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Le grandi trattative dell’Inter - 1988, Brehme: il turbo tedesco che raggiunse Facchetti

Le grandi trattative dell’Inter - 1988, Brehme: il turbo tedesco che raggiunse FacchettiTUTTO mercato WEB
mercoledì 22 aprile 2020, 09:10Serie A
di Alessandro Rimi

Terzino di sinistra ambidestro, mediano all’occorrenza, uno di quelli avanzati tatticamente, letale nelle punizioni, freddo quando si trattava di andare a calciare dagli undici metri. Serio, turbo, tedesco. Veterano quando arriva all’Inter di Pellegrini presidente e Trapattoni allenatore confermato dalla dirigenza nonostante precedentemente avesse convinto poco. E, invece, in quelle settimane estive dell’88, prendeva forma la stagione storica dei record. Stanco della Bundesliga, nonostante il club nerazzurro gli offrisse uno stipendio identico a quello già percepito al Bayern Monaco, Andreas Brehme si lascia convincere dal compagno e connazionale in Baviera Matthaus ad accettare la nuova sfida nel campionato italiano. Lo aveva prima scartato la Sampdoria, nientemeno. Per motivi di alcol, si diceva. L’Inter se ne infischia e tira fuori quasi 2 miliardi di lire pur di convincere il Bayern di Fritz Scherer a mollare pure lui, dopo il freschissimo successo in campionato.

Innesto di vitale importanza perché non fosse per le folli cavalcate sul binario di sinistra, dei cross al millimetro come se piovesse, delle ripartenze immediate favorite dal cambio di passo del laterale di Amburgo, Serena non avrebbe mica gonfiato la rete ben 22 volte in Serie A, raggiungendo il titolo di capocannoniere. Brehme non è solo colui il quale ha regalato il Mondiale alla sua Germania calciando il rigore decisivo nella finale di Roma contro l’Argentina di Maradona, quando proprio Matthaus e Völler non se la sentivano di batterlo. È soprattutto l’elemento che sa sorprendere quando nessuno se lo aspetta. L’unico in grado di far dimenticare, per un po’, Giacinto Facchetti. Il solo sempre presente e determinante perché l’Inter riuscisse a vincere quel titolo, seguito poi dalla Supercoppa Italiana e dalla Coppa Uefa del ‘91 firmata Ottavio Bianchi. È, sicuramente e insieme a Cipe, il più grande esterno mancino che l’Inter (e l’Europa tutta) abbia mai conosciuto negli ultimi trent’anni di calcio.

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