Elogio di Maradonny, l'ultimo figlio splendente dell'Ajax
C'è un sottilissimo filo conduttore che lega le sinfonie di Johann Sebastian Bach, i rovesci di Boris Becker e la tripletta contro il NAC Breda di Donny van de Beek. E' la radice di un cognome antico, che ha attraversato i secoli e le generazioni. Che dal quinto secolo ha attinto dalle parole dell'antico germanico bah e dall'anglo-sassone baecc. Dal seme ai frutti, in mille rami e direzioni diverse. Un po' come i suoi Ajacidi, dal germoglio di Cruijff ai fiori biancorossi sbocciati in questa stagione.
Blij met mijn debuut in het Nederlands elftal 🇳🇱🔶 @OnsOranje pic.twitter.com/5ph55jBe41
— Donny van de Beek (@Donny_beek6) 14 novembre 2017
Donny da Nijkerkerveen I riflettori della premiata serra di Amsterdam sono da tempo tutti su Kasper Dolberg e Matthijs de Ligt, trentotto anni in due, sciabola e fioretto, ultimo ciak e titoli d'apertura della filosofia calcistica dell'Ajax. Donny da Nijkerkerveen, poco più di mille anime a nord-est di Utrecht, ne è l'anello di congiunzione.
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— Donny van de Beek (@Donny_beek6) 11 agosto 2017
Maradonny Ha l'appellativo di Maradonny, perchè le etichette fanno sognare ma tatticamente nello scacchiere di Keizer è una mezzala. Che sa correre verso l'orizzonte ma anche guardare orizzontale. E' un piccolo grande prodotto del settore giovanile ajacido, lì dall'estate del 2008. E' stato lo scout Harm Grevink a scoprirlo, lui che spesso è sulle tribune dei campi minori d'Olanda, lui che lo ha scovato nel Veensche Boys. Van de Beek è stato vicecampione d'Europa, da protagonista, nell'Europeo Under 17 e perno dell'Under 19.
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— Donny van de Beek (@Donny_beek6) 27 giugno 2017
Le etichette I paragoni si sprecano. Da novello Wesley Sneijder, a erede prima di Christian Eriksen a quello di Davy Klaassen. Il debutto coi grandi è arrivato grazie a Frank de Boer, come regista arretrato. Perché il classe 1997 ha nei piedi un Clavicembalo ben temperato, per tornare alle opere della radice che lo accompagna nei secoli.
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— Donny van de Beek (@Donny_beek6) 11 maggio 2017
Cruyff e il 6 Da sempre ha rigettato quello col padre putativo dell'Ajax, Hendrik Johannes Cruijff, e anche la numerologia lo conferma. Ha indossato la 15, la 16, la 17, la 18, tra le altre, tra i giovani, per raccontare l'eredità terrena che ha nei piedi e nelle potenzialità. Adesso, coi grandi, ha scelto la 6. Che un tempo era del libero e che ora è di chi è nella formazione di Keizer libero d'offendere e di difendere, di segnare e d'inventare. E' un otto, una mezzala completa, che segna, fa assist, che è disciplinato tatticamente e che fa dell'estro la misura del suo genio tecnico.
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— AFC Ajax (@AFCAjax) 20 novembre 2017
Numeri Van de Beek ha già esordito con l'Olanda. In Eredivisie, in stagione, ha segnato 4 reti di cui 3 all'ultima contro il NAC Breda. In totale, con l'Ajax, 58 partite complessive con 7 reti e 5 assist in neppure tremila minuti.
Doelpuntenregen in Breda!
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— AFC Ajax (@AFCAjax) 19 novembre 2017
Il futuro Fucina di talento e di talenti, l'Ajax è da sempre una delle formazioni più attenzionate del globo. Le italiane, le inglesi, patrie attratte dalle etichette ma pure dal talento di Van de Beek, sono in fila. Le grandi, dalla prima all'ultima, ci sono, ma era inevitabile. E' la giovane mente di una formazione in rinascita. Di un calcio, quello Orange, che ha scavato sul fondo e che ha erroneamente abbandonato il piano Cruijff sull'altare delle lotte di potere intestine. Ripartire è possibile. L'Ajax dei germogli dorati lo insegna.