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Le grandi trattative dell’Inter - 2012, Handanovic è il post Cesar. Manca un trofeo

Le grandi trattative dell’Inter - 2012, Handanovic è il post Cesar. Manca un trofeoTUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
lunedì 30 marzo 2020, 09:10Serie A
di Alessandro Rimi

Ennesima rivoluzione post-triplete. In panchina, dopo il trio Gasperini-Ranieri-Stramaccioni, se non altro Moratti sceglie di non cambiare con la conferma dell’ex tecnico della Primavera dell’Inter. Sul mercato invece, alle partenze di lusso forgiate nella nostalgia più pura, il presidentissimo acquista Handanovic, Silvestre, Pereira, Palacio e Pazzini (dal Milan al quale va in cambio Cassano). Pochissimi rimarranno nella storia nerazzurra. La stagione appare dannata. I soli 9 punti nelle prime 7 giornate, le cessioni di Julio Cesar, Maicon, Cordoba, Lucio e, a gennaio, Sneijder e Coutinho (regalato al Liverpool), l’infortunio di Milito, la mancata qualificazione dopo quattordici anni alle coppe europee, l’invocazione al ritorno di Mourinho che risuona pesante dalla Nord. L’Inter del triplete non esiste quasi più.

C’è comunque la convinzione che, nel disastro degli anni a venire, quella del portiere sia stata la scelta più azzeccata da Madrid in poi. Samir, pagato 11 milioni di euro più la comproprietà del ‘91 Davide Faraoni, sbarca ad Appiano Gentile alla veneranda età di 28 anni. Non più un ragazzino, certo. Una valanga di presenze con l’Udinese, fino all’ultima stagione con il 3° posto dietro a Juventus e Milan e un preliminare di Champions smarrito contro l’Arsenal. Con Guidolin il livello aumenta e si consacra come uno dei migliori portieri in Italia. E’ lui, perciò, l’erede di Cesar che, rispetto al suo successore, in nerazzurro in poco tempo ha vinto tutto. Al contrario, il gigante sloveno non ha mai visto alcun oro a San Siro. Il tempo gli regala il debutto in Champions League, il rispetto dei tifosi, dei compagni, della stampa e di tutto l’ambiente che ruota attorno all’Inter. La vicenda Icardi lo porta a ereditarne la fascia di capitano. Manca però il primo trofeo che vale la firma, il segno di una permanenza lunga, goduta e sofferta.

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