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Dalla Ligue 2 alla terapia intensiva, Maxime Tarasconi: "Basta calcio, ora salvo vite"

ESCLUSIVA TMW - Dalla Ligue 2 alla terapia intensiva, Maxime Tarasconi: "Basta calcio, ora salvo vite"
giovedì 2 aprile 2020, 12:30Serie A
di Giacomo Iacobellis

Dai campi di calcio agli ospedali, dalla Ligue 2 alle sale di rianimazione. Sono giorni difficili, difficilissimi per tutti noi, con problemi ben più gravi della ripresa dei campionati o delle competizioni europee, anche se è proprio il mondo del pallone (in parte) a regalarci quest'oggi un'altra storia che merita sicuramente di essere raccontata. Quella di Maxime Tarasconi, ex centrocampista dell'Istres in seconda divisione francese che qualche anno fa ha deciso di riprendere gli studi infermieristici in parallelo con la sua carriera in campo per dedicarsi alla sua più grande passione: non più giocare a calcio da professionista, bensì salvare vite umane. Come ha raccontato lo stesso Tarasconi ai microfoni esclusivi di TuttoMercatoWeb.com, in piena lotta contro il COVID-19 a Marsiglia.

"Ho 29 anni e sono stato un calciatore professionista fino a poco tempo fa - esordisce dopo l'ennesimo e sfiancante turno notturno in ospedale -. Con l'Istres ho giocato in Ligue 2, accumulando più di 30 presenze ed esordendo anche in Coupe de la Ligue. Direi che la mia carriera nel calcio stava andando bene, ma dentro di me sentivo di voler dedicare la mia vita a un altro lavoro rispetto a quello del calciatore. Avevo un desiderio diverso, una differente vocazione...".

Quella di salvare vite umane.
"Proprio così. A 25 anni ho deciso quindi di riprendere gli studi, in parallelo con la mia carriera da calciatore, e diventare infermiere. Ci ho messo tre anni, ma è stata la mia soddisfazione più grande. Ve lo posso assicurare".

Continua però anche a giocare, seppur adesso lo faccia a livello dilettantistico...
"In questo preciso momento no, perché anche in Francia si è ovviamente fermato tutto a causa dell'emergenza Coronavirus, ma è vero che sono in National 3 e gioco nell'AS Gémenos. Mi diverto sempre, nonostante questa non sia più la mia professione".

Ha parlato del Coronavirus, com'è cambiato in tal senso il suo lavoro quotidiano?
"Lavoro come infermiere in terapia intensiva da quasi un anno, all'ospedale 'La Timone' di Marsiglia. Siamo abituati a vedere casi gravi, ma come sistema sanitario stiamo anche qui affrontando ingenti carichi di lavoro a causa del Coronavirus. A Marsiglia, in particolare, ci aspettiamo che il picco dell'epidemia arrivi nei prossimi giorni, la situazione è diversa da regione a regione. Il Grand Est del Paese ad oggi è sicuramente la zona più colpita, seguito dall'île de France".

Un'emergenza sanitaria che, almeno in Europa, ha avuto proprio in Italia il suo primo focolaio: come avete visto l'evolversi della situazione del nostro Paese?
"L'Italia, così come la Cina, è stata purtroppo un esempio per tutti noi. Quanto accaduto in questi due Paesi ci ha aiutati infatti a capire subito la gravità della minaccia COVID-19 e a prepararci di conseguenze per affrontarla nel migliore dei modi. Le nostre capacità in termini di rianimazione sono state notevolmente aumentate e speriamo di poter reggere l'urto".

Cosa consiglia a chi ancora di stare a casa proprio non vuole sentirne parlare?
"È importantissimo che tutti, in Italia, in Francia e nel resto del mondo, rispettino le direttive delle autorità competenti. Questo è l'unico modo per fermare la diffusione della pandemia e consentire a noi operatori sanitari di prenderci cura di ogni paziente".

E a chi parla di Scudetto e di campionati quale messaggio vuole mandare infine?
"Prima viene la salute, prima contano le vite umane. È un periodo difficile non solo per Italia e Francia, ma per tutto il pianeta. L'unica cosa che dobbiamo fare oggi è ascoltare dottori e scienziati, mostrando solidarietà verso gli altri. Solo così potremo uscirne, tutti insieme nel rispetto delle regole e con la giusta coscienza civica".

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