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Claudio Nassi: "L'Empoli e Andreazzoli"
Perché l'intervista di una pagina sulla "rosea" ad Aurelio Andreazzoli fa sobbalzare? Perché l'avevo prevista a luglio, quando l'Empoli decise di affidargli la panchina. Ero in visita con amici a Monteboro, il centro sportivo del club. "Mi raccomando - dissi al Presidente - non faccia parlare troppo l'allenatore. Rientra nei suoi compiti, ma ci deve riuscire. Ricordi Valcareggi. Rispondeva alle domande della stampa senza dire nulla. E' il segreto di Pulcinella, ma il calcio è anche questo". Fabrizio Corsi mi dava ragione. Forse per non contraddire. Quando la gente parla di calcio, basta ascoltare i cosiddetti opinionisti, pensa si tratti del 4-3-3 o del 3-5-2, ma se è un gioco stupido per persone intelligenti, come voleva Cecco Lamberti, vuol dire che nasconde altro. Il calcio, nonostante i profeti dello schema, è semplice. Quello che ruota attorno, complesso.
Se Olivero chiede come nasce un Empoli così bello e si risponde: "Mettendo insieme tutte le componenti: la filosofia del club, il lavoro dell'ottimo D.S. Accardi, l'attenta scelta dei calciatori, la cura dei giovani e poi c'è il campo, che è l'ultima cosa", il tecnico dimentica l'uomo più importante, l'unico insostituibile, il Presidente. Senza Fabrizio Corsi non ci sarebbe l'Empoli a questi livelli. Invece l'artefice sembra il tecnico, che nell'ufficio ha un post-it con i 5 principi della fase di possesso e i 5 di non possesso, come insegnano a Coverciano. Ricorda che quando nel 2013 gli fu affidata la Roma, passò da inadeguato a fenomeno, eppoi di nuovo inadeguato. E non è vero che i campioni fanno fatica a seguire un maestro di calcio, perché Totti e De Rossi si sono trovati benissimo. L'ultima chicca riguarda Antonio Conte. Si alzò alle 6 del mattino per non rischiare di arrivare tardi all'allenamento.
Chi ricorda Béla Guttmann: "Quando sei in possesso del pallone, smarcati; quando, invece, l'hanno i nemici, marca. Il calcio è tutto qui", o Marcelo Bielsa: "Non esiste un motivo perché un calciatore in campo stia fermo. Il calcio è movimento, è correre e smarcarsi", fa fatica a seguire quelli che spezzano il pane della scienza pedatoria. Però ricordo che il Benevento nella scorsa stagione, alla fine dell'andata, era a metà classifica. Retrocesse. E quando alla Pistoiese, dopo aver battuto la Fiorentina 2-1 al "Franchi", nel '79, il Presidente parlò di Europa. Non vinse più una partita. La Serie A va capita e meritata, oltre a sapere come e quando si può andare sopra le righe. Ovvero mai, se ti chiami Empoli, cittadina di 45mila abitanti o poco più. La Toscana non è mai caduta tanto in basso e andare a far compagnia a Lucchese, Siena, Arezzo, Pistoiese, Grosseto, Prato e Livorno è un attimo. Ecco perché il silenzio è d'oro!
Se Olivero chiede come nasce un Empoli così bello e si risponde: "Mettendo insieme tutte le componenti: la filosofia del club, il lavoro dell'ottimo D.S. Accardi, l'attenta scelta dei calciatori, la cura dei giovani e poi c'è il campo, che è l'ultima cosa", il tecnico dimentica l'uomo più importante, l'unico insostituibile, il Presidente. Senza Fabrizio Corsi non ci sarebbe l'Empoli a questi livelli. Invece l'artefice sembra il tecnico, che nell'ufficio ha un post-it con i 5 principi della fase di possesso e i 5 di non possesso, come insegnano a Coverciano. Ricorda che quando nel 2013 gli fu affidata la Roma, passò da inadeguato a fenomeno, eppoi di nuovo inadeguato. E non è vero che i campioni fanno fatica a seguire un maestro di calcio, perché Totti e De Rossi si sono trovati benissimo. L'ultima chicca riguarda Antonio Conte. Si alzò alle 6 del mattino per non rischiare di arrivare tardi all'allenamento.
Chi ricorda Béla Guttmann: "Quando sei in possesso del pallone, smarcati; quando, invece, l'hanno i nemici, marca. Il calcio è tutto qui", o Marcelo Bielsa: "Non esiste un motivo perché un calciatore in campo stia fermo. Il calcio è movimento, è correre e smarcarsi", fa fatica a seguire quelli che spezzano il pane della scienza pedatoria. Però ricordo che il Benevento nella scorsa stagione, alla fine dell'andata, era a metà classifica. Retrocesse. E quando alla Pistoiese, dopo aver battuto la Fiorentina 2-1 al "Franchi", nel '79, il Presidente parlò di Europa. Non vinse più una partita. La Serie A va capita e meritata, oltre a sapere come e quando si può andare sopra le righe. Ovvero mai, se ti chiami Empoli, cittadina di 45mila abitanti o poco più. La Toscana non è mai caduta tanto in basso e andare a far compagnia a Lucchese, Siena, Arezzo, Pistoiese, Grosseto, Prato e Livorno è un attimo. Ecco perché il silenzio è d'oro!
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