Il bivio di Marcelo: il gol è la cosa meno importante. Prove di leadership
E’ chiamato alla riprova definitiva. E’ al bivio che separa un buon calciatore da un campione ed ha riposto presente alle prime sollecitazioni importanti. Luciano Spalletti può contare, a tutto tondo, su Marcelo Brozovic. Per rendersene conto è sufficiente una prima veloce analisi dei numeri che contraddistinguono e caratterizzano le prestazioni del centrocampista croato: uno che se in Nazionale aver il compito di occuparsi del lavoro sporco, demandando a Modric e Rakitic la nobiltà della giocata, in nerazzurro deve assurgere ad entrambi i compiti tramutandosi da interprete generoso a tuttocampista dalle cui lune vanno a dipendere risultati e gioco della propria squadra. La prestazione di Mrassi, al di là del gol comunque decisivo, ne è stata testimonianza più che eloquente. Brozovic corre più di compagni ed avversari, recupera più palloni della media ma sbaglia troppo in fase di appoggio, senza mai forzare la giocata rendendola decisiva. Un canovaccio che viene stravolto nella seconda metà della prestazione, quella decisiva, nella quale l’ex Dinamo Zagabria prende in mano i suoi compagni senza il timore di rischiare qualcosa di troppo, e raggiungendo l’obiettivo di mettere alle corde l’avversario.
Il vantaggio ne è conseguenza ineludibile, e poco importa che sia lui stesso a siglarlo. Il segnale decisamente più importante lo forniscono i compagni che lo cercano nei momenti di stanca e gli affidano i palloni più scottanti. La risposta di Marcelo è in sventagliate imprevedibili e accelerazioni che troncano le linee difensive avversarie. Prove generali di leadership: con una chioma bionda ed uno sguardo assente che personificano la follia della sua Inter, ma una presenza scenica lontana anni luce dall’apatia che gli era stata giustamente imputata nel recente passato. Brozovic è pronto al salto di qualità. Il progetto nerazzurro non può davvero prescindere da lui.