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Agnelli a 360°: "Serve un nuovo calendario del calcio internazionale"

Agnelli a 360°: "Serve un nuovo calendario del calcio internazionale"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 24 settembre 2018, 13:112018
di Marco Conterio

Andrea Agnelli, presidente della Juventus, parla al World Football Summit di Madrid. "E' un piacere per me essere alla terza edizione del WFS, è un evento importante dove possiamo imparare l'uno dall'altro per portare avanti e far crescere il nostro mondo. Non sono qui per dare una visione unica, il mondo del calcio è pieno di imprenditori con diversi interessi e visioni ed è giusto arrivare a una soluzione unica. La mia è una prospettiva da un club, è un onore di guidare la Juventus dal 1925 come famiglia Agnelli ma sono anche la guida eletta della ECA. E' difficile dare una definizione unica del competitive balance: guardando la storia del calcio, se guardo quello degli anni '70 e '80, è stato l'aspetto metropolitano del pallone. Se guardate i vincitori delle Champions, trovate nel passato club come Glasgow, Bucarest, Belgrado, cosa che adesso non succede. Poi la legge Bosman ha cambiato tanto, con la libertà dei giocatori di muoversi e con l'introduzione dei free-agents.

Sul cambiamento con le pay-tv. "Poi negli anni '90, la rivoluzione è arrivata la pay-tv ed è cambiato tutto. Da lì c'è stato un nuovo fattore discriminatorio: non più nazioni e grandi città ma i mercati. Grandi città in grandi mercati hanno avuto i vantaggi; abbiamo visto grandi nazioni con una grande tradizione, e penso su tutti all'Ajax, al Celtic, al Benfica, club che lentamente sono 'morti' per un mercato di minor impatto rispetto agli altri. Non hanno il mercato per competere con Inghilterra, Francia, Italia, Spagna, Germania. Come azienda, per esempio, puntiamo più su questi campionati perché c'è più audience e più mercato. Lo stesso vale per i broadcasters che hanno spostato i loro capitali in questi grandi mercati e in queste nazioni".

Sulla differenza tra grandi campionati, grandi club e le altre. "Questo ha cambiato il panorama del calcio e dei mercati e delle potenzialità delle diverse nazioni. E' quello che è accaduto negli ultimi anni: in Spagna con Real Madrid, Atletico, Barcellona. In Germania con Bayern e Dortmund, in Francia con il PSG, in Italia con la Juventus, con l'Inter e con il Milan. Nelle altre nazioni la realtà è che club come l'Ajax stanno sparendo dal nostro livello. Le leghe stanno competendo l'una con l'altra, ognuna per cercare i propri vantaggi. In Inghilterra c'è un grande vantaggio: la lingua, che favorisce chiaramente la diffusione nel mondo. La possibilità di vendere anche diritti internazionali ha aumentato la differenza rispetto agli altri campionati".

Sui tempi moderni del calcio. "Con l'introduzione dei digital media e dei social, stiamo parlando ancora di più dei ruoli delle leghe e del calcio moderno. Il calcio ha avuto una crescita tremenda, i report sui data sono pazzeschi. L'impatto degli incassi sono evidentemente diversi, tra club e leghe. Solo poche squadre possono permettersi di competere a livello UEFA. Un terzo degli incassi è delle top 12 a livello europeo".

Sulla Liga. "E' stato giocato un Clasico in Spagna all'ora di pranzo: sembrava un'assurdità ma questo ha permesso di essere seguito da tutto il Mondo, quindi tanto di cappello a Tebas che ha avuto questa visione per rendere il prodotto globale".

Sul futuro. "Eravamo il centro del calcio vent'anni fa, adesso il centro sono Premier League e Liga. Poi A, Ligue 1 e Bundesliga. La domanda è: dove andremo? Dobbiamo trovare una visione per i prossimi 5-10 anni e poi 20-30 anni. Il 2024 è la prima data significativa per il futuro del calcio. Fino ad allora, il calendario calcistico è già stato approvato, sappiamo già cosa accadrà a livello di tutti gli aspetti. Il calendario del calcio è fondamentale: adesso è importante allineare le competizioni e trovare anni di riposo negli anni dispari. I giocatori sono straordinari ma non macchine. Devono avere questi anni dispari come riposo. Sappiamo che le gare delle Nazionali occupano adesso tante settimane durante tutto l'anno, servirebbe concentrare gli impegni perché come club spesso i giocatori sono via durante le soste per giocare con le Nazionali e non c'è un periodo specifico per gli impegni come invece servirebbe".

