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Cagliari e Rastelli: dalla promozione all'esonero, c'eravamo tanto amati

Cagliari e Rastelli: dalla promozione all'esonero, c'eravamo tanto amatiTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 17 ottobre 2017, 11:152017
di Ivan Cardia

La quarta sconfitta consecutiva costa cara a Massimo Rastelli. In bilico da giorni, il tecnico è stato esonerato questa mattina dal Cagliari: si apre la caccia al successore, ma c'è anche da capire quante colpe abbia il tecnico e quanto pesi invece una squadra che non ha fatto tesoro dei limiti già palesati nella scorsa stagione. Rastelli, in fin dei conti, non lo si scopre oggi: con sei punti in otto giornate, al tecnico di Torre del Greco si possono imputare molte cose, ma non certo la poca coerenza, specie nell'avventura isolana. Dopo l'esordio molto positivo con la Juve Stabia, e i due anni tra Brindisi e Portogruaro, la prima consacrazione arriva con l'Avellino, in Prima Divisione: promozione in Serie B con 18 partite vinte su 30, irpini trascinati in cadetteria da un allenatore che non punta certo allo spettacolo, ma che sa rendersi ostico per qualsiasi avversario. Stessa musica nei due anni successivi, dove i biancoverdi vincono più o meno il 40% delle partite giocate, conquistando anche l'accesso ai playoff nella seconda stagione. Da lì, la chiamata del Cagliari, costruito per vincere e tornare subito in A. Il campionato, alla fine, i sardi lo vincono, con qualche difficoltà in più del previsto considerata la strepitosa annata del Crotone. Ma, visti i risultati del Bologna l'anno prima e del Verona quello successivo, il giudizio resta più che positivo.

La prima stagione in Serie A mette subito il Cagliari di fronte alle difficoltà: un punto nelle prime tre giornate. Poi qualcosa si sblocca e una striscia positiva (culminata con il 2-1 rifilato all'Inter a San Siro) tiene in sella i sardi. Salvi a fine anno in maniera agevole, nonostante gli alti e bassi, anche per manifesta superiorità rispetto alle ultime in classifica. Coerenza, dicevamo. Quella di Rastelli, che in Sardegna ha sempre scelto una strada chiara: quella del 4-3-1-2, con focus sull'agonismo ma anche un attacco relativamente pesante. Se guidato da Borriello, le cose vanno bene: l'anno scorso la buona sorte del Cagliari è dipesa soprattutto dalla vena realizzativa dell'attaccante campano, 16 gol in 36 giornate. Il suo addio, inutile nascondersi, è stato un macigno che ha reso più difficile la stagione. E il sostituto di Borriello, Leonardo Pavoletti, non ha ancora ritrovato la via del gol smarrita all'ombra del Castello Angioino a Napoli. Le difficoltà sotto rete dell'attaccante ex Genoa, curiosamente sbloccatosi proprio nella gara che ora è costata il posto a Rastelli, sono la fotografia di quelle generali dei rossoblù. Il Sau dei tempi belli è ancora da ritrovare, e Farias non ha mai dato cenni di grande continuità nel massimo campionato. Il Cagliari paga in sostanza soprattutto i pochi gol: un limite già visto l'anno scorso, nascosto dalla strepitosa annata di Borriello, ma a cui un rimedio strutturale non è stato trovato e forse neanche cercato. Le note belle, per ora poche, arrivano più che altro dalla difesa, dove Cragno fin qui è stato il migliore dei suoi, o dal centrocampo, dove Barella si sta confermando come uno dei giovani più interessanti del nostro calcio. Al successore di Rastelli, che col Cagliari forse si sarebbe potuto salutare già in estate, il compito di salvare i sardi. Magari con qualche gol in più.