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Hellas, ecco il jolly Borini. Che cerca il ritorno all'antico

Hellas, ecco il jolly Borini. Che cerca il ritorno all'antico
giovedì 16 gennaio 2020, 09:30Serie A
di Luca Chiarini

Il sodalizio tra Fabio Borini e l'Hellas Verona non contempla - almeno per il momento - prospettive future che trascendano la deadline di questa stagione, ma nasce su basi solide, e costituisce un ulteriore tassello nel processo evolutivo degli scaligeri, tanto rapido quanto esponenziale. "È stato lui a volerci, nessuno prima l'aveva fatto": parola di Ivan Juric, pienamente consapevole che le dinamiche che hanno condotto all'approdo in Veneto dell'ex Liverpool esulano da logiche prettamente economiche. Una decisione ponderata, quella di Fabio, per certi versi rivoluzionaria: il pressing - tra le altre - di Fiorentina, Sampdoria e Genoa poteva rappresentare una tentazione irresistibile, ma la scelta è ricaduta sul progetto, sull'attraente alchimia generatasi tra squadra e pubblico, sulle garanzie di ordine tattico che nessuno come l'Hellas è stato in grado di mettergli sul piatto. Borini ha preteso e ottenuto un contratto fino al giugno prossimo, per rilanciarsi nell'immediato, e non precludersi di fatto alcuna possibilità al termine di questa stagione. Poco male, anche perché il futuro del Verona è qui, adesso. Un futuro proiettato verso un obiettivo salvezza sensibilmente meno utopico rispetto ai nastri di partenza, e a cui l'ex numero undici rossonero potrà dare ancor più slancio e lustro.

DUTTILITÀ, MA IDEE CHIARE - Garanzie tecniche, dicevamo. Non è un segreto che Borini abbia scelto l'Hellas perché persuaso di potervi trovare la collocazione tattica più congeniale ai suoi desiderata. In tutto ciò un ruolo fondamentale l'ha avuto Juric, che nei suoi colloqui con l'attaccante ha avuto modo di esporgli, con dovizia di particolari, la sua idea di calcio. Fabio nasce centravanti puro, salvo poi subire un'evoluzione che lo rende un jolly autentico, vecchio stile. Status che consolida nel primo anno di Milan, sotto la guida di Gattuso, che di rado lo impiega come prima punta, facendolo agire prevalentemente sull'esterno, se non addirittura da terzino. Adesso, però, Borini cerca il ritorno all'antico, alle origini di britannica memoria: vuole tornare a sentire la porta, ad inseguire il gol non più come un lontano miraggio, ma quasi come un dolcissimo onere da espletare con determinazione e ingordigia. A Verona troverà di certo terreno fertile per tutti questi propositi: nel modulo disegnato da Juric può tranquillamente destreggiarsi da terminale offensivo, ma non mancheranno le occasioni in cui il tecnico di Spalato avrà modo di collocarlo a supporto della punta, se non al suo fianco. Valutazioni di questo genere richiederanno certamente un po' di tempo, in attesa delle più probanti risposte del campo.

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