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Bernardeschi, dica 33: stoccata Juve. Che Dio la mandi buona

Bernardeschi, dica 33: stoccata Juve. Che Dio la mandi buona
martedì 15 agosto 2017, 14:302017
di Claudia Marrone

"Mandi il certificato da finto malato, lo stile Juve hai già incarnato. Coniglio": inizia così il calciomercato di Federico Bernardeschi, con questo duro striscione dei tifosi della Fiorentina che, in quello che sembra un ormai lontano 20 luglio, non videro il loro beniamino raggiungere il resto dei compagni nel ritiro di Moena, a causa di una gastroenterite acuta. Il giorno dopo al fattaccio, le polemiche attraverso i canali social del calciatore, che aveva cambiato l’immagine del profilo alla sua pagina sostituendo la foto la maglia viola con una che lo ritraeva con la casacca della Nazionale italiana: pagina social chiusa in immediato. Giorni duri per il classe ’94, fino alla scadenza del certificato medico: il 23 luglio, infatti, l’esterno offensivo raggiunse Torino, per effettuare, nella giornata seguente, le visite mediche al JMedical che precedettero la firma sul contratto e la partenza per l’America, dove la Juventus era impegnata in una tournée estiva.
Già, perché proprio l’acerrima nemica della Fiorentina si è aggiudicata il talento carrarino, che aveva iniziato la sua carriera proprio nella Viola, a soli 9 anni, facendo tutta la trafila delle giovanili e giurando ai compagni, così come dichiarato da Alonso, che non avrebbe mai vestito la maglia bianconera: ma nella vita il “mai” e il “sempre” non esistono, neppure se ci si impegna a essere coerenti tra quello che si dice e quello che si fa (veritiero, però, il proverbio “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”) e il lungo corteggiamento della Vecchia Signora ha portato i suoi frutti. Un affare che ha visto cifre da capogiro – esigue poi se si pensa a quelle di Neymar -, con la Fiorentina che si è assicura 40 milioni più due di bonus legati a vari obiettivi, oltre al 10% in suo favore in caso di futura rivendita, e il giocatore che per i prossimi 5 anni guadagnerà 4 milioni a stagione, quasi il doppio di quello che aveva rifiutato a Firenze (i toscani gli avevano infatti proposto 2,5 milioni di euro a stagione).

In America, comunque, tutto fila liscio, l’esordio di Bernardeschi è nell’ultima delle tre amichevoli a stelle e strisce, quella contro la Roma, dove parte da titolare; non succede la stessa cosa nella sfida con un’altra laziale, la Lazio, nella prima gara ufficiale della stagione. La Supercoppa Italiana è per altro infausta per i piemontesi, che cadono contro i biancocelesti perdendo il trofeo, ma al 72’ Bernardeschi ha il suo momento di gloria, l’esordio è segnato: Mandzukic gli fa spazio, ma l’impatto non è dirompente. A ogni modo Allegri avrà tempo per sfruttare le potenzialità del ragazzo, adattabile sia come esterno offensivo, suo ruolo naturale, che come centrale dei tre dietro le punte nel 4-2-3-1 che il tecnico bianconero dovrebbe sposare quest’anno.

Una stagione senza la maglia numero 10, finita a Dybala, che lo stesso Bernardeschi ha detto di doversi meritare: la scelta è quindi finita sulla 33, perché molto religioso, come da sua stessa ammissione. E il se il significato è realmente quello, la scelta è anche più pesante: ma per chi non ha avuto paura della pioggia di critiche e insulti che gli sarebbe piovuta addosso – e che gli è poi davvero piovuta addosso – per la scelta di cambiare maglia, probabilmente non ci sarà nemmeno il timore di ironie e illustri paragoni.