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Inter, Icardi in numeri: la prevedibilità uccide il superlativo assoluto

Inter, Icardi in numeri: la prevedibilità uccide il superlativo assolutoTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
lunedì 25 dicembre 2017, 08:302017
di Alessandro Rimi

Niente scherzi sotto l’albero e invece scherzo è stato. E, a naso, a Spalletti & Co. non è piaciuto per nulla. L’Inter ha perso ancora, per la seconda volta consecutiva. Ko che brucia da morire per una squadra che fino a qualche giorno fa sembrava poter conquistare pure il paradiso. E, invece, l’unica cosa che è riuscita a conquistare dopo la gara di Reggio Emilia è stata una violenta strigliata, nel gelo di Appiano, nel giorno della vigilia di Natale. Il 73% del possesso, dieci angoli e 48 cross (ma solo 7 riusciti) nell’area avversaria, non sono stati abbastanza per aver ragione di un Sassuolo comunque rinato con Iachini in panchina. In campo le idee nerazzurre sembravano parecchio banali, figlie di una totale assenza di cattiveria agonistica, prodotto di un gruppo che faticava anche solo a definirsi tale. La Beneamata è a secco di vittorie da tre gare, ha conquistato appena un punto in 270 minuti in A e ha addirittura infilato il pallone in rete una sola volta nelle ultime quattro partite. Sarebbe perfetta per una qualsiasi definizione di pestilenza.

A rendere le cose ancora più amare in terra emiliana ci ha pensato Icardi, sbagliando un rigore dopo averne infilati sette a occhi chiusi. Dice: se non la butta dentro lui dagli undici metri, allora vuol dire che non è giornata. E può capitare a tutti. Sull’immensità (esagerato?) di Maurito è inutile stare a discutere. Nondimeno c’è ancora qualcosa, o più di qualcosa, su cui il 24enne di Rosario può e deve ancora maturare. Che non è un attacco, né tantomeno un avvertimento presuntuoso da parte di chi scrive. Semmai si tratta di constatazione oculata.

Alla quinta stagione all’Inter - 165 presenze - Icardi ha fatto centro 95 volte (88 in Serie A, 7 nelle coppe). In doppia cifra per la quarta stagione filata, quest’anno l’argentino è già a quota 17 gol, di cui 12 a San Siro. Nel complesso ha realizzato 13 reti di destro, 1 di sinistro e 3 di testa in 18 match di A, con l’ausilio di 4 rigori. Il Falco, nel derby di ottobre, si è anche tolto la piccolissima soddisfazione di brindare alla quinta tripletta in carriera, accompagnata da altre cinque doppiette stagionali. Mauro non è ancora riuscito a sorridere in quattro match consecutivi, proprio come aveva fatto già l’anno precedente, pronti via, nelle prime cinque giornate di Serie A. Intanto, però, sono “giusto” 106 i gol messi a referto in Italia, dei quali 98 nella massima serie (88 con l’Inter e 10 in blucerchiato). Spaventoso il dato concernente la posizione in fase realizzativa. Già, perché 93 dei palloni trasformati in oro dal capitano nerazzurro nascono nel perimetro dell’area di rigore. Così com’è clamoroso il senso del gol: 1 ogni 3,4 tiri in porta. Roba da impazzire. Il centravanti di Spalletti poi, contro l’Udinese, ha pure superato Mariolino Corso al decimo posto nella classifica marcatori all time dell’Inter (95). Nel mirino adesso ci sono Aebi (106) e Vieri (123).

