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esclusiva

Almeyda: "Vinco in Messico sognando l'Italia: il grande obiettivo"

ESCLUSIVA TMW - Almeyda: "Vinco in Messico sognando l'Italia: il grande obiettivo"TUTTO mercato WEB
giovedì 29 giugno 2017, 09:002017
di Francesco Fontana
L'ex di Lazio, Parma e Inter a 360° per TMW: "La Serie A non è più quella di prima, ma per me resta il top. Il mio futuro? Ho delle proposte, ma nel calcio europeo solo quando sarò pronto. Lazio, bravo Inzaghi"

Carattere, simpatia, educazione ("Prima di tutto voglio ringraziarvi per questa intervista, mi fa molto piacere parlare con voi"), affamato di vittorie e con un grande sogno nel cassetto. Un sogno, ovviamente, che parla italiano.

Matias Jesus Almeyda si racconta in questa intervista esclusiva concessa a TuttoMercatoWeb durante la quale, tra numerose analisi tecnico-tattiche e considerazioni sul proprio modo di lavorare come allenatore, non nasconde un pizzico di emozione quando la mente e i ricordi lo riportano in Italia e a quegli anni, vissuti tra Lazio, Parma, Inter e Brescia, per lui indimenticabili.

Doveroso, però, iniziare con il Messico. La sua realtà. Una realtà che lo vede assoluto protagonista sulla panchina del Chivas de Guadalajara, club prestigioso della Primera División che ha riportato al titolo dopo ben undici anni: "Non posso che essere felice per come stanno andando le cose. In due stagioni abbiamo conquistato campionato e 3 coppe, partendo da una situazione molto complicata, perché quando sono arrivato la squadra non andava benissimo, anzi. Rischiava di retrocedere. Pian piano, però, siamo cresciuti arrivando fino a questo punto, sono decisamente soddisfatto: il nostro lavoro non può che essere ottimo".

Ormai è da considerare come una delle figure più importanti nella storia di questo club.
"Preferisco non pensarla in questo modo, voglio concentrarmi solo sul presente e sul futuro, sapendo comunque di aver fatto qualcosa di molto importante. Nel Chivas ci sono solo calciatori messicani e non è facile per noi operare sul mercato. Per fortuna, quando sono arrivato, il progetto che ho presentato alla società è piaciuto molto e mi hanno dato ampio potere, sotto tutti i punti di vista. E insieme abbiamo raggiunto un certo tipo di risultato. Ringrazio il club per avermi concesso questa fiducia, per un allenatore è fondamentale. Mi sento come una sorta di manager, quella figura che tanto va di moda in Inghilterra. Sono felice, ma non fermiamoci: avanti con il lavoro per crescere ogni giorno".

Non si conosce moltissimo del calcio messicano: qual è il livello attuale e quali sono i margini per avvicinarsi all'Europa?
"Sì, oggi siamo indietro rispetto all'Europa, per vari motivi. Ma ci sono tanti soldi e gli acquisti, particolarmente onerosi, lo confermano. In questo non c'è molta differenza con i campionati europei, dove anche le cifre per gli ingaggi non sono così differenti, tutt'altro. Tecnicamente parlando, la Liga è molto competitiva: tante squadre possono vincere il titolo, noi ci siamo riusciti dopo undici anni. Il livello è elevato, purtroppo non c'è molta eco per via dell'assenza di una copertura televisiva importante. Le partite non vengono trasmesse nemmeno in Argentina, e questo è un peccato".

Tornando a lei, cosa dobbiamo aspettarci dal suo futuro?
"Sono arrivate delle proposte, non lo nego, ma sono molto tranquillo. Ovviamente non nascondo che il sogno è di allenare un giorno in Europa, ma senza fretta: dovrò essere preparato al meglio quando arriverà quel momento. Punto ad avere una carriera da tecnico molto simile a quella da calciatore".

Sia sincero: Europa vuol dire Italia?
"Soprattutto, l'Italia per me è il massimo. In Serie A c'è il calcio che mi piace di più, da voi mi sento come a casa. Spero tanto che questo mio sogno possa realizzarsi un domani".

