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#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: Joey Barton, biggest bad boy della Premier

#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: Joey Barton, biggest bad boy della PremierTUTTO mercato WEB
mercoledì 13 maggio 2020, 01:05Serie A
di Simone Bernabei
#iorestoacasa - Tuttomercatoweb.com propone ai suoi lettori delle storie di calcio per tenerci compagnia in queste giornate tra le mura domestiche

Come spesso capita, la Premier League è il setting perfetto per trovare storie e racconti di calcio. E uno di questi non può che riguardare la tracotante carriere di Joey Barton. Un centrocampista english style, uno dei tanti che ha salvato la propria vita proprio grazie al calcio. “Ho dovuto scegliere fra tre strade: fare l’artigiano, il calciatore o quella della droga”, confessò Barton in interviste passate. Lo sport ha avuto il sopravvento, ma un bad boy non è un vero bad boy se non segue la sua indole e ricasca (più o meno) ciclicamente nelle proprie debolezze. E per qualcuno, Joey Barton, è stato il biggest dad boy della Premier League. Il più grande, o il peggiore se preferite, di sempre.

Le storie di Huyton e il calcio come ancora di salvezza - Agli albori degli anni ’80 Huyton, agglomerato della periferia di Liverpool, era uno dei sobborghi più malfamati d’Inghilterra. Nacque qui con i suoi 3 fratelli e in varie occasioni è stato lui stesso a sottolineare quanto violento fosse quell’insediamento nato grazie all’espansione industriale. I ragazzi si cimentavano in combattimenti clandestini nei cortili interni delle abitazioni e fuori, nelle strade, droga e altrettanta violenza. Nel 2005 il fratello Michael ed il cugino Paul furono arrestati per l’omicidio, con sfondo raziale, di Anthony Walker, adolescente di origini giamaicane. Un contesto piuttosto complesso che fece da sfondo ai suoi primi anni di vita e che inevitabilmente lo ha segnato in modo marcato. Poi come detto ecco lo sport a salvare tutto: era una promessa del rugby, ma scelse il calcio col sogno Everton.

Il non esordio col Manchester City - Nacque come centrocampista di sostanza, o meglio di rottura. Il suo temperamento e i suoi tackle era perfetti per questo ruolo. Ma col tempo ha affinato la tecnica, iniziando ad entrare con regolarità nelle statistiche di assist e gol. E affermandosi per alcuni anni, con annessi premi e riconoscimenti individuali, come uno dei centrocampisti più completi ed efficaci dell’intero campionato. Non a caso entrò nel giro della nazionale, mica semplice di quei tempi. Nel ’99 arrivò nell’academy del Manchester City. Nonostante i dubbi del club, nel 2002-2003 firmò un contratto pro e passò in prima squadra. Novembre 2002, Kevin Keegan vuol mandarlo in campo per il debutto nel secondo tempo contro il Middlesbrough: Barton era pronto, ma non trovò la sua maglia numero 41 lasciata in panchina durante l’intervallo (l’unica disponibile) e così gli fu vietato di entrare. Chi ben comincia…
Nel finale di stagione divenne un titolare, firmò il rinnovo e l’anno seguente conquistò l’Under21. In un match di FA Cup contro il Tottenham arrivò anche il suo primo (e di certo non ultimo) cartellino rosso. Motivo? Aveva discusso troppo animatamente con l’arbitro negli spogliatoi, durante l’intervallo. Ma la stagione finì sportivamente molto bene. Il 2004-2005 sarà invece l’anno in cui si vedrà l’altra faccia di Barton: prima la rissa durante la preseason col Doncaster Rovers, poi il fattaccio alla festa di Natale del club. L’alcool scorreva copioso e Barton beccò un giovane, Jamie Tandy, che stava cercando di bruciargli la camicia. Risultato? Il povero ragazzino delle giovanili si beccò una sigaretta accesa nell’occhio come punizione. Il City ovviamente lo multò: 60 mila sterline, un mese e mezzo di stipendio.
Nel 2005 le bravate extra campo proseguirono e fu costretto ad entrare in una clinica specializzata nel controllo e nelle repressione della rabbia in sportivi professionistici. La terapia funzionò almeno fino al dicembre del 2006, quando fu espulso per un intervento criminale a doppia gamba tesa nei confronti di Abdoulaye Faye del Bolton. Quell’anno però fu ricordato anche per il sedere mostrato ai tifosi dell’Everton durante la partita e per l’esultanza con Bernardo Corradi: dopo il gol, l’attaccante italiano staccò la bandierina del calcio d’angolo e simulò una sorta di investitura cavalleresca nei confronti di sir Joey Barton, colui che gli aveva fornito l’assist. Nel maggio 2007 l’episodio che pose fine alla sua esperienza col City. Durante un allenamento si rese protagonista di un’incredibile rissa col compagno di squadra Ousmane Dabo che ebbe la peggio e finì in ospedale. Qualche settimana dopo fu ceduto al Newcastle per 6 milioni di euro.

