Dai cieli d'Iran a quelli d'Olanda: Jahanbakhsh piace al Napoli
Alireza Jahanbakhsh viene da Qazvin, oltre trecentomila anime ai piedi dei monti Elburz. Sulla via della seta, nel 2016 arrivò il gemellaggio con Perugia che, anni prima, accolse il primo iraniano della Serie A: Rahman Rezaei. Che nel Belpaese lasciò tracce di sè a Messina, oltre cento presenze, poi a Livorno, prima di tornare in patria. Pianse, Jahanbakshsh, quando lasciò casa per andare al NEC Nijmegen. Lui, la madre, gli amici. Lasciava un mondo per sbarcare in una terra lontana, diversa. Sotto lo stesso cielo, vedeva stelle diverse. Eppure, sul campo, non ha mai perso l'abitudine perché puoi cambiare nuvole ma non il vizio a scatenare diluvi di reti.
Diciannove al NEC, trentasette in centoundici partite da quando è sbarcato all'AZ Alkmaar. Poco più che maggiorenne, giocò il Mondiale del 2014, scampoli di partita che gli valgono attenzioni importanti. Adesso, il leader dell'attacco del Team Melli, ha il Napoli che lo segue e bracca. "L'hanno visionato più volte", ha detto l'agente del calciatore iraniano, che ha un cognome che è uno scioglilingua e un vizio del gol facile e semplice. Nelle scorse settimane, Jahanbakhsh è finito pure sulla scrivania della Lazio, adesso tocca al Napoli. Ha venticinque anni e vuole segnare, nonché sognare, ancora. "Il suo limite è il cielo", sorride fiero l'agente. Un altro, lo aspetta, dopo quello d'Olanda.