciatori nella scorsa estate, facendo uno sforzo anche a gennaio. E qui si apre una parentesi molto dolorosa. Perché dopo la sfida contro l'Atalanta, a gente molto vicina a lui, Conte si chiedeva "con che soldi possiamo prendere Eriksen?". E soprattutto c'era stata una promessa su Arturo Vidal che "sarebbe dovuto arrivare a inizio gennaio". Qualcosa si è incrinato lì, è evidente. Anche per come sta andando il prosieguo della stagione, l'impressione è che, come Lippi anni fa, l'ambiente si sia definitivamente staccato, dopo una specie di luna di miele con la richiesta di separazione già in mano.
C'è un precedente molto chiaro. Stagione 2009-10, Conte chiede rinforzi al Bari, non li riceve, dà le dimissioni. Va all'Atalanta, perde con il Lumezzane in Coppa Italia (e pareggia contro la Tritium, ai tempi in Serie D, a inizio gennaio), la società è assente e i tifosi imbufaliti dopo le prestazioni che rischiano di portarla in B. Dopo Napoli-Atalanta del 6 gennaio c'è l'ennesimo confronto ultrà-allenatore che termina con le dimissioni e il rischio rissa. Siamo a quel punto? Complicato saperlo per ora. Certo ora sarà pace armata fino all'Europa League. Almeno è la speranza di Giuseppe Marotta che, considerate le voci di Juventus in settimana, qualche pensiero sul proseguire forse se lo starà facendo.
Una parola anche sul calcio giocato: la Juventus ha vinto il campionato, ma che fatica contro l'Atalanta. I grandi campioni fanno vincere i campionati, anche stavolta non c'è eccezione. Ma basterà vincere lo Scudetto a Sarri per meritare una riconferma?
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