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La posizione di Kulusevski? Sempre la stessa, tranne quando ha segnato. E pesa il dualismo

La posizione di Kulusevski? Sempre la stessa, tranne quando ha segnato. E pesa il dualismoTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
martedì 1 dicembre 2020, 17:00Serie A
di Ivan Cardia

“Da quando è alla Juventus, ha sempre giocato nella stessa posizione, se magari qualcuno non l’ha visto”. Così Andrea Pirlo, tecnico bianconero, ha risposto a chi gli chiedeva quale fosse la posizione ideale per Dejan Kulusveski. Partito col botto grazie alla rete all’esordio contro la Sampdoria e poi col passare delle giornate diventato un po’ punto interrogativo nelle alchimie tattiche bianconere. Più per il rendimento che per la posizione, effettivamente.

Trequarti esterno, con libertà di offendere. Cercare di individuare la posizione dell’ex Parma senza guardare al quadro generale di una Juventus fluida, in effetti, lascia il tempo che trova. Perché, se tanto si è dibattuto sullo schieramento della difesa juventina, a tre o a quattro, lì davanti le cose sono un po’ più chiare. O forse un po’ meno chiare, sta di fatto che il principio guida è quello di una sorta di disordine organizzato, all’interno del quale i giocatori di maggior qualità si vadano a cercare il loro posto al sole. Nel caso di Kulusevski, partendo dalla destra per poi fare male al centro, inserendosi col piede invertito.

I due gol da posizione diversa. Andando a spulciare le heat map della stagione dello svedese, finora, il campo conferma: quello di Kulusevski si “riscalda” soprattutto sulla fascia destra e poi anche al centro. Il movimento tipico, per tornare a una terminologia forse un po’ anni ’90 ma abbastanza chiara, di un’ala destra che abbia nel mancino il proprio piede forte. Curiosamente, però, le due reti siglate dal talentino bianconero sono arrivate proprio quando ha giocato in maniera leggermente diversa. La prima contro la Sampdoria, quando lo schieramento era più vicino a un 3-4-2-1 che al 4-4-2 attuale, e Kulusveski ha agito principalmente al centro. La seconda contro il Verona, quando invece, da subentrato, ha giocato sull’out opposto, quello sinistro, mettendo in crisi la retroguardia scaligera.

Pestarsi i piedi. Più che della posizione di Kulusevski in sé, in realtà, ci sarebbe da guardare a un’altra tendenza, sfoderata quando si è trovato a giocare in compagnia di Paulo Dybala: insistere sulle stesse zolle di campo. L’esempio più eclatante è la gara persa col Barcellona in Champions, ma spesso e volentieri il 10 e il 44, simili pur nelle loro diversità, hanno finito troppo spesso per sovrapporsi. Un dualismo del quale, finora, non ha beneficiato nessuno.

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