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Inter, sei già sul punto di non ritorno. Pastore un'occasione irripetibile

Inter, sei già sul punto di non ritorno. Pastore un'occasione irripetibileTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
sabato 25 novembre 2017, 07:302017
di Alessandro Rimi

Eccoci qua, di fronte alle solite infinite biforcazioni di un percorso troppo sorprendente per non chiedersi perché: questa squadra è da Champions o no? È da scudetto o no? Ha una rosa troppo corta oppure andrebbe anche bene così? Intervenire a gennaio o attendere il lasciapassare estivo dalla UEFA? E intanto le giornate passano, i risultati arrivano, i nerazzurri non perdono, cominciano persino a giocare bene, addirittura a controllare le partite. E se fosse un caso? La classifica ci darebbe una sberla da coma provvisorio anche solo a pensarci su. Perché se non perdi mai, il caso c’entra poco. Certo, archiviate Roma, Milan, Napoli e Samp, a mettere tutti d’accordo ci penseranno Juve e Lazio a capodanno. Due test interessanti, specie quello dello Stadium, ormai alle porte. A Spalletti vorrei dire però che il punto di non ritorno è stato già toccato da un pezzo. Non grazie a una graduatoria che dona suggestione e nemmeno per la naturalezza con la quale Icardi fa piangere i portieri avversari. Non per l’applauso di San Siro a Nagatomo, le “armi da fuoco” di Suning e il blasone del club. Ma per tutte queste cose insieme. Tutte, in blocco, non lasciano scampo. L’Inter non può più tornare indietro e auto-dilaniarsi come ha spiacevolmente mostrato nel passato recente. Quindi sì, Lucio, avanti senza tregua.

A Cagliari sarà meglio non farsi tentare da quell’azzurro che non capisci mai dove termina il mare e comincia il cielo. Da più di sette anni a questa parte, quando di mezzo c’è la Beneamata, il trend dei rossoblù ha subito una piacevole mutazione. L’1-5 di marzo ha le sembianze di un faro in mezzo ad un oceano di sofferenze. In fondo, gli ultimi 360 minuti raccontano di un andirivieni kubrickiano: vince chi gioca fuori. Insolito. E adesso di più. Si viaggia verso il tutto esaurito alla Sardegna Arena, dove la ciurma del capitano Diego Lopez, da quando ha messo piede sul veliero, ha sempre portato a casa il bottino pieno. Da quelle parti tira un’aria profumata e decisamente aggraziata.

Non molto diversa rispetto a quella respirata ad Appiano nei giorni scorsi. Gli Highlander nerazzurri non perdono da quindici turni di A, la striscia più lunga da febbraio 2008. Mai nessuno, prima di Spalletti, aveva fatto meglio nelle prime tredici giornate di campionato, esclusa l’Inter di Olivieri nella stagione 1950-51, con 11 vittorie, 1 pari e 1 ko che comunque non bastarono per vincere il titolo. Lo spread dalla stagione scorsa è clamoroso: 15 punti, 7 gol in più e 5 sconfitte in meno. E poi c’è quell’intramontabile vizio del gol ai sardi: solo una volta negli ultimi 30 match i nerazzurri sono rimasti a secco. Insomma, stando ai numeri non ci sarebbe storia. Ma noi, e non solo noi, sappiamo che le storie, quelle belle, vivono di intrecci dell’ultimo minuto, molto prima che di copioni logicamente strutturati.

Come il calendario, per il momento favorevole ai nerazzurri: con tutto il rispetto per Cagliari, Chievo e Udinese, la Juve e la Lazio sono ben altra cosa. Ecco perché fallire ora non è ammesso. Si spera lo tenga bene a mente pure Icardi che, da quando veste la maglia nerazzurra, sull’isola non ha ancora sbagliato un colpo. I più intransigenti però non la smettono di sovraccaricare la “pochezza” offensiva di Maurito non appena questo mette piede lontano dal Meazza. Sì, va bene, l’argentino fuori casa non segna su azione da agosto, ma è pur vero che la stragrande maggioranza di dette partite, l’Inter ha scelto di affrontarle con schemi non congeniali al serpente. Meno proposizione, più sacrificio. Meno ripartenze, più contenimento. Così la porta si allontana per forza. Quello di stasera potrebbe essere proprio quel tipo di match. Luciano da Certaldo ha già sciorinato lampi di 4-3-3 nel secondo tempo contro l’Atalanta. La chiave per neutralizzare il centrocampo a cinque di Lopez sarà, per l’appunto, il trequartista. Per tale motivo il tecnico probabilmente sceglierà Gagliardini e non Brozovic, dando a Borja la possibilità di abbassarsi con lo scopo di addensare il centrocampo.

Un principio di gioco sposato appieno anche dai palati più fini. In ottica mercato (di gennaio), Ramires e Pastore non sono infatti nomi buttati lì per caso. Entrambi sanno far gol ed entrambi (il Flaco più del brasiliano) hanno le caratteristiche da play aggiunto. A meno di miracoli, poco auspicabili alla Pinetina, presto Joao Mario inizierà a valutare nuovi percorsi. I suoi atteggiamenti ora probanti, ora lassisti, non scaldano più i cuori di nessuno, neppure il suo. Per Sabatini e Ausilio, constatate le aperture dei diretti interessati a Parigi, diventa un’occasione irripetibile per consegnare a questa squadra un ulteriore tassello di qualità purissima. Aspettare non giova mai. E già da un pezzo l’Inter ha raggiunto il punto di non ritorno.