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Le grandi trattative della Fiorentina - 1972, il mancato granata Antognoni diventerà leggenda

Le grandi trattative della Fiorentina - 1972, il mancato granata Antognoni diventerà leggendaTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
sabato 16 maggio 2020, 15:10Serie A
di Dimitri Conti

Onora il padre. Ancora oggi, se guardate in direzione Curva Fiesole, potrete notare almeno uno stendardo che cita queste tre parole e sul quale campeggia la gigantografia di Giancarlo Antognoni, simbolo ed icona della Firenze del calcio. Non tutti però sanno, o ricordano, che in teoria colui che si sarebbe poi iscritto alla storiografia del calcio fiorentino quale Unico Dieci, avrebbe potuto essere rappresentante a vita di un'altra realtà, quella del Torino. Sì, perché a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, il 15enne Antognoni era stato acquistato dalla società granata.

Umbro, nativo di Marsciano nel perugino, Antognoni si era spostato in giovanissima età in Piemonte, seppure l'avventura con il Toro praticamente non sia mai partita davvero. Neanche il tempo di disputare un'amichevole, infatti, per quel ragazzino dotato di talento ma ancora acerbo, era già tempo di cambiare aria, e trasferirsi nella vicina Asti, in compartecipazione, nell'omonimo club che aveva anche una curiosa dicitura nel nome: Ma.Co.Bi. Un paio d'anni lì, a crescere e formarsi, prima del grande salto verso quella che diventerà casa sua nei cinquant'anni successivi. Firenze.

A diciott'anni appena compiuti, ecco arrivare la prestigiosa chiamata della Fiorentina, che in lui aveva intravisto il giusto materiale umano per provare a scrivere una storia simile a quella di tre anni prima, di quello Scudetto conquistato da un gruppo di ragazzini terribili. E allora il presidente Ugolino Ugolini, dopo aver ottenuto la metà granata rapidamente, versa ben 435 milioni di lire nelle casse del club astigiano garantendosi Antognoni, che sin da subito - esordendo con la numero 8, prima di cucirsi sulla pelle il 10 per sempre - impressionò gli addetti ai lavori per classe e personalità. In primis il Conte Liedholm, che stravedeva per lui e si prese la briga di farlo debuttare.

Si inaugurava un ciclo che lo avrebbe visto vestire quella maglia per quindici anni, conquistandosi un posto di rilievo nell'Olimpo viola: in quanto a trofei giusto una Coppa Italia e uno Scudetto sfiorato, ma perso in maniera controversa all'ultima giornata. Il pieno però l'ha fatto dell'amore del popolo fiorentino, che in lui ha visto una speciale bandiera e un campione dotato di un piede magico, che nel corso della sua carriera ha rischiato la vita per Firenze, in un pericolosissimo scontro di gioco con il portiere genoano Martina, dicendo peraltro più volte di no a realtà Juventus e Roma. Anche una volta appesi gli scarpini al chiodo, una presenza (quasi sempre) costante, con molteplici posizioni ricoperte negli anni sotto varie proprietà: osservatore, team manager, direttore generale, addirittura traghettatore in panchina fino ad arrivare all'attuale veste di club manager. Ridurlo a un semplice e singolo ruolo, però, sarebbe onestamente ed estremamente delittuoso.

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