74 giorni di carcere da calciatore - Il rapporto col tecnico Sam Allardyce fu buono fin da subito, ma il 27 dicembre 2007 la doccia fredda. Fu fermato per il pestaggio di due uomini nel centro di Liverpool alle 5.30 del mattino, ad incastrarlo le immagini di una telecamera a circuito chiuso. Il 20 maggio 2018 fu condannato a 6 mesi di prigione, anche se in cella rimase solo 74 giorni. Tornò in libertà il 28 luglio del 2008. Nel frattempo, era scaduta la squalifica di 4 mesi per la rissa con Dabo. La partita del ritorno fu il 30 agosto contro l’Arsenal e subito andò in scena un parapiglia con Samir Nasri. E subito dopo arrivò un’ulteriore squalifica, sempre per l’attacco a Dabo, di altre 6 settimane. Al suo rientro aiutò il Newcastle ad uscire dalla zona retrocessione, poi due infortuni piuttosto seri lo tennero fuori fino al maggio del 2009: il 5, giorno del rientro in campo contro il Liverpool, fu espulso per un faccia a faccia con Xabi Alonso. A questo seguì un duro confronto col tecnico Alan Shearer, accusato dallo stesso Barton di essere “un manager di merda con tattiche di merda”. Il club lo mise fuori rosa e gli fu ordinato di restare alla larga dalla squadra. Alla fine rimase ai Magpies fino al 2011, fra infortuni, retrocessioni e promozioni, cartellini rossi e sfuriate pubbliche. Passò al QPR e per un po’ le cose sembrarono funzionare, con Barton che fu capitano della squadra per diversi mesi. Poi la clamorosa e chiacchierata rissa contro il Manchester City di Balotelli all’ultima gornata lo allontanarono dai londinesi. Nell’agosto 2012 passò in prestito all’Olympique Marsiglia, a novembre segnò il primo gol contro il ‘Gladbach in Europa League. A fine stagione tornò al QPR e vi restò fino all’estate del 2015. Nel maggio 2016 passò ai Glasgow Rangers, nel novembre dello stesso anno rescisse il contratto e tornò al Burnley. Lì giocò ancora qualche mese, prima della sospensione agonistica di 18 mesi legata alla violazione di alcune leggi sulle scommesse.

Il pestaggio in Thailandia, le botte con Dabo, la rissa in spiaggia al proprio addio al celibato… - Tante, troppe, infinite le storie e gli aneddoti riguardanti il centrocampista della periferia di Liverpool. Come detto da molti è considerato the biggest bad boy della Premier League e alcuni di questi fatti potranno far capire meglio il perché, nel caso non fosse chiaro.
Nel 2004 la rissa in amichevole con Doncaster e l’episodio del mozzicone nell’occhio a Jamie Tandy alla festa di Natale del City. Nel 2005 ruppe una gamba ad un pedone con una manovra avventata nel centro di Liverpool alle 2 di notte. In estate fu rispedito a casa durante una tourneé in Thailandia per aver picchiato un 15enne tifoso dell’Everton che lo stava insultando. Nel 2006 si abbassò i pantaloni mostrando il fondoschiena ai tifosi dell’Everton e attaccò i compagni della Nazionale inglese per l’uscita di diverse autobiografie: “L’Inghilterra non ha fatto niente al Mondiale, perché scrivono libri? ‘Siamo stati eliminati ai quarti e io ho fatto schifo’… Chi lo leggerebbe? Io no di certo”. Fra i più criticati c’era senza dubbio Frank Lampard. Nel 2007 fu arrestato per aver picchiato un tassista. Quindi ecco la rissa col compagno di squadra Ousmane Dabo durante un allenamento. A dicembre l’arresto per aver pestato due persone all’uscita da un McDonald’s. Nel 2008 fu condannato a sei mesi di prigione, resterà in carcere solo 74 giorni. Al suo rientro in campo, viene accusato di insulti razzisti verso Agbonlahor dell’Aston Villa, un esperto interprete del linguaggio labiale lo scagionerà. Nel 2009, al rientro da un lungo infortunio, viene espulso per un intervento su Xabi Alonso e allontanato dalla squadra per un duro alterco con Alan Shearer. Nel 2010 viene squalificato per un pugno nel petto a Morten Pedersen del Blackburn. Nello stesso anno la FA lo mise sotto controllo per un “gesto osceno” nei confronti di Fernando Torres del Liverpool. Nel 2011, da capitano del QPR, critica apertamente Karl Henry del Wolverhampton (chiamandolo in modo irriverente Kelvin): “Nessuno aveva idea di chi fosse finché non ha iniziato a prendermi a calci”. Quindi risponde negativamente alla FA che gli aveva chiesto di usare un linguaggio più ‘pulito’ sui social network. Nel 2012 viene espulso per aver dato una testata a Bradley Johnson del Norwich ma, soprattutto, si rende protagonista di quella famosa scenata sul campo durante QPR-Manchester City. Nell’ordine: gomitata a Tevez, cartellino rosso, calcio ad Aguero, tentativo di testata a Kompany e tentativo di aggressione a Balotelli. Risultato? 12 giornate di squalifica e fascia da capitano tolta. Il 2013 è l’anno del prestito al Marsiglia: litigio con Ibrahimovic e imitazione del naso dello svedese. Offese a Naymar, definito “un Justin Bieber del calcio, buono solo per YouTube”. E quindi lo scambio di battute via social con Thiago Silva, con Barton che mise in dubbio la sua natura sessuale con battute di cattivo gusto. Nel 2014 viene colpito da una bottiglia di plastica lanciata dagli spalti, nel 2016 passa ai Rangers ma viene allontanato ben presto per una accesa discussione con Andy Halliday in allenamento. Nel 2017 viene squalificato 18 mesi per calcioscommesse. Nel 2019, da tecnico del Fleetwood Town, viene accusato di violenza nel tunnel degli spogliatoi nei confronti del tecnico avversario Daniel Stendel.

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