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Nicolodi (Sky): "Haaland esagerato, la testa è la sua forza. Emre Can scomodo"

ESCLUSIVA TMW - Nicolodi (Sky): "Haaland esagerato, la testa è la sua forza. Emre Can scomodo"
mercoledì 19 febbraio 2020, 15:30Serie A
di Michele Pavese

Erling Braut Håland è stato il protagonista assoluto della prima giornata dedicata agli ottavi di finale di Champions League. L'attaccante norvegese, con una doppietta, ha trascinato il suo Borussia Dortmund alla vittoria casalinga contro il Paris Saint-Germain delle stelle Neymar e Mbappé e ora guida la classifica marcatori insieme a Robert Lewandowski. Dieci reti in 7 presenze nella massima competizione continentale (con due maglie diverse), 39 stagionali in 29 partite; un'autentica macchina da gol, celebrata come un premio Oscar dal suo club: da La La Land ad Ha La Land, l'ex Salisburgo è diventato protagonista di un musical contemporaneo, anche se, in questo caso, sarebbe meglio rivolgersi alla fantascienza. È quello che sostiene anche Pietro Nicolodi, la voce di Sky Sport della Bundesliga (e non solo), rimasto folgorato dall'impatto di Haaland con la nuova realtà: "Siamo avanti. È un giocatore nuovo, nel senso che è di una potenza devastante e ha una velocità sul lanciato paurosa, ma riesce a mantenere un'ottima coordinazione".

A proposito di velocità, ieri ha percorso 60 metri in meno di 7 secondi...
"Se il tempo fosse quello, sarebbe da finale mondiale. A risaltare maggiormente è l'immagine di lui che supera Sancho in maniera imbarazzante, e Sancho non è esattamente un giocatore fermo. In diretta non me ne ero neanche accorto, poi l'ho rivista 4-5 volte per rendermi conto che quella freccia gialla fosse Haaland".

Tra l'altro parliamo di un giocatore di 1,94 metri.
"È proprio questo che fa paura. Seguendo anche altri sport, ho notato un'evoluzione in questo senso: nell'hockey, per esempio, quelli più alti in passato si mettevano in difesa e facevano i pali della luce, tiravano legnate e caricavano ma non si muovevano. Adesso viaggiano come schegge sul ghiaccio. Dovremo abituarci a vederne sempre di più".

Il Salisburgo è da anni un buon supermercato per le squadre di Bundesliga. Ti aspettavi però questo adattamento e questi numeri?
"Francamente no. Al di là del fatto che si trovi nella squadra giusta - perché il Borussia Dortmund produce calcio e a livello offensivo è indiscutibile -, credo che stia superando ogni limite. In tanti sono riusciti ad avere un grande impatto, ma questi numeri sono esagerati".

Se volessimo fare un paragone, a chi somiglierebbe Haaland?
"In questo momento a nessuno, non mi viene in mente nessun giocatore con caratteristiche simili. Racchiude un po' tutto sostanzialmente: ha qualità e senso del gol, sembra un rapinatore d'area di 1,70 metri, poi lo vedi attaccare la profondità e sono dolori".

Fin dove può spingersi e cosa può migliorare?
"Non si può dire dove possa arrivare. Le qualità tecniche sono sicuramente da affinare, sbaglia ancora qualche controllo e qualche passaggio di troppo. Ma parliamo di un ragazzino di 20 anni, con esperienze relative. Mi sembra, d'altra parte, che abbia un'eccellente attitudine al lavoro e soprattutto che sia mentalmente forte. Ha scelto di andare a Dortmund perché ci sono sempre 80.000 persone a vedere le partite; il suo sorriso sulle labbra, mentre ascoltava l'inno e scrutava l'ambiente, credo sia la cosa più bella".

Ha optato per la Bundesliga nonostante le offerte dalla Premier e dalla Serie A, in particolare la Juventus. Una scelta dettata solo dal desiderio di essere titolare?
"Ha preso una buona decisione per la sua crescita. A Favre serviva un centravanti e sapeva che avrebbe giocato. Poi è un gruppo giovane, può divertirsi parecchio. Cosa succederà più avanti non è dato saperlo".

Oltre ad Haaland, il Borussia Dortmund sta mettendo in mostra altri due talenti straordinari: Jadon Sancho e Giovanni Reyna.
"Sancho ormai è un fenomeno, i miei dubbi sono stati dissipati. Di Reyna colpisce il modo in cui si muove in campo, oltre ai piedi educati. Il gol contro il Werder mi ha ricordato tanto quelli che segnava Zidane. Una naturalezza e una semplicità incredibili. Siamo alle prime partite però, di flop se ne sono visti tanti. Per esempio, al Westfalenstadion ieri ce n'era uno seduto in panchina".

Mario Gotze o Julian Draxler?
"Il secondo. La prima volta che l'ho visto sono impazzito: aveva 16 anni e mezzo ed era clamoroso. In Champions disputò alcune partite straordinarie; ricordo in particolare quelle a Londra, contro il Chelsea e l'Arsenal, pensai di essere davanti a un fenomeno. Lo è ancora sul piano tecnico, solo che non basta. Non è questione solo di scelte sbagliate, ma di atteggiamento. La testa è un aspetto che consideriamo troppo poco. Ora spero che qualcuno riesca a rilanciarlo, perché non ha senso che stia in panchina a Parigi".

Restando sull'atteggiamento giusto: quali errori non dovrà commettere il Borussia Dortmund nella sfida di ritorno?
"Innanzitutto non dovrà pensare di essere in vantaggio, perché non è in grado di gestire. Non credo che avranno problemi a impostare la partita in maniera offensiva, al contrario di quello che ha fatto il PSG ieri sera, troppo conservativo. Mi aspettavo più calcio da parte loro, ma torniamo al discorso della differenza tra la Champions e il campionato: in Champions non parti con 10 punti di vantaggio e non puoi affrontare nessun avversario con tranquillità. È compito dell'allenatore trasmettere la giusta mentalità e per esempio non mi ha convinto molto il passaggio alla difesa a tre, un segnale di adattamento all'avversario, quasi di debolezza. Poi diciamo pure che Tuchel è stato tradito dai giocatori di maggiore esperienza, come Di Maria e Gueyé".

Mauro Icardi, come Draxler, è rimasto invece in panchina per tutta la partita, nonostante il risultato sfavorevole.
"Se hai Mbappé e Neymar e decidi di giocare con quello schieramento, ci sta che resti fuori inizialmente. Se però fai solo un cambio nel secondo tempo e in attacco non modifichi nulla, qualche errore, forse, lo hai commesso".

Discorso diverso invece per Emre Can: titolare dal primo giorno, sembra essere entrato subito negli schemi di Favre. Eppure la Juve se ne è quasi liberata.
"Parliamo di un personaggio abbastanza scomodo, evidentemente non ha avuto un buon feeling con Sarri e per questo non ha funzionato. La Juve però ha ricavato una buona plusvalenza e questo può aver influito. Ha impiegato pochissimo tempo per inserirsi, ma non mi stupisce perché è un giocatore perfetto per Favre".

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