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Inter, da Lisandro Lopez al next-level

Inter, da Lisandro Lopez al next-levelTUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
lunedì 15 gennaio 2018, 08:302018
di Alessandro Rimi

Quanta attesa per Lisandro Lopez, atterrato ieri intorno alle 18.30 all’aeroporto di Milano Malpensa e scappato via da una porta secondaria per bypassare i giornalisti fuori ad attenderlo, invano. Nella giornata di oggi, una volta completate le visite mediche, l’ormai ex Benfica potrà quindi firmare nella sede nerazzurra il contratto che lo legherà alla sua nuova squadra. Lisandro arriva all’Inter in prestito oneroso (500mila euro) di sei mesi con diritto di riscatto - non è da escludere l’ipotesi dell’obbligo - a 9 milioni. Guadagnerà circa 400mila euro. Alla Pinetina Spalletti lo aspetta come si aspetta un figlio, o quasi. In fondo, per far capire quanto necessitasse di un ulteriore centrale, ha perfino scomodato la madre. Ora è stato accontentato… con una riserva. Perché parliamo di un calciatore che avrà anche sentito la magica sinfonia della Champions, ma al Benfica altro non era che un’alternativa. Piuttosto che spendere ancora per Bastoni - già dell’Inter - però, tra ripiego e ripiego, meglio puntare sull’esperienza. La difesa quantomeno adesso è completa. Viene da chiedersi, invero, quando arriva il momento di passare a ciò che conta davvero. Ai titolari, insomma.

In questo senso, le prossime mosse del tandem Sabatini-Ausilio sono molto più che chiare: si chiamano Rafinha e Ramires. Quanto al primo, l’offerta è stata già candidamente fatta recapitare a Barcellona attraverso il padre, nonché procuratore, Mazinho, insieme agli intermediari Alex Boesch e Nicola Innocentin: prestito gratuito di sei mesi con diritto di riscatto fissato a 20 milioni + 3 di bonus (legati al numero di presenze). Il problema è che i catalani lo valutano almeno il doppio. Dice: qui non regaliamo nessuno. E pazienza se il brasiliano - con passaporto spagnolo - non vede il campo da tempo immemore. I «direttori», come ama definirli Spalletti, dovranno sudare ancora un po’ per strappare il sì al Barça. Che tradotto significa rettificare i numeri. Pareggiare la richiesta dei catalani, comunque, viste le condizioni, anche no. Su Ramires dobbiamo dirlo: il solo fatto che continui a girare tra i piedi Kia Joorabchian, promette bene molto poco. La volontà del brasiliano nel vestire la maglia dell’Inter, nonostante tutto, farà la differenza. Come sempre. Guadagnasse qualcosina meno, in effetti, la farebbe maggiormente. C’è però l’intenzione di scendere a compromessi, ovverosia la disponibilità a tagliarsi l’ingaggio per la gioia di volare a Milano. E anche questa, più della prima, farà certamente la differenza. Non appena Sabatini e Massara avranno individuato un sostituto accettabile per Capello, Ramires potrà finalmente preparare i bagagli. Nel frattempo, il suo agente Luiz Carlini, farà presto un salto sotto il Duomo per accelerare il passaggio.

Bello sottolineare che non è certo finita qui. Questo perché Joao Mario deve aver capito che dell’Inter difficilmente diverrà una bandiera. Anzi, con buona probabilità, pure un bel ricordo. Il club di Corso Vittorio Emanuele, non a caso, procede spedito nell’intavolare discorsi con Spagna, Portogallo e Inghilterra. La speranza, fortissima, nonostante Lucio non ami sbilanciarsi, è quella di riuscire ad usare João come pedina di scambio per giungere su isole più affascinanti. A tal proposito Siviglia, alla quale è stato chiesto Correa e Nolito, resta una meta al momento poco ospitale. Madrid, invece, sponda Atletico, ha rispedito al mittente l’ipotesi Carrasco per un prestito con diritto di riscatto e, nel contempo, aperto uno spiraglio per Gaìtan (primo obiettivo del Boca) che però è extracomunitario e in questo modo bloccherebbe Ramires. Joao Mario, come d’altronde Brozovic, rimane comunque determinante per imbastire nuove e stuzzicanti manovre di mercato. E ad Appiano nessuno si strapperebbe i capelli in caso di improvvise partenze. Decisivi, loro, non sono quasi mai stati.

Non quanto la partita di domenica contro la Roma. Inutile girarci troppo attorno: a San Siro è atteso il primo vero scontro Champions della stagione. Quindi belle le Maldive, ma adesso si fa sul serio. Ieri la squadra, rientrata al Centro Sportivo Suning, si è trovata faccia a faccia con uno Spalletti iper concentrato. E dai suoi questo vuole: concentrazione. Al Meazza si andrà oltre i 60mila nerazzurri che non vincono una benedetta partita dal 5-0 al Chievo dello scorso 3 dicembre. In mezzo tre ko di fila e due pari, con appena due gol (Icardi) complessivi tra Juve, Pordenone, Udinese, Sassuolo, Milan, Lazio e Fiorentina: quasi 700 minuti. Se i malanni recenti dell’Inter erano da imputare all’appannamento figlio di uno sprint disumano, allora i giorni di riposo dovrebbero aver ristabilito i parametri. Ce ne accorgeremo subito. Diversamente, lo stato di crisi assumerà contorni estremamente vividi. Qui qualche titolare in più dalla faccia nuova sarebbe il benvenuto. Lisandro Lopez è il jolly. Pronti quindi per il next-level.