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Rocchi: "Il VAR è studio e applicazione, col talento non c'entra assolutamente nulla"
Gianluca Rocchi, designatore arbitrale per i campionati di Serie A e Serie B, è intervenuto nel corso del meeting The Referee organizzato nell'ambito del calciomercato romano per parlare della figura dell'arbitro: "È molto importante, deve portare giustizia in campo, ed è un gran conoscitore di regole in un mondo in cui, consentitemelo, le regole non le ha lette quasi nessuno. Ciò si riversa sul campo, dove ci sono le due parti contrapposte, il professore che conosce le regole e sa spiegarle, l'arbitro, e una sorta di alunno, il calciatore, che conosce le cose per consuetudine. Così viene poi più difficile contestare, mentre invece se le regole si conoscessero nel dettaglio sarebbe tutto diverso".
Cosa rappresenta l'arbitro?
"È un riferimento per il gioco del calcio, ha obblighi precisi, elencati nella 'regola 5', e ora che va di moda il recupero lungo, vi evidenzio che l'arbitro è solo un cronometrista, il tempo di gioco effettivo lo decidono i calciatori: l'arbitro di questo non è responsabile".
Come nasce la figura dell'arbitro?
"È una figura che nasce in solitaria, ma la gara va diretta con altri collaboratori di gara, che sono diventati 6 da quando il VAR è previsto. Però vi ricordo che l'arbitro, per regolamento, deve sempre prendere decisioni, è lui che deve poi farlo. Andando invece al VAR, sono 4 le situazioni in cui può intervenire: rete segnata o non segnata, calcio di rigore, espulsione diretta e no sul doppio giallo e infine sullo scambio di identità. E questo è studio, applicazione, non c'entra nulla il talento, che è invece componente degli arbitri".
Il presidente degli arbitri invece che tipo di figura è?
"Il presidente è eletto dagli associati e decide poi le cariche, ma ha autonomia decisionale da parte della Federazione. La nostra figura nasce intorno al 1860, e inizialmente si chiamava 'uomo di fiducia': I primi a pensare a questo ruolo sono state le società inglesi, che al tempo, portavano il loro uomo, una sorta di doppio arbitro. Ma questi veniva complicato perché ogni persona ha una sensibilità e una qualità propria, l'uniformità di giudizio nel calcio non esisterà mai per questo. L'importante è dare linee guida più universali possibile. L'idea futura è di implementare i video match officials, figura che è nata nel 2017".
Cosa rappresenta l'arbitro?
"È un riferimento per il gioco del calcio, ha obblighi precisi, elencati nella 'regola 5', e ora che va di moda il recupero lungo, vi evidenzio che l'arbitro è solo un cronometrista, il tempo di gioco effettivo lo decidono i calciatori: l'arbitro di questo non è responsabile".
Come nasce la figura dell'arbitro?
"È una figura che nasce in solitaria, ma la gara va diretta con altri collaboratori di gara, che sono diventati 6 da quando il VAR è previsto. Però vi ricordo che l'arbitro, per regolamento, deve sempre prendere decisioni, è lui che deve poi farlo. Andando invece al VAR, sono 4 le situazioni in cui può intervenire: rete segnata o non segnata, calcio di rigore, espulsione diretta e no sul doppio giallo e infine sullo scambio di identità. E questo è studio, applicazione, non c'entra nulla il talento, che è invece componente degli arbitri".
Il presidente degli arbitri invece che tipo di figura è?
"Il presidente è eletto dagli associati e decide poi le cariche, ma ha autonomia decisionale da parte della Federazione. La nostra figura nasce intorno al 1860, e inizialmente si chiamava 'uomo di fiducia': I primi a pensare a questo ruolo sono state le società inglesi, che al tempo, portavano il loro uomo, una sorta di doppio arbitro. Ma questi veniva complicato perché ogni persona ha una sensibilità e una qualità propria, l'uniformità di giudizio nel calcio non esisterà mai per questo. L'importante è dare linee guida più universali possibile. L'idea futura è di implementare i video match officials, figura che è nata nel 2017".
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