Qualcosa ci dice che dopo la sfida del Mapei, Icardi, non sia riuscito a dormire sonni profondi. Nelle ultime quattro gare contro il Sassuolo, stranamente, non ha mai segnato. Eppure proprio ai neroverdi aveva segnato la prima tripletta in nerazzurro. Con lo scorrere dei minuti, pesanti come poche volte prima, Maurito avrà pure rivisto i fantasmi di quel febbraio del 2015, quando la curva interista presente in Emilia prese di mira i giocatori allora guidati da Mancini, usciti con le ossa rotte da una trasferta nera. Altra gara a secco, quella di domenica, che si aggiunge ad ulteriori sette match nei quali l’attaccante argentino è mancato all’appuntamento più intrigante. L’anno scorso, al giro di boa, non c’era riuscito addirittura in undici occasioni, segno che nonostante tutto il serpente di Lucio viaggia forte che di più - quasi - non si può.

Quasi perché a Icardi manca di brutto la velocità, d’esecuzione e di pensiero, dei suoi compagni. Quando la squadra rallenta e costruisce male, lui sparisce. E’ la prevedibilità ad uccidere la punta nerazzurra. Lo spartito scontato e ripetuto che, inevitabilmente, finisce per soffocare quello che altrimenti sarebbe un superlativo assoluto. Priva dello strapotere atletico e della brillante organizzazione tattica mostrata fino a qualche giorno addietro, l’Inter si trasforma in qualcosa che di competitivo ha poco, se non nulla. A questi fattori va pure sommato il livello tecnico in mezzo al campo: tutta la linea mediana di Spalletti ha prodotto la miseria di 5 gol (1 Vecino, 1 Borja e 3 Brozovic). Al di là della capacità offensiva dei centrocampisti, con il rischio grande di incappare nella solita litania, ciò che pesa è l’assenza di un trequartista puro. Uno come Snejder, Kakà, Izco per intenderci, ma potremmo fare altri nomi. Se le ali aiutano poco, o male (vedi numero cross sbagliati di Candreva), l’argentino gira a vuoto: non è un caso che contro il Sassuolo abbia toccato il pallone appena 22 volte in tutto l’incontro.

Icardi, invero, ha la colpa di non aver trasformato le poche occasioni che gli sono capitate. Di solito è letale, ma la frustrazione da errori elementari generali, a quanto sembra, lo annichilisce nelle gambe e nella testa. Un capitano ha l’obbligo di sovvertire le cose anche e soprattutto quando la nave sta affondando. Altro aspetto, questo, sul quale l’argentino deve maturare. E non sarebbe una brutta idea tentare ogni tanto di saltare l’uomo. La sua media dribbling a partita, al momento, dice 0,3. Pochissimo. Per fregiarsi quanto prima del titolo di attaccante completo, Maurito dovrà sforzarsi di saltare l’uomo e provare così a creare superiorità numerica. Di fare gol da solo, insomma, come faceva il Principe. L’età e lo stipendio (4,8 milioni a stagione), intanto, gli garantiranno tempo e modo di crescere fino a livelli potenzialmente incalcolabili.

Prima di capodanno a San Siro arriverà la Lazio. Il fato ha voluto che le ultime tre avversarie del girone fossero identiche al precedente torneo, anche se in ordine differente: Udinese, Sassuolo e i biancocelesti. Contro i neroverdi e gli uomini di Inzaghi arrivarono sei punti su sei che diventarono nove grazie al successo della Dacia Arena. Ora il trend è praticamente opposto. Starà all’Inter di Spalletti e soprattutto a Icardi, autore di una doppietta proprio contro la Lazio al Meazza in dicembre (casualità?), riconsegnare all’Inter una trama che pareva assicurare un finale da applausi rumorosi. In attesa degli incontri decisivi per il rinnovo (prolungamento fino al 2023 con ingaggio annuo da 7,5 milioni di euro), il leader interista dovrà solo preoccuparsi di tornare a buttarla dentro in fretta. In fondo, detto tra noi, mica gli dispiacevano i corteggiamenti di Bayern, Chelsea, Real Madrid e PSG. Gli stessi che costringono un attaccante a cercare un duello eterno con sé stesso. La via più sana e virtuosa che può portare un calciatore a farsi chiamare, finalmente, fuoriclasse.