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Il 29 gennaio l'erede di Tavecchio. Come funzionano le elezioni federali

Il 29 gennaio l'erede di Tavecchio. Come funzionano le elezioni federaliTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
martedì 16 gennaio 2018, 09:002018
di Ivan Cardia

Sondaggi, qui, non ce ne sono. Perché non sono i tifosi a eleggere il presidente della FIGC, ma le varie componenti federali. Attese da una data decisiva: il 29 gennaio, quando l’assemblea federale dovrà eleggere il nuovo presidente della federcalcio. Ve lo abbiamo raccontato, i candidati sono tre: Damiano Tommasi, presidente dell’AIC, Gabriele Gravina, presidente della Lega Pro, Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti. I rapporti di forza li vedremo a breve, comunque al momento Sibilia parte in vantaggio, con Gravina appena dietro e Tommasi che sembra avere poche speranze di successo.

Come funziona l’elezione? È un tema chiave, ovviamente. È anche un tema che crea qualche polemica, per il grande peso dei dilettanti sulle dinamiche elettorali. La LND, infatti, vanta il 34% dei voti complessivi, la quota più alta. La spiegazione: i soldi sono al vertice del calcio, certo, ma la quantità è alla base, e il numero dei dilettanti è ovviamente molto più alto di quello dei professionisti.

Come si arriva a determinare il peso delle varie componenti? L’assemblea federale è composta da 275 delegati, così suddivisi:
- Serie A 20
- Serie B 22
- Lega Pro 56
- Lega Dilettanti 90
- Calciatori 52
- Allenatori 26
- Arbitri 9

La scelta dei delegati è poi rimessa alle singoli leghe o associazioni di riferimento. Per esempio, nel caso delle tre serie professionistiche ogni club ha facoltà di voto, e partecipa quindi in totale autonomia all’elezione. In buona sostanza quando si parla di Lega Pro schierata con Gravina, o LND con Sibilia, si semplifica: sarà così, ma per scelta politica, che resta nelle mani dei singoli delegati. Serie A e Serie B, invece, sono al momento divise al loro interno e difficilmente tutti i club dell’una o dell’altra voteranno lo stesso candidato.

Fin qui tutto chiaro. I voti da esprimere, però, sono 516. A differenza delle elezioni politiche, un voto non vale uno, ma può valere da 1,15 (nel caso degli arbitri) a 3,09 (nel caso dei club di Serie A). Il voto di ciascun delegato è infatti da ponderare, cioè da moltiplicare per un determinato coefficiente. Questo per bilanciare le differenze numeriche e riequilibrare, per quanto possibile i rapporti di forza. I coefficienti di ponderazione sono i seguenti:
- Serie A 3,09
- Serie B 1,17
- Lega Pro 1,57
- Lega Dilettanti 1,95
- Calciatori 1,98
- Allenatori 1,98
- Arbitri 1,15

Moltiplicando questi coefficienti per il numero di delegati spettante a ciascuna lega o associazione, si ottiene il numero di voti che questa possono esprimere. Facciamo un po’ di chiarezza con un paio di esempi. La Serie A ha 20 delegati: moltiplicando per 3,09 si ottiene 61,8, che si arrotonda a 62. La Serie A esprime quindi 62 voti, che rappresentano il 12% dei 516 voti totali. La Lega D invece he 90 delegati: moltiplicando per 1,95 si ottiene 175,5, che si arrotonda a 175. La Lega D esprime quindi 175 voti, che rappresentano il 34% dei 516 totali. E via dicendo. Per chiarire, ecco il percentuali delle varie leghe o associazioni
- Serie A 12%
- Serie B 5%
- Lega Pro 17%
- Lega Dilettanti 34%
- Calciatori 20%
- Tecnici 10%
- Arbitri 2%

Il paradosso? La componente che in assoluto conta di meno è quella degli arbitri, ma anche la Lega B, se la competizione non fosse così accesa come questa volta, sarebbe di fatto quasi ininfluente, con il suo 5% dei voti. A LND e Lega Pro (o AIC) basterebbe poi allearsi per esprimere un proprio candidato, estromettendo di fatto le leghe professionistiche dall’elezione. Non è questo il caso, comunque.

Ultimo passaggio, in breve, prima di arrivare ai rapporti di forza attuali. Gli scrutini. Per arrivare all’elezione, infatti, potrebbe essere necessaria (lo sarà) più di una votazione. Al primo scrutinio, infatti, sono necessari i tre quarti dei voti espressi (387, se si raggiungeranno i 516 voti). Al secondo, i due terzi (344). Al terzo, la maggioranza dei voti espressi. Senza maggioranza, si va al ballottaggio fra i due candidati più votati.

I rapporti di forza. Al momento, Sibilia è in netto vantaggio, forte del 34% della sua Lega Dilettanti. Può inoltre contare, come testimoniato dalla sua presenza all'ultima assemblea di D, sull’appoggio di Claudio Lotito, uno dei possibili deus ex machina dell’elezione: dalla Serie A il presidente della Lazio può portare 10 voti, dalla Serie B 11. In totale, Sibila dovrebbe arrivare a 14 voti dalla serie cadetta e 10-12 voti dalla massima serie. Non il 50%, ma poco ci manca.

Sulla carta Tommasi, col 20% dell’AIC e il 10% dell'AIAC, sarebbe poco dietro. In pratica, però, è molto difficile che l’ex centrocampista della Roma, visto dai club come un sindacalista dei calciatori, quale in effetti è stato finora (e il programma presentato lo ricorda), possa convincere le società a votarlo. E qui si inserisce Gravina, con tante incertezze. La Lega Pro è dalla sua parte in toto: la candidatura è arrivata all’unanimità con 52 club presenti su 56, un vero plebiscito. Il numero uno di via Jacopo da Diacceto dovrebbe contare anche sull’appoggio dei grandi club, a partire dalla Juventus, storicamente contrari a Lotito. Qualche dubbio, però, c’è, perché nell’ultima elezione, fra Tavecchio (con un po’ di approssimazione “area Sibilia”) e Abodi (stessa approssimazione, “area Gravina”), proprio i grandi club finirono per scegliere il primo. Il quale però, va aggiunto anche questo, aveva nel frattempo rotto con lo stesso Lotito. Il dubbio, per ragioni storiche, c'è, ma sembrerebbe scongiurato.

Se dovesse convincere Tommasi a fare un passo indietro, Gravina sarebbe quindi addirittura davanti a Sibilia. Magari (difficile) con l’appoggio anche degli arbitri, che contano poco e sono storicamente poco propensi a schierarsi, ma di recente lo hanno fatto e anche in modo decisivo. Il ballottaggio, però, è uno spauracchio per tutti: Tommasi e Gravina si giocherebbero il secondo posto disponibile. Con il primo che potrebbe anche spuntarla, ma a quel punto lascerebbe di fatto la strada spianata all'elezione di Sibilia: quasi impossibile, per quanto filtra finora dai club, convincerli a votare Tommasi. Scenari futuribili, ovvio. E che futuri lo diventeranno. Più che calcio, è politica. Ma è politica decisiva per il futuro del nostro pallone.