Nel momento peggiore
Mai, fino alla disfatta contro la Spal, l'Atalanta di Gian Piero Gasperini era rimasta a secco per tre gare di fila. Quattro nelle ultime cinque, considerando anche l'andata con il Copenaghen. Un dato che è in totale contraddizione con il gioco, molto offensivo, del tecnico di Grugliasco, abituato a divertire, seppur con alcune montagne russe che paiono impossibili da evitare con un metodo di gioco basato sull'uno contro uno.
Mai come in questa stagione l'Atalanta può contare su un arsenale offensivo così variegato. Tutti i suoi cinque attaccanti giocano in Nazionale, il sesto è Pasalic che, in realtà, sarebbe più un centrocampista che non una punta. Però la sindrome danese non è ancora passata, nonostante siano passate tre settimane. Così, per provare a scacciare i fantasmi, i nerazzurri hanno deciso di blindare ulteriormente il proprio allenatore, con un triennale (e opzione per il quarto anno).
Due anni fa, proprio a fine settembre, la panchina di Gasp scottava in maniera indicibile. Tre punti in cinque partite, la sfida con il Crotone avanti, poi Napoli, Fiorentina e Inter in rapida successione. Probabilmente l'esperienza insegna e l'Atalanta ha deciso di prendere posizione. Avanti con Gasp, nel periodo peggiore della sua gestione. Almeno da settembre 2016 in poi.