Maratona da record e cento metri da incubo. Le due facce di Max Allegri
Centosedici partite vinte sulle centosessantasette vissute sulla panchina della Juventus. Massimiliano Allegri ha steccato alcuni degli acuti più importanti, non ultimo quello della Supercoppa Italiana. Però il 69,46% delle partite vinte sulla panchina bianconera racconta di un ciclo profondamente vincente. Il problema sono le sfide decisive, i novanta minuti che contano: due ko in Champions League, due Supercoppe. Nello scontro diretto, quello del dentro o fuori con la Coppa a far da spettatrice d'onore, solo tre Coppe Italia e due volte la Supercoppa. Allegri è maratoneta, uomo da lunghe distanze, ma che patisce i cento metri. E' più kenyota che giamaicano, spesso parte da diesel ma conclude col turbo.
Nello scatto bruciante, fatica a imporre il proprio gioco, s'affida ai lampi dei geni come accaduto due giorni fa con Dybala contro la Lazio. Ma non basta. E' il tassello, importante, pesantissimo, che gli manca. Perché nelle sfide da 180 minuti, sa gestire pressione, tattica e doppio impegno. Nei 90 no. Per diventare grandissimo, deve solo imparare, ora, a vincere le finali.