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Sormani: "5 positivi, impossibile far finta di nulla. Col Partizani addio consensuale"

ESCLUSIVA TMW - Sormani: "5 positivi, impossibile far finta di nulla. Col Partizani addio consensuale"TUTTO mercato WEB
lunedì 13 luglio 2020, 16:08Serie A
di Simone Bernabei

Nelle ultime ore sta facendo discutere l'addio di Adolfo Sormani al Partizani, club albanese con sede a Tirana. Una separazione improvvisa, maturata nelle ultime ore dopo che lo stesso tecnico italiano e la società albanese avevano mostrato punti di vista diversi in merito alla gestione di alcuni casi di positività al Covid-19 all'interno del gruppo squadra. Per fare chiarezza sulla vicenda, TMW ha contattato lo stesso Sormani a poche ore dal comunicato ufficiale del Partizani.

A caldo, ci può raccontare i motivi dietro al suo addio al Partizani?
"La situazione è semplice: abbiamo fatto un settlement agreement, c'è stata una separazione consensuale, non un esonero. I motivi sono presto detti: a mio modo di vedere erano venuti meno i presupposti per garantire la sicurezza. Non parlo della sicurezza mia o dei miei collaboratori, è un discorso più generale che riguarda tutte le persone coinvolte o legate alla squadra, agli allenamenti, alle partite".

Ci racconta cosa è successo negli ultimi giorni?
"Nei giorni scorsi erano emersi 2 casi di positività all'interno del gruppo squadra. Per questo ho chiesto alla società di fare i tamponi a tutti prima di tornare ad allenarci. Giovedì 9 i risultati non erano ancora arrivati, ma il club ci ha comunque chiesto di allenarci in vista del derby con l'FK Tirana del giorno dopo. Io ho detto no perché era una situazione da non prendere alla leggera, moralmente ed eticamente non potevo prendermi questo tipo di responsabilità verso la squadra. I giocatori si sono comunque allenati, i tamponi solo dopo hanno raccontato che in squadra c'erano altri 3 giocatori positivi (quindi 5 in totale, oltre alla sorella di un calciatore)".

E lei come si è comportato?
"Per me era evidente che la situazione non fosse più idonea. Lo sport in certi casi viene dopo. Quando sono usciti i primi positivi ho chiamato un virologo in Italia e anche lui mi ha detto di fermarci subito. Io mi sono messo in autoisolamento già da mercoledì 8 per senso del dovere, ma nessuno me lo aveva imposto. Per me non c'erano i presupposti per allenarci, figuriamoci per andare a disputare una partita, per giunta senza le dovute precauzioni come ad esempio le mascherine".

Una visione decisamente discordante, la sua da quella della società...
"Per loro era tutto normale. Addirittura pare fosse arrivato il via libera della federazione allo svolgimento della partita, nonostante tutto. Per me non era così, come detto l'aspetto sportivo in certi momenti viene dopo quello etico e deontologico anche pensando a tutto il nucleo di persone che ruota attorno alla squadra".

E all'addio, come ci siamo arrivati?
"Io ho detto che non avrei preparato la partita, ho detto che avrei scelto di non mandare tante persone al macello. Il dovere di un allenatore in situazioni così delicate va oltre il campo. Da lì ci siamo seduti con la società e siamo arrivati alla risoluzione consensuale. Non avevo interesse a fare polemiche o guerre col club, per questo abbiamo scelto questa strada della separazione amichevole".

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