Mazzarri, rinnovo congelato: e ora per il Torino il trittico più delicato
Sui social monta la rabbia granata. Se contro il Lecce si poteva avere la paura delle vertigini da primato, contro la Samp il “giallo” del fallo su Lyanco, a Parma l’attenuante dell’inferiorità numerica per oltre un’ora di gioco, dopo Udine non esistono alibi. Una squadra spenta e senza idee, che non ha creato nulla e non ha mai dato nemmeno la sensazione di voler conquistare i tre punti. Quattro sconfitte nelle prime otto giornate certifica il dato peggiore da più di undici stagioni a questa parte: soltanto nel 2008/2009 furono di più (cinque), mentre ad oggi sono già stati superati gli scivoloni esterni (tre) rispetto a tutto lo scorso campionato (appena due). I tifosi sono furiosi, tra gli hashtag più in voga c’è “#MazzarriOut”, chiaro segnale di chi sia il responsabile principale secondo la piazza. E anche il presidente Cairo, pur senza dichiarazioni ufficiali, sta cominciando a riflettere sul futuro del suo allenatore. Mai come ora, infatti, il rinnovo e Mazzarri sono stati così distanti.
Prolungamento congelato - Parlare e ipotizzare un esonero è oggettivamente prematuro, ma che tra via Arcivescovado e gli uffici milanesi del patron siano giorni di valutazioni è realistico. Nessuno può essere soddisfatto del peggior avvio degli ultimi cinque anni: due punti in meno rispetto alla scorsa stagione, tre rispetto al 2016/2017 e al 2015/2016, per trovare dieci punti in otto partite bisogna tornare all’anno dell’Europa League. E pensare che il calendario, fino a questo momento, non è nemmeno stato così proibitivo. In più c’è la gestione di alcuni giocatori che non ha convinto appieno il patron: Verdi, il colpo da 25 milioni, è il caso più emblematico.