Sul calendario. "Dopo i club, servirebbero lì i vari Europei, Copa America, Coppa d'Africa e Mondiali, ma dopo gli impegni delle società e non durante come adesso accade".

Sulla terza Coppa. "Stiamo parlando con la UEFA per una terza coppa, per ridurre da 48 a 32 l'Europa League e poi un'altra di 32: aumenteremmo di 16 club la partecipazione di società in Europa e anche la potenzialità di vittoria. Tanti si sono chiesti il senso commerciale di questa competizione: vogliamo ascoltare anche chi vuole competere in Europa, tanti potranno crescere economicamente anche in modo diverso rispetto a quello che fanno adesso. L'Europa League guadagnerebbe di competitività, inoltre".

Sul calendario. "Ci sono nazioni che possono giocare 53 partite, altre 43: per questo serve armonizzare il numero di partite per le varie leghe. Per noi è importante, e lo dico col cuore, è che nel calcio ci sono persone che rischiano: siamo noi, che investiamo nei club, nei giovani, negli impianti. Investiamo per far crescere le competizioni e prendiamo rischi. Se una competizione dovesse crollare, domestica o europea, crollerebbero anche gli incassi per tutti. Adesso il calcio non è più solo un gioco, adesso le società sono aziende con dipendenti, spese e incassi milionarie".

Sulle gare della Liga negli States. "Le Supercoppe in tante nazioni, come in Italia, si giocano già all'estero. E' qualcosa di facile da fare perché è fuori dal calendario del campionato. La NFL o la NBA gioca delle gare fuori dagli Stati Uniti: la Liga può essere un pioniere per il calcio, un follower per gli altri sport. Non si inventerebbe niente, copierebbe un modello vincente. Serve raggiungere un'audience globale, lo facciamo già coi tour estivi per le amichevoli. L'importante è che le leghe, i club, le Federazioni, la UEFA, trovino una soluzione di armonia per tutti e per sviluppare il calcio".

Sulla Superlega. "La Superlega è qualcosa di parliamo sempre. La UEFA è pronta a discutere di più soluzioni. Se aggreghi, crei valore: la somma dei diritti singoli è sempre inferiore a quella di quelli uniti".

Sulla terza coppa. "La decisione è stata presa dalla richiesta dei club: se prendete la stagione nel complesso, dalla fine di giugno, alla fine di agosto, ci sono club che possono anche giocare dieci partite. I club che giocano le prime fasi di qualificazione, vogliono giocare soprattutto da settembre a maggio invece che da giugno ad agosto e per questo c'è l'idea della terza coppa. Non è stata approvata, c'è da capire sugli ultimi spot e su a chi assegnarli. Però livellare la competizione anche nelle varie coppe è importante, per tutti".

Sulle Nazionali e sui giovani. "Inghilterra, Spagna, per esempio, hanno investito tantissimo sui giovani e vinto tutto coi ragazzi. Non voglio criticare l'Italia ma quello che vedo è che, quando vai in giro, non vedi i ragazzi giocare per le strade o nei parchi. Siamo in un momento di transizione: la Federazione ha lanciato ora i Centi Federali in Italia, vedremo i frutti nei prossimi 5-8 anni. Serve tempo per far crescere il talento, allo stesso tempo però il lavoro sta ai club. Stiamo investendo in questo, per trasformare questi ragazzi in persone responsabili. Se saranno giocatori, meglio ancora, ma l'importante è formare le persone. Dobbiamo guardare al Mondiale del 2022 ma soprattutto a quello del 2026, quello della prossima generazione".

Sul Mondiale a 48. "Più giorni, stesso numero di squadre: non cambierebbe niente per i club. A noi interessano le competizioni per i club, come crescere sotto quell'aspetto".

Sul mercato indiano. "E' difficile entrare in un mercato così, dove il cricket è lo sport principale. E' lo stesso per il calcio in Europa. E' un mercato difficilissimo per la sua tradizione: è studiato, alla stregua della Cina, se avessimo la bacchetta magica per entrarci sarebbe bello".