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TMW RADIO - A. Pastorello: "No al mercato lungo. Taglio stipendi? Impossibile soluzione univoca"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
martedì 7 aprile 2020, 19:01Altre Notizie
di Dimitri Conti

TMW RADIO - A. Pastorello: "No al mercato lungo. Taglio stipendi? Impossibile soluzione univoca"

Il procuratore calcistico Andrea Pastorello è intervenuto in diretta nel corso della trasmissione Stadio Aperto sulle frequenze web di TMW Radio: "Penso che sia il momento della grande responsabilità, ognuno nel suo settore deve fare il massimo consentito da casa. Per quanto mi riguarda le giornate sono frenetiche, ho tante riunioni via Skype. Di lavoro se ne sta comunque facendo, anche se in una modalità nuova".

Che idea ha sulla diatriba tra Lega e calciatori?
"Una delle riunioni che ho fatto proprio 2 ore fa era con i membri dell'associazione, allargata anche a vecchi consiglieri. Stiamo vivendo un momento del tutto particolare, l'approccio che stiamo avendo è totalmente professionale e responsabile, valutando l'evolversi della situazione. L'AIC ha fatto tentativi di trovare una quadra generale, ma non è possibile, perché ogni società ha situazioni differenti tra loro, idem per i giocatori. Il compito di trovare equilibrio è più dei procuratori che dell'assocalciatori".

Ci sono più livelli, e i più svantaggiati sono calciatori delle serie inferiori.
"Sicuramente. La situazione è complessa, non possiamo pensare che i giocatori siano solo quelli di Serie A. Dobbiamo tutelare anche chi ha dei contratti che sono alla stregua di dipendenti statali o persone diciamo normali. Non è che congelare 4 mesi di stipendio sia da prendere sottogamba. Pensiamo sennò anche a chi è in scadenza di contratto. La Juventus ha spostato una parte degli ingaggi, ma chi è in scadenza non può farlo. Oppure pensiamo ai prestiti, agli stranieri che hanno un'appartenenza e una percezione diversa della problematiche. Sono tante situazioni da prendere singolarmente. Ci sono calciatori che da inizio anno hanno spalmato allungando contratti, e potrebbero già dire di essersi sottratti soldi. Ogni calciatore è un mondo a sé: l'intesa collettiva non poteva arrivare ad una conclusione".

Come procede il progetto della P&P Academy?
"La nostra filosofia di lavoro è sempre stata questa: c'è chi cerca di monetizzare, noi investiamo risorse. Abbiamo implementato enormemente la comunicazione. L'obiettivo è il monitoraggio e la strutturazione dell'attività di scouting, tramite una presenta costante e localizzata di osservatori affiliati sul territorio. Siamo convinti che in Italia ci sono tanti talenti che si possono imporre, e crediamo molto nei settori giovanili. Utilizziamo un software simile alla Nazionale, anzi più ottimizzato. In questo anno zero, da settembre, tramite ventidue persone, dividendo l'Italia in nove aree, abbiamo a sistema oltre 3300 relazioni e visionato 462 partite, vedendo oltre 1000 calciatori dei settori giovanili, che teniamo sotto controllo nei percorsi di crescita. Copriamo tutti i gironi dall'U15 fino all'U19. Vorrei fare un plauso pubblico al capo-scouting Antonio Giuggiola che ha messo tutto in piedi".

Possibile già oggi immaginarci il calciomercato del domani?
"Sinceramente non siamo estremamente preoccupati. Il momento è complesso e non c'è dubbio, ma ora stiamo osservando con attenzione determinate dinamiche. Quando si riprenderà a parlare di trattative e operazioni dobbiamo farci trovare pronti, ma per ora è una fase di analisi operativa. Sarà un mercato particolare dove idee e esperienza saranno componenti essenziali. Chi ha un ruolo e una struttura tale, deve farsi trovare pronto. Noi poi lavoriamo sia in Italia che all'estero, e dobbiamo avere una visione globale. In Francia hanno ridotto gli stipendi del 30% ma perché c'è una legge dello Stato, negli altri paesi invece operano diversamente. Cerchiamo di capire anche come vanno i vari mercati, anche perché prima o poi dovrà iniziare il calciomercato. Qui poi sento che potrebbe durare fino a novembre...".


