Inter, ritorno a un passato nebuloso. La prima di Spalletti non convince
Altro che pronta e rodata, questa squadra di strada da fare ne ha e pure tanta. E va bene che Nainggolan e Skriniar sono out, che Perisic corre ancora con il freno a mano e che pure a Reggio Emilia faceva un caldo da morire, ma pur vero è che l’Inter, considerate le aspettative e il mercato, ieri sera avrebbe dovuto mostrare ben altro. Davanti a un pubblico a tinte nerazzurre, nonostante si giocasse in trasferta, la formazione di Spalletti non è mai riuscita a convincere. Nessuno ha convinto. Non una questione legata al calcio di rigore “regalato” al Sassuolo, neanche a quella riguardante il penalty (solare, se fischi il primo) non concesso all’Inter. Qui c’entra il cuore, la fame, la scarsa determinazione quando conosci l’importanza di portare a casa almeno un punto e non ci riesci in nessun modo. Un ritorno al passato nebuloso. Il nuovo Sassuolo targato De Zerbi girava che era uno spettacolo, una meraviglia per gli occhi a ogni verticalizzazione lampo, specie se da parte di chi fino a qualche mese fa pestava l’erba della Serie C (Magnani). Quanto allo start casalingo, i neroverdi sono una sentenza: ko solo alla prima delle ultime sei partite d’esordio in A, le ultime tre per giunta a porta inviolata.
I numeri cominciano a dar fastidio, quasi che vogliano trascinare la Beneamata dentro a un circolo vizioso destinato a non fermarsi più. Se si esclude l’1-0 a domicilio del 18 dicembre 2016, negli ultimi quattro anni e oltre sono stati dolori. Sempre. Icardi, insufficiente in questa prima, è lo specchio di quanto appena scritto. Il Mapei Stadium, evidentemente, proprio non lo sopporta. Lo scontro con i tifosi, il rigore fallito, le prestazioni opache. Al Sassuolo, a cui ha rifilato la sua prima tripletta in maglia interista nel 7-0 di San Siro, non segna da sei match di fila. Un tempo infinito per uno che ha tutto per diventare quantomeno il secondo miglior marcatore della storia interista. Eppure a festeggiare è stato Berardi, manco a dirlo, vicino ad Appiano qualche anno fa. Ancora decisivo, ancora dagli undici metri. Chi proprio non lo è stato si chiama Brozovic. Spaventa che il giorno dopo l’esaltazione definitiva di Spalletti in conferenza, Epic sia tornato a recitare il Brozo dei tempi neri e bui di metà stagione scorsa. Da lui, nel bene e nel male, passeranno risultati pesanti. Starà al ragazzo scegliere la pista più efficiente da percorrere. Prossima domenica, al Meazza, arriva un Torino sconfitto ma con le idee estremamente chiare. Si attendono risposte, dunque. Altrettanto cristalline.