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Le grandi trattative dell’Inter - 1988, Lothar Matthäus: il simbolo dei Record

Le grandi trattative dell’Inter - 1988, Lothar Matthäus: il simbolo dei RecordTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 20 marzo 2020, 09:10Serie A
di Alessandro Rimi

Indimenticabile, indissolubile, inimitabile l’Inter dei Record. Quattro anni a mani vuote, Ernesto Pellegrini e Peppino Prisco vogliono vincere. Un modo per mettere un freno ai successi della Juventus di Platini, del Napoli di Maradona e del Milan degli olandesi (ancora senza Rijkaard), era buttarsi sul mercato e comprare campioni veri. Gente dalla mentalità vincente. A ruota arrivano: Berti, Bianchi, Díaz, Brehme e tale Lothar Matthäus. Centrocampista totale: tecnico, tatticamente brillante, mediano, mezzala, trequartista, poi libero, interditore, costruttore, rifinitore, dinamico, aggressivo, leader. Il dieci che mancava. Un acquisto straordinario per l’Inter di Trapattoni, pagato al Bayern Monaco circa 7 miliardi di lire. Un’operazione illuminante condotta dall’inizio alla fine dall’allora ds nerazzurro Giancarlo Beltrami. Innesto perfetto per il centrocampo del Trap che giocava come oggi gioca Conte: 3-5-2 con i laterali a tutta fascia scelti apposta sul mercato e mezzali di rottura, ma pure straordinariamente efficaci nello strappo per andare in gol (9 Lothar, 7 Nicolino Berti).

La cavalcata dell’armata nerazzurra resterà nella storia e quella storia, nel momento più importante, nella gara scudetto a San Siro contro i partenopei di Diego, la decise proprio il trattore tedesco. L’Inter doveva vincere, era stata imbastita con meticolosità per farlo, al Meazza è 1-1 di gol e di legni, poi la punizione-saetta dai 20 metri di Matthäus che vale il titolo. Con lui arriverà anche la Supercoppa Italiana (anche se non in campo) e, al terzo anno a Milano, una Coppa UEFA che regalò nuovamente all’Inter quel respiro internazionale che non si vedeva da tempo. Maradona lo definirà “il miglior avversario che abbia avuto in tutta la mia carriera”. Pallone d’Oro con la maglia nerazzurra, campione del mondo con la sua Germania. Un giocatore contemporaneo, alle porte della modernità del football.

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