Sono fattibili 4-5 mesi di mercato con i campionati in corso?
"Ci siamo battuti ultimamente per ridurre le finestre. Poi con la rimozione delle compartecipazioni, si cominciava a lavorare già a metà maggio, lavorando tre mesi e mezzo per ridursi poi all'ultimo giorno, basta pensare all'affare Lukaku che mio fratello ha chiuso nelle ultime ore del mercato inglese. Una dilatazione così ampia crea problemi, io sono contrario a questa idea. Comporterebbe difficoltà enormi anche nella gestione di rose e spogliatoi, gli allenatori diventerebbero matti sapendo che possono perdere i giocatori. Nascerebbero delle turbative, e già a gennaio c'è sempre un periodo di pausa: giocare durante il mercato non è il massimo".

Si può creare un cuscinetto tra questa stagione e la prossima, per staccare, col calcio giocato?
"Ancora è tutto prematuro, nel rispetto di quello che accade nel paese. Viviamo tutti le tragedie quotidiane, e nessuno le dimentica. Poi però ognuno di noi dovrà risollevare l'economia dell'Italia, facendo il massimo. Bisognerà capire che date ci saranno: io è da un po' che dicevo dell'impossibilità di ricominciare a maggio, più fattibile sperare nella ripresa a giugno. Da lì poi va capito quando si terminerà, non è pensabile giocare fisso ogni tre giorni: da un punto di vista fisico sarebbe un problema, anche se ovviamente ci sarà da comprimere tutto. Da lì, poi, si penserà al calciomercato, che secondo me dovrebbe essere più compresso così da favorire il prossimo campionato. Non dimentichiamoci poi dell'Europeo, non si può pensare di sforare anche nel 2020/21. La situazione non è facile, se si dovrà giocare d'estate lo faremo, anche di sera e senza pubblico. Idem se c'è un mercato a cavallo tra i campionati. Ci serve qualcosa di eccezionale".

Come vivono Meret e Scuffet questi giorni?
"Non parlo solo per loro, ma per tutti: paura no, ma siamo tutti increduli. Ogni tanto ci chiediamo se è tutto vero o se stiamo sognando. Da professionisti stanno affrontando con responsabilità la situazione, allenandosi regolarmente con i riferimenti e i macchinari dati dalle società per mantenere un livello minimo di allenamento in attesa di ripartire. C'è grandissima voglia di riprendere, e non solo per se stessi ma anche perché sarebbe un segnale per tutto il paese, con la ripresa del campionato e il ritorno sulle televisioni di tutta Italia".

Come mantenere le distanze?
"Tutti noi, quando torniamo alle attività normali, torniamo a rischiare. Questa cosa va affrontata: i calciatori, ovviamente e soprattutto quelli di Serie A, che sicuramente potrà riprendere prima degli altri, hanno centri sportivi, possibilità di fare tanti tamponi e vivere un momento ovattato. Prima di questa epidemia ho visto Meret e già prima del blocco non ci siamo neanche stretti la mano. I calciatori avranno controlli particolari, e potranno riprendere l'attività in tranquillità. I dati poi dicono che l'età media della stragrande maggioranza dei deceduti era molto alta. I calciatori non hanno avuto nessun bisogno di terapie intensive o cure particolari. Ovvio, la paura c'è, ma dobbiamo pensare di poter ripartire quando arriveranno le indicazioni del caso".

Pepito Rossi come sta?
"Lo sento spesso, e anche lui purtroppo è fermo nell'Utah, dopo aver trovato l'opportunità a Salt Lake City mentre la moglie è nel New Jersey, zona più che rossa. Sta vivendo la quarantena con voglia di riprendere: lo sportivo ha nel DNA la voglia di lottare e combattere, e Rossi ne è un esempio sotto tanti punti di vista. Speriamo che possa ripartire".