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La favola della Serie A a 18 squadre

La favola della Serie A a 18 squadreTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
sabato 23 settembre 2017, 06:452017
di Andrea Losapio

C'è una netta frattura fra le società di Serie A. Le grandi vorrebbero un ritorno a diciotto squadre, come del resto era prima della famigerata annata con sei (!) promozioni dalla Serie B. Meglio ancora se sedici. Le piccole, abituate ad addentare il palcoscenico in pieno stile mordi e fuggi (perché il balzo economico è troppo grande e non è semplice reggere l'urto), preferiscono, giustamente, sognare di potere arrivare all'apice, laddove economicamente c'è davvero una grande differenza con la B.

I PRO - Ipotizzando uno scenario irrealistico, di una Serie A a 18 squadre e una sola retrocessione (come detto ieri da Aurelio De Laurentiis), si eliminerebbero alcune partite pressoché scontate, dall'appeal minimo per le grandi, ma molto importanti per le piccole. Un Crotone-Juventus o un Benevento-Juventus, partite da tutto esaurito, sarebbero praticamente cancellate. Però almeno un 20-30 milioni di euro andrebbero nelle tasche delle altre 18 squadre, con una media ponderata di circa 2 milioni a squadra (di altissima classifica). Con quattro club in meno - quindi sedici totali - la torta da ridistribuire sarebbe di 80, per quelle di altissima classifica 7-8 milioni, per le ultime di 3-4.

I CONTRO - Si parla, sia per le squadre top che per le ultime, di un aumento davvero minimo, di fronte però all'incubo di retrocedere. Certo, con una sola squadra, di fatto, blocchi gli addii alla Serie A e crei una palude, una élite. Perché se per caso capita la stagione sfortunata (in Europa è capitato al Villarreal, ma anche al Newcastle o al Monaco in tempi meno recenti) tornare su è davvero difficile. A meno che tu non sia il Milan o l'Inter, che però avrebbero dei danni impossibili da quantificare con bilanci che, attualmente, soffrono a quota 240 milioni: nell'eventualità impossibile di una retrocessione dell'Inter, i nerazzurri passerebbero da 80 milioni di diritti televisivi a praticamente zero, con sì un paracadute da una ventina, ma centinaia persi per strada per gli sponsor.

LE POSSIBILI SOLUZIONI - Quattro retrocessioni, le prime due dirette, altre due con il meccanismo degli spareggi che la Bundesliga ha, da parecchi anni, introdotto. La terzultima contro la terza di B, la quartultima contro la quarta. In Germania c'è solo uno spareggio, ma ci sono 18 squadre e una ridistribuzione dei diritti televisivi differente rispetto alla nostra, se pensiamo che il Lipsia percepisce 29,6 milioni di euro e il Bayern Monaco quasi 100: il taglio della torta si basa sui risultati sportivi degli ultimi cinque anni e non sul bacino d'utenza. E il Lipsia ne prende ben 16 in più dell'ultima in Italia: il Crotone l'anno scorso ne ha percepiti 13. Parliamo però di un campionato che ha già un padrone e, solitamente, tre o quattro posizioni ben definite con il Borussia Dortmund e lo Schalke sempre in prima fila.

LA TORTA - Il miliardo di euro che va alle società italiane è il problema, è l'oggetto del discutere. La Serie B italiana, di fatto, viene vista da pochi spettatori. Ed è un prodotto invendibile all'estero. Quindi l'intenzione sarebbe quello di creare una sorta di super campionato, con franchigie ben riconoscibili fuori dall'Italia, di modo che di qui a due-tre anni il pubblico estero - perché è quello l'obiettivo dei De Laurentiis e degli Agnelli - si affezioni alle squadre, creando ancor più brand. Un modello in stile NBA che garantirebbe la perpetuabilità del sistema stesso e delle "franchigie" all'interno del campionato.

CHI VOTEREBBE SI - Le grandi, dall'Inter al Milan, passando per il Napoli, la Roma e la Juventus. Forse anche la Lazio e la Fiorentina. Ma queste sette squadre, di fatto, non bastano per far passare una riforma del genere. Perché l'Atalanta, attualmente molto di moda, per anni ha navigato intorno al tredicesimo, quindicesimo posto. Insomma, il rischio di retrocedere (e di non fare un anno come quello della stagione scorsa) sarebbe amplificato, perché le prime sei posizioni sono già - più o meno - prese. Con una A a 16, al momento sarebbero eliminate Benevento, Verona, Crotone, Genoa e Udinese, quintultima e retrocessa, lasciando la Spal in A. Sassuolo, Chievo e Bologna rischierebbero sempre, così come il Cagliari. A venire inghiottite potrebbero essere Sampdoria e Atalanta, appunto. Il risultato? Una A che comunque finirebbe con una retrocessione, lasciando a parecchie squadre l'impossibilità di lottare per un obiettivo già a gennaio. Come ora del resto.

SOLUZIONE - Invece di abbassare le squadre, sarebbe meglio importare una migliore ridistrubizone dei diritti televisivi per lasciare che anche i club di minor cabotaggio possano permettersi giocatori di livello alto, invece che soffocarle ulteriormente. Se ci fosse un range dagli 80 milioni ai 40, invece che dai 100 ai 13, il campionato ne gioverebbe molto. Nessuno vedrebbe mai un film giallo dove nella copertina c'è già il nome dell'assassino. Per ora il nostro campionato è così e lo è da 7 anni. E la competitività in Europa? Difficile fare peggio degli ultimi anni, perché solo la Juventus è riuscita a raggiungere due finali, negli ultimi 6 anni delle due competizioni europee. Un po' pochino per lamentarsi, vero De Laurentiis?