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#iorestoacasa - TMW consiglia: "A alegria do povo", un'ode all'estro di Garrincha

#iorestoacasa - TMW consiglia: "A alegria do povo", un'ode all'estro di GarrinchaTUTTO mercato WEB
martedì 21 aprile 2020, 07:10Serie A
di Michele Pavese

Nel cimitero di Raiz da Serra, alle porte di Rio de Janeiro, è sepolto un uomo che il Brasile ha amato come nessun altro. Anzi, era sepolto, perché delle sue spoglie, custodite in una anonima tomba, non c'è traccia da quasi tre anni. Quell'uomo è Manoel Francisco Dos Santos, da tutti conosciuto come Garrincha, e su quella tomba c'è un epitaffio che recita "Aqui descansa em paz aquele que foi a alegria do povo". Allegria del popolo, l'angelo dalle gambe storte, il Chaplin del calcio o semplicemente Manè: Garrincha è stato il simbolo del calcio brasiliano nell'epoca di massimo splendore, insieme all'amico Pelè, con cui vinse due titoli mondiali. L'ala destra leggendaria, dal dribbling letale, che morì a 49 anni a causa della cirrosi epatica, in uno stato di totale indigenza e degrado.

A lui, nel 1962, il regista Joaquim Pedro de Andrade ha dedicato il suo documentario, dal titolo "A alegria do povo". È l'anno forse più bello della carriera del funambolo di Magé, quello in cui trascina praticamente da solo i verdeoro alla conquista della Coppa del Mondo in Cile. Il narratore racconta la vita del calciatore a partire dall'infanzia difficile, condizionata da tanti problemi di salute, fino all'inattesa e inarrestabile ascesa. Dal 1958 al 1962, Garrincha diventa un idolo, come e forse più di O Rey ma, come tanti altri colleghi, si lascia ben presto catturare dai mostri: la fama, le belle donne e l'alcol lo trascineranno in miseria. Il calcio non è l'unico protagonista dell'opera, perché c'è spazio anche per la denuncia nei confronti di chi (la politica) manipola le menti attraverso la passione genuina per lo sport più seguito.

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