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Pratesi (GdS): "La bolla NBA ha funzionato. Ma non è applicabile alla Serie A"

ESCLUSIVA TMW - Pratesi (GdS): "La bolla NBA ha funzionato. Ma non è applicabile alla Serie A"
lunedì 12 ottobre 2020, 16:27Serie A
di Simone Bernabei

La Serie A in una bolla, in pieno stile NBA. E' questa l'ultima idea che stanno valutando i vertici del calcio italiano per portare a termine la stagione nel caso in cui la curva dei contagi dovesse peggiorare ulteriormente ed in modo consistente. Un'idea che al momento non trova particolari riscontri, giusto sottolinearlo, ma che comunque esiste. Per capire meglio fattibilità e condizioni, TMW ha parlato con Riccardo Pratesi, giornalista della Gazzetta dello Sport che ha seguito da vicino il finale di stagione in NBA (oltre che la NFL) che ha portato i Lakers di LeBron James a vincere l'anello contro i Miami Heat.

Andiamo subito al sodo: secondo lei è attuabile il modello 'bolla NBA' al calcio italiano e alla Serie A?
"Onestamente mi sembra una strada non percorribile, non fosse altro per il fatto che l'NBA ha investito in questo progetto centinaia di milioni di dollari. Diciamo che con quel tipo di business puoi permettertelo, sulla Serie A avrei diversi qualche dubbio in più sugli aspetti economici e logistici".

Quali sono le criticità per un'eventuale Serie A in bolla?
"Parliamo di mondi e di possibilità diverse rispetto all'NBA. Magari per le società più ricche non sarebbe un problema, ma le piccole come affronterebbero esborsi e costi di questo tipo? Non solo. Il Walt Disney Resort di Orlando è sconfinato, di fatto è assimilabile ad una cittadina. In Italia dove lo trovi uno spazio del genere? Dova la trovi una location così?".

A livello generale e vedendola da lontano, però, la bolla NBA sembra aver funzionato alla perfezione.
"Non solo la bolla NBA, ma tutte le bolle sportive americane hanno funzionato alla grande dal punto di vista sportivo e sanitario. Penso alla NBA, ma pura alla WNBA, all'Hockey o al Soccer. Da tutti questi sport sono arrivate risposte positive dal punto di vista sanitario. Dalla bolla di Orlando, per essere più specifici, non sono emersi contagi fra i giocatori. Ma come detto, i costi di organizzazione e gestione sono stati considerevoli e il prossimo anno la lega potrebbe pagarne il conto. Questo per dire che se sul piano strettamente sanitario sono emersi risultati apprezzabili, da quello economico sussistono alcuni dubbi. C'è poi la questione agonistica, sportiva: nonostante i dubbi iniziali siamo arrivati in fondo alla stagione e si è trovato un vincitore sul campo. E questo non era certo scontato viste le premesse".

Insomma, ci pare di capire che i Lakers di LeBron hanno vinto con merito al di là della particolarità del contesto...
"I Lakers sono vincitori credibili del titolo, quindi non storgo il naso di fronte al loro successo. Anche se in una situazione normale alcune squadre avrebbero probabilmente avuto un cammino diverso, su tutti i Clippers".

All'interno della bolla ci sono stati intoppi dal punto di vista del rispetto delle regole?
"Qualcosina è successo. Penso a Lou Williams, uscito con l'autorizzazione per andare ad un funerale e beccato in seguito in uno strip club. Poi altri 4-5 giocatori che non si erano presentati ai test previsti da protocollo. C'è stato il caso limite di Ayton, che ha saltato un tampone, è stato posto in isolamento e si è presentato all'incontro dei suoi Suns a gara iniziata perché erano scadute in quel momento le 24 ore di quarantena previste".

Nonostante quella della bolla sia al momento solo un'ipotesi, alcuni giocatori di Serie A sembrerebbero già fortemente contrari. In NBA come si è arrivati al via libera?
"Negli Stati Uniti c'è stata una trattativa estenuante fra la Lega e i sindacati dei giocatori. Non solo per l'NBA. Anche perché i giocatori hanno molto potere decisionale in certe situazioni e in certi sport. Detto questo, all'inizio anche LeBron disse che non avrebbe mai giocato senza il pubblico e oggi sta festeggiando il suo quarto anello. Per evitare discussioni, è stata data ai giocatori la possibilità di non presentarsi nella bolla di Orlando, ovviamente a fronte di importanti tagli sugli stipendi. La Lega è stata chiara, se la stagione non fosse terminata economicamente sarebbe stato un danno anche per i giocatori stessi, oltre che per le franchigie e per il sistema".

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