Eppure il livello attuale, rispetto a quello della 'sua' Serie A, è calato tantissimo.
"La Germania è avanti, in Spagna c'è un calcio diverso e solo 3-4 club possono ambire alle prime posizioni, mentre l'Inghilterra si gode il gioco più bello e spettacolare. Ma ancora oggi considero il calcio italiano il migliore in assoluto. Vero, inutile nasconderne il calo rispetto ai miei anni, ma gradualmente sta tornando ad avere un certo appeal. Non mi perdo una partita, l'Italia per me resta il top. Senza dubbio".

Come si descriverebbe come allenatore?
"Per me è difficile rispondere, di sicuro diverso rispetto a quando giocavo. Cerco di rendere felici i miei calciatori, che devono sorridere quando scendono in campo, ovviamente sempre con professionalità. L'obiettivo è migliorare ogni giorno. Nel tempo sono cambiato anche io, ma non la mia voglia di combattere e lottare che è rimasta intatta. Cerco di migliorare i miei uomini, tenendo conto anche dei valori umani. Ammetto senza problemi che sto diventando una sorta di 'pazzo' (ride, ndr), spendo tantissime ore sul campo e davanti ai video per studiare ogni aspetto: studio, analizzo, guardo partite, le rivedo più di una volta. Ma questo è l'unico modo per migliorare e stare al passo con un mondo, quello del calcio, in continua evoluzione".

In carriera ha avuto la fortuna di lavorare con grandissimi allenatori: c'è un modello in particolare?
"No, direi di no. Cerco di essere me stesso, di essere Matias. Lavorando con uomini come Bielsa, Sacchi, Passarella, Sabella ed Eriksson ho cercato di 'rubare' qualcosa da tutti loro, questo è naturale, ma senza snaturarmi. Non voglio imitare nessuno".

Per quanto riguarda l'attuale Serie A, che idea si è fatto studiandola da lontano? Da anni, ormai, la Juventus domina.
"La Juventus ha cambiato parecchio. Prima utilizzava quasi sempre il classico 4-4-2, mentre con Conte ha cambiato molto utilizzando anche altri moduli. E i risultati parlano chiaro. Sono contento per la Lazio di Simone (Inzaghi, ndr) che quest'anno ha fatto benissimo. Ma un plauso va anche all'Empoli di Sarri e Giampaolo che ha offerto un ottimo calcio. Diciamo che ultimamente abbiamo assistito a varie novità, perché prima tutti giocavano nello stesso modo. Ogni squadra può avere dei campioni, ma possono anche non bastare per vincere. Serve anche altro. L'Inter è reduce da stagioni difficili, al pari del Milan, mentre Roma e Napoli hanno fatto bene. Ne approfitto per fare i complimenti alla Lazio e al suo allenatore: un 'bravo' a Simone, sono felice che siano tornati in Europa. Anche per i tifosi".

Nel frattempo il 'suo' Parma è tornato in Serie B.
"E ne sono felicissimo. Ora l'augurio, anzi, l'obiettivo è di tornare in Serie A il prima possibile. Ho un bellissimo ricordo della mia esperienza a Parma, ma questo vale anche per le altre piazze in cui ho giocato: Roma, Milano e Brescia. Mi sono trovato benissimo ovunque, non smetterò mai di ringraziare l'Italia e il calcio italiano: grazie a voi la mia vita è cambiata. Mia figlia è nata a Parma, ho passato 9 anni in Italia, ormai la considero come la mia seconda casa. A volte guardo ancora la foto di quegli anni ed è sempre una grande emozione ricordarli. Porto tutto nel mio cuore, lì ho passato i momenti più belli della mia vita. A volte sento la mancanza del vostro Paese, purtroppo il tempo passa velocemente".

Quanto spera di sedersi, un giorno, su una panchina italiana?
"Sarebbe la realizzazione di un grande sogno, è quello che voglio come allenatore: allenare in Serie A" .

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