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Il cervello del Bayern. Chi è Hansi Flick, da vice alla vetta d'Europa: non chiamatelo 'mister'

Il cervello del Bayern. Chi è Hansi Flick, da vice alla vetta d'Europa: non chiamatelo 'mister'TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
lunedì 24 agosto 2020, 00:19Serie A
di Marco Conterio
fonte di Gaetano Mocciaro

Dopo l'8-2 con cui è stato umiliato il Barcellona, il Bayern Monaco ha vinto la sua sesta Champions League. Un traguardo che lo scorso autunno sembrava impensabile, vedendo la squadra zoppicare soprattutto in patria (in Europa no, lì già la squadra era riuscita a vincere 7-2 col Tottenham). Una squadra che si è ricompattata ed è diventata inarrestabile. Artefice di questa macchina perfetta Hans-Dieter Flick . Il Byaern lo scorso 3 aprile lo ha blindato come allenatore fino al 2023.

Dopo il 5-1 subito contro l'Eintracht Francoforte, i bavaresi hanno esonerato Niko Kovac. Il Bayern era quarto in classifica, a 4 lunghezze dal Borussia Monchengladbach. Due sconfitte e 16 gol al passivo. Ha rimesso in pista la fuoriserie portandola spedita fino al comando e a un +4 sulla seconda in classifica, con un quarto di Champions in tasca (3-0 al Chelsea all'andata a Londra) e una semifinale di Coppa di Germania. I risultati non mentono: perché allora cambiare?

"Con lui il Bayern Monaco gioca un calcio entusiasmante" ha dichiarato il CEO, Karl-Heinz Rummenigge. Subito dopo il suo rinnovo è arrivata la firma della bandiera Thomas Muller: "Col cambio panchina e uno stile differente di gioco, tutto è andato per il meglio. Non solo ho giocato di più ma sono riuscito a mettere il timbro nelle nostre partite nuovamente". E si sa che le parole dei senatori hanno un peso specifico importante.

In definitiva Flick ha conquistato chi conta: la dirigenza e lo zoccolo duro dello spogliatoio. Partiva da una posizione di vantaggio, del resto: assistente del ct Joachim Löw per otto anni, ha condiviso con giocatori come lo stesso Muller e Boateng una lunga avventura culminata col Mondiale vinto nel 2014. Il suo apporto al commissario tecnico è stato fondamentale e coinciso con la parabola ascendente della Mannschaft. Flick era considerato il "cervello" dello staff.

Certo, entrare in un club così blasonato per un tecnico che non guidava una prima squadra dal 2005 non dev'esere stato semplice. Per Flick c'è un dettaglio a suo favore: l'aver giocato per cinque anni al Bayern. E aver fatto esperienza come assistente di Kovac nella prima fortunata stagione. Conosce il club, sa cosa vuol dire giocare per il Bayern, sa come affrontare la pressione.

Non si fa chiamare "mister". Per tutti è "Hansi". Lascia discreta libertà applicata a un approccio al lavoro comunque tedesco. Il suo approccio alla squadra è lontano dal militarismo di Guardiola ma nemmeno troppo rilassato come con Carlo Ancelotti. Un compromesso che ha portato qualcuno a paragonarlo a Jupp Heynckes. Il suo stile di gioco è aggressivo, ma non dimenticando l'organizzazione difensiva. Vincere al Bayern è qualcosa che viene dato per scontato e si chiede di più. E la sua filosofia è quella di intrattenere il pubblico: per la cronaca la sua partita d'esordio è stata un 4-0 nel Klassiker col Borussia Dortmund. E stasera il culmine: 1-0 al PSG e Champions a casa.

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