© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
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Padrona d'Europa e del Mondo negli scorsi anni, la Spagna è certamente uno dei principali modelli da seguire per l'Italia. Le Federazioni, RFEF e FIGC, hanno avuto negli ultimi tempi entrate pressoché simili ma i risultati sportivi sono stati profondamente diversi. Questo grazie anche a una tematica da lungo discussa all'interno delle alte stanze del pallone nostrano ma che, ancora, fatica a trovare una sua definizione e realtà: le seconde squadre.
I campioni del Mondo e d'Europa - Un dato significativo ci fa tornare al Mondiale del 2010. Una rosa di 23 giocatori dove ben 20 erano passati dalle seconde squadre delle grandi spagnole. In quella Spagna, solo Marchena, Torres e Fabregas non avevano mai giocato in una squadra B.
Come funzionano le seconde squadre - La regola è semplice e chiara: la seconda squadra è possibile ma deve essere iscritta in un campionato almeno al di sotto rispetto a quello della prima. Banalmente: il Barça B non potrà mai andare oltre la Segunda Division. Non ci sono limiti di età e sono possibili, senza termini temporali, trasferimenti di giocatori Under 23 o Under 25 con contratto pro. Le squadre B, o anche C (nel caso di Barcellona e Real Madrid in particolare), detto della distanza dalla prima squadra, possono però retrocedere ma in caso di retrocessione della prima, scalano matematicamente nella serie inferiore.