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La favola Bodo/Glimt, Hauge e il nuovo calcio norvegese: parla il ds Bjorkan

ESCLUSIVA TMW - La favola Bodo/Glimt, Hauge e il nuovo calcio norvegese: parla il ds BjorkanTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
mercoledì 18 novembre 2020, 17:27Serie A
di Ivan Cardia

“È un bel modo di connettersi, di avvicinare i club e le persone che vivono di calcio”. Anche a distanza, perché quest’anno, per forza di cose, il tradizionale appuntamento col WyScout Forum si tiene in via telematica. Ce lo racconta Aasmund Bjørkan, ds dei norvegesi del Bodø/Glimt: “Ho già partecipato altre volte, il calcio è internazionale e per questo è importante confrontarsi con persone da altre parti del mondo. Anche se da lontano come quest’anno”.

Quanto è importante la tecnologia applicata allo scouting per un club come il vostro?
“Fondamentale. Siamo un piccolo club, sullo scouting lavoro fondamentalmente io e uso sempre Wyscout e i suoi tool per cercare nuovi talenti. Il video è importantissimo, e poi grazie alla piattaforma si possono avere tante indicazioni ulteriori sui giocatori. Certo, viaggiare per andare poi a vederli è pur sempre indispensabile”.

Anche se dal Circolo Polare Artico sarà più complicato.
“Ovviamente, ma non farlo sarebbe una scelta estrema. Dal video vedi tante cose, ma ne perdi molte: dal vivo hai una migliore overview di quello che ti può interessare, puoi farti un’idea molto più completa. Noi abbiamo una politica molto chiara: prima di prendere un giocatore, anche se l’abbiamo studiato a lungo sul video, dobbiamo vederlo dal vivo. Con la pandemia, certo, è diventato tutto ancora più difficile”.

Vista la vostra rosa, puntate fondamentalmente sui giocatori locali.
“Esatto. Veda, metà dei nostri calciatori è cresciuta in zona. Poi un altro quarto della squadra è comunque norvegese, e soltanto gli altri vengono dal resto del mondo. Lo zoccolo duro è norvegese se non proprio locale”.

Video e osservazione dal vivo, ok. Ma che approccio ha con le statistiche applicate al calcio?
“Penso che abbiano una loro rilevanza. Soprattutto nel lungo periodo: ti possono dire tante cose sui giocatori, e anche sugli allenatori. Sono uno strumento, anche molto utile”.

Arriviamo alla vostra realtà. Il Bodo/Glimt è primo con ampio margine in campionato, nonostante un budget molto inferiore a Molde e Rosenborg. Qual è il vostro segreto?
“Nelle ultime due stagioni stiamo vivendo una favola, è qualcosa di incredibile. Quanto al segreto, ce ne sono almeno tre. Il primo sono i giocatori, tutto parte da loro: abbiamo un gruppo con un potenziale molto alto, con tanti leader e tantissima fame. Poi, c’è l’allenatore: un tecnico fantastico, con un grande staff, che aiuta i calciatori a raggiungere il potenziale di cui dicevo prima”.

E il terzo?
“È quello che sta alla base di tutto. Negli ultimi anni abbiamo deciso di cambiare profondamente il nostro modo di giocare. Abbiamo deciso di essere coraggiosi, di attaccare sempre: è un gioco che richiede tantissime energie, ma che ci porta anche a segnare tanto. Ne siamo orgogliosi, e se penso a quello che stiamo ottenendo posso dire che sta anche dando i suoi risultati”.

Fino al 2017 l’allenatore era lei. Poi cosa è cambiato?
“Due cose. Anzitutto, l’attuale allenatore (Kjetil Knutsen, ndr) era il mio assistente quando è arrivato nel club: non appena ci siamo accorti di quanto fosse bravo, abbiamo deciso di affidargli la guida della squadra. Poi, c’è mio figlio in rosa (il terzino classe 1998 Fredrik André Bjorkan, che è anche uno dei migliori talenti, ndr). Ragion per cui sarebbe stato difficile per me allenare in maniera obiettiva questa squadra, la decisione è stata abbastanza naturale. Ma devo dire che faccio ancora parte dello staff tecnico: lavoriamo più o meno come abbiamo fatto fino al 2017, soltanto che ora le decisioni, per esempio sulla formazione, le prende il mister. E questo mi rende tutto più facile”.

Da padre e da ds, quanto sarebbe difficile cedere suo figlio se arrivasse una grande offerta?
“Noi abbiamo una storia, che è anche abbastanza chiara: negli ultimi anni abbiamo sempre venduto i nostri migliori giocatori. Per esempio, nel 2019 abbiamo venduto Evjen all’AZ Alkmaar e Layouni al Pyramids: parliamo di due giocatori che ci avevano portato il 60 per cento dei gol segnati dalla squadra. Ma siamo stati bravi nel sostituirli. Parliamo di Jens-Petter Hauge: quando c’erano loro, era in panchina. Poi è esploso e si è guadagnato la chiamata del Milan: la storia dimostra che il Bodø/Glimt sa cedere i migliori giocatori e crescere”.

Vendere, per una realtà piccola come la vostra, è una necessità.
“Le migliori vendite sono il miglior modo di crescere. In primo luogo dal punto di vista finanziario: non abbiamo zii d’America, ci serve stabilità finanziaria. Aver venduto uno come Hauge è stata una cosa fantastica e ci ha aiutato ad avere molti soldi, anche da investire nella nostra accademia. Ma poi c’è anche un vantaggio tecnico: ogni anno, vendiamo i migliori attaccanti, perché fanno tanti gol. Questo dimostra che li sappiamo valorizzare, e quindi diventa più semplice per noi attirare altri attaccanti promettenti. È come un circolo virtuoso”.

Torniamo ad Hauge. È sembrata una trattativa lampo, lo è stata?
“Io penso che il Milan fosse già interessato, ma abbia potuto vedere di che giocatore stessimo parlando quando li abbiamo affrontati a San Siro. Dopo quella partita, l’interesse nei suoi confronti è esploso, il suo agente mi ha parlato di club di Premier League e della Liga interessati. Penso che il Milan abbia fatto bene muoversi così velocemente, perché Hauge è un ottimo giocatore e credo che possa avere un grande impatto ad altissimi livelli. È una favola, sia per lui che potrà vestire una maglia così, che per noi”.

Chi sarà il prossimo Hauge?
“Non mi faccia sbilanciare. Diciamo che abbiamo tanti giovani dal sicuro avvenire, e che l’interesse è alto”.

Chiudiamo con la new wave del calcio norvegese. Haaland, Odegaard, Sorloth: è una generazione che può togliersi grandi soddisfazioni.
“Sono d’accordo. Mi sta parlando di giocatori fantastici, che stanno facendo grandissime cose. E di una generazione che ha tanto talento. È sempre difficile analizzare le cose a livello generale, non so se questo exploit cambierà la storia del calcio norvegese o in generale nordico. Ma sicuramente quello che sta facendo vedere uno come Haaland in Champions League apre la strada a tantissimi altri ragazzi che vorranno seguire le sue orme”.

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