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Nations League, i top - Rinascita Olanda, favole Gibilterra e Kosovo

Nations League, i top - Rinascita Olanda, favole Gibilterra e KosovoTUTTO mercato WEB
mercoledì 21 novembre 2018, 16:002018
di Ivan Cardia

RINASCITA ORANJE
A sorpresa, l'Olanda. Reduce dai fallimenti del 2016 e del 2018, il calcio dei Paesi Bassi aveva raggiunto il suo punto più... basso. Lo stesso Ronald Koeman veniva da un esonero: i pressupposti erano tutto fuorché scontati. Invece l'Olanda ha vinto il proprio girone, superando la Francia campione del mondo e la Germania. Merito di una vera e propria rinascita: Frenkie De Jong, Matthijs de Ligt, Donny van de Beek, Kenny Tete sono soltanto i volti più giovani di un movimento che punta a tornare ai fasti d'oro.

FELICI SENZA IBRA
Stai a vedere che non erano poi così scarsi, i ragazzoni della Svezia. Dopo aver estromesso l'Italia dal mondiale di Russia 2018 e aver disputato un'ottima rassegna iridata, la selezione guidata da Janne Andersson ha replicato anche in Nations League. Anche qui, risultato non scontato: nel girone vi erano una Russia che pare più vicina a vedere la luce in fondo al tunnel e la Turchia, in fase di ricostruzione ma con alcuni talenti cristallini in squadra. Less is more, per la Svezia: senza Ibrahimovic, i gialloblù sulla carta perdono tutto, dai centimetri alle qualità. In pratica, l'addio di Ibra ha fatto le fortune della Svezia. Addirittura, l'ultima vittoria contro la Russia è arrivata senza Emil Forsberg, il miglior giocatore della rosa attuale.

HOP SUISSE!
Nel girone della prima della classe, il Belgio, passa la Svizzera. Che segna molto di più e subisce un po' meno dei Diavoli Rossi, primi nel ranking FIFA da fine ottobre. In questo caso, è un risultato di continuità: forse non smetteremo mai di considerare quella elvetica una Cenerentola del calcio planetario, ma nelle ultime tre edizioni delle principali competizioni (Mondiali ed Europei), la Svizzera è sempre arrivata agli ottavi di finale. Meglio, molto meglio, dell'Italia, per capirsi. Merito del ct Vladimir Petkovic, merito di un movimento che ha scoperto di non aver bisogno di una generazione d'oro per andare avanti. Alle certezze si sommano i nuovi talenti: da un lato i vari Sommer, Xhaka, Rodriguez, gli stessi Shaqiri e Seferovic. Dall'altro emergono giocatori moderni come Denis Zakaria, Kevin Mbabu, Nico Elvedi: il giusto mix funziona.

FAVOLA GIBILTERRA
Trentamila abitanti e due vittorie. Gibilterra è quasi un manifesto, per esempio per San Marino: la nazionale guidata da Julio Cesar Ribas rappresentava lo Stato più piccolo in corsa alla Nations League, appena 30 mila abitanti. E l'esordio di Gibilterra nel calcio è datato 2013: l'altro ieri. In nazionale c'è chi fa il magazziniere e chi fa l'elettricista. Chi il poliziotto e chi fa il vigile del fuoco. Joseph Chipolina, come tutti, si divide tra il calcio e il lavoro, quello vero. Ha segnato lui il primo gol di Gibilterra in una partita ufficiale, nell'1-0 che ha regalato il successo sull'Armenia. Non contento, si è ripetuto, in compagnia di George Cabrerar, nel 2-1 al Liechtenstein. Sono due vittorie, sei punti nel girone. E pazienza se non è arrivata prima. Gibilterra ha già vinto.

UNA PATRIA
Nel caso del Kosovo, si parla di qualcosa di diverso. Il riconoscimento calcistico della federazione di Pristina è ancora più recente, datato 2016. Esordio a Francoforte, 2-0 alle Fær Øer. Il Kosovo, come Stato, non è però ancora riconosciuto a livello globale. È una regione in cui c'è chi deve scappare e c'è chi lotta. È una storia che, ovviamente, non si ferma al calcio, ma è fatta di guerre, anche recentissime. È una nazionale che, per nascere, ha pescato un po' qui e un po' lì, richiamando i suoi figli: Samir Ujkani giocava con l'Albania, Valon Berisha con la Norvegia, Hekuran Kryeziu con la Svizzera e via dicendo. Sono tornati tutti alla base, e hanno vinto il proprio gruppo di Nations League. Per molte ragioni, non è un miracolo: l'area balcanica ha una tradizione ben più legata al calcio rispetto a zone del mondo come Azerbaigian, Malta o le stesse Fær Øer. È un miracolo, però, per chi fino all'altro giorno non aveva una patria.