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Camoranesi: "Italia? Nel 2006 avevamo un leader, Marcello Lippi"

Camoranesi: "Italia? Nel 2006 avevamo un leader, Marcello Lippi"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 24 novembre 2017, 23:152017
di Ivan Cardia

L'Italia fallisce la qualificazione ai Mondiali di Russia 2018, a Sky Sport parla Mauro German Camoranesi, che un mondiale con l'Italia l'ha vinto: "In quell’occasione avevamo un leader, che era Marcello Lippi: una persona che tutti quanti conoscevamo, soprattutto noi del blocco della Juventus sapevamo qual era la sua mentalità, la sua carica. Lui era une persona che dava tanta carica ai giocatori. I giocatori stessi erano già maturi, all’apice della propria carriera. Io penso che già ai quarti avessimo capito che eravamo veramente forti. A leggere la stampa internazionale, l’Italia era già spacciata in partenza, però noi quando entravamo nello spogliatoio sapevamo di avere un gruppo solido. Una volta che siamo scesi in campo contro la Germania, sapevamo già che saremmo arrivati in finale. La nostra mentalità era quella".

Su Calciopoli.
"A me dispiace che io e i miei colleghi siamo stati trascinati in una vicenda in cui non avevamo nessuna colpa, perché le qualità di gente come Ibrahimovic e Vieira poco c’entravano con il fatto che i dirigenti, le società e il calcio italiano avessero commesso degli errori. Per me è stato un colpo fortissimo a livello sportivo e a livello umano; siamo stati danneggiati noi calciatori, cioè la materia prima, quelli che portano avanti questo sport, non quelli che fanno business. A me sinceramente è dispiaciuto molto".

Su Dybala e Del Piero.
"Hanno in comune un gran tiro dalla distanza e questo li rende dei grandi giocatori, perché ti possono risolvere la partita anche a 30/35 metri dalla porta. Però, penso che Del Piero quando era giovane era molto più potente di Dybala. L’argentino ha altre caratteristiche, ad esempio una tecnica eccelsa".

Sulla carriera da allenatore.
"Devo dire che sono stato fortunato, ho avuto tanti allenatori tutti diversi tra di loro. Nella mia testa ho creato una specie di Frankenstein perché uno prende quello che gli piace da ogni tecnico. Io dico che la componente più difficile, per uno che vuole allenare, è mettere insieme diverse abilità: condurre gli allenamenti settimanali, avere a che fare con la stampa, essere bravo con i dirigenti, capire i tifosi e, soprattutto, gestire lo spogliatoio. Io l’allenatore lo immagino come un dirigente all’interno di una ditta. È quello che deve gestire le proprie risorse ed è molto importante la materia prima: la qualità del giocatore fa sempre la differenza, l’allenatore in panchina può fare una scelta giusta o sbagliata, però a scendere in campo sono i giocatori. Per questo motivo ci sono giocatori che costano 2 euro e quelli che costano 80 milioni".