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Olanda, una crisi lunga quasi 3 anni. E la panchina diventa una patata bollente

Olanda, una crisi lunga quasi 3 anni. E la panchina diventa una patata bollenteTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 28 marzo 2017, 08:302017
di Gaetano Mocciaro

L'Olanda che affronterà questa sera non sta propriamente vivendo un momento felice, giusto per usare un eufemismo. Dal brillante Mondiale brasiliano che ha portato gli oranje al terzo posto, il post-Van Gaal è stato a dir poco traumatico. Fuori da Euro 2016 nelle qualificazioni più facili della storia (visto l'ampliamento a 24 squadre) la Nazionale soffre dannatamente anche nelle qualificazioni a Russia 2018. Il ciclo sta finendo e mentre alcuni elementi della vecchia guardia come Sneijder, ma soprattutto Robben, stanno dimostrando di essere ancora fortissimi, c'è chi ha preso l'inevitabile parabola discendente, come Huntelaar e van Persie.

La nuova generazione, se pur talentuosa, è rimasta nel limbo delle promesse attese al vero e proprio salto di qualità: Depay dopo la stagione al Manchester City ha fatto un passo indietro e si sta rilanciando al Lione; Strootman, Dost e De Vrij non sono certo clienti assidui della Champions League, Cillesen invece la guarda costantemente dalla panchina del Barcellona, Janssen in Inghilterra gioca poco e segna ancor meno. A questo va aggiunto il problema della guida tecnica: non è riuscito a trovare una soluzione un tecnico navigato come Guus Hiddink, men che meno Danny Blind, che non poteva avere lo spessore né del predecessore, tantomeno di Van Gaal. E con un curriculum talmente scarno (un secondo posto da subentrato e un quarto posto con l'Ajax) che lascia perplessi sulla scelta della Federazione. La scelta del nuovo tecnico non si può fallire ma emerge un problema: chi è disposto a prendersi quella che a oggi è una patata bollente? Il rifiuto di Frank de Boer, scottato dall'esperienza interista, rischia di non essere l'unico.