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Roma, Fienga: "Non facilitare i nuovi stadi taglia le gambe ai club. Così non si può crescere"

Roma, Fienga: "Non facilitare i nuovi stadi taglia le gambe ai club. Così non si può crescere"TUTTO mercato WEB
giovedì 29 ottobre 2020, 18:15Serie A
di Simone Bernabei

Il CEO della Roma Guido Fienga ha parlato a SportLab, maratona digitale di Corriere dello Sport e Tuttosport per l’annuversario dei 75 anni: “L’ingresso dei fondi in Lega? L’ingresso dei fondi sta accelerando un processo che l’impatto negativo del virus rende più urgente ma che era già partito. I nostri figli guardano Netflix, una fruizione di contenuti molto diversa rispetto ad altre. Sky è più una piattaforma di accesso, piuttosto che un produttore di contenuti. Ci deve essere un cambiamento del modello di distrubuzione. Dietro c’è una modifica dei comportamenti dei consumatori. Come si fa a rendere il tutto sostenibile, anche considerando il Covid? Abbiamo risposto aprendo a dei partner che ci aiutano a sostenere questo nuovo modello di distribuzione stabilizzando in anticipo quelli che sono i flussi di cassa delle società. E’ stata una tempesta perfetta, con cambiamento tecnologico, dei modelli di distribuzione e il Covid. La capacità dei fondi è quella di legare il prodotto esclusivo portato dalla lega, le competenze di altri sport come F1 o rugby, e le competenze tecnologiche. Col 5g i modelli di broadcasting classici verranno meno, ci sarà una tecnologia meno televisiva e più mobile. Le nuove generaezioni guarderanno la partita non solo per il calcio, ma perché si attivano un’altra serie di servizi come giochi o scommesse che loro possono controllare dal device. Col 5g sarà evidente questa cosa, quindi io dico che è meglio anticipare questo processo. Ci sarà chi vedrà la partita nel modo classico, ma pure chi farà altro al contempo con la gara”.

La situazione stadi in Italia e nello specifico quello della Roma?
“Il Covid ha dimostrato che il calcio senza pubblico è un altro sport ed è uno sport decisamente più brutto. Il pubblico ci vuole, la cornice è funzionale affinché questo sia lo spettacolo che vogliamo. Lo stadio è un attivatore di tante leve di business che servono al club per crescere. Se guardate l’elenco dei top20 club europei, sono cresciuti negli ultimi 10 anni solo quelli che hanno lo stadio di proprietà. Non facilitàre questo percorso significa tagliare le gambe ai club. Se poi guardiamo l’evoluzione delle competizioni, che si spostano verso un timbro europeo, lo stadio è considerato un requisito necessario. Questo però è un processo che deve avvenire in tempi economici semplici. Partire con un’analisi e capire che l’opera è pronta dopo 12-13 anni mina l’opera stessa, mette in crisi ogni investitore. Abbiamo sempre aspettato pazientemente il lavoro delle istituzioni. Riteniamo che se avessimo avuto uno stadio almeno in gestione sarebbe stato molto meglio meglio. La Roma dispone dello stadio 2 giorni ogni 15, così non possiamo aprire un negozio, un museo o sfruttare il food e beverage. Non possiamo avviare attività collaterali come Barcellona o Tottenham che basano il proprio fatturato anche su questo, per circa il 30%. Stiamo competendo con competitor europei ma non abbiamo le stesse possibilità”.

La pandemia sarà fattore di trasformazione o i danni saranno insormontabili? “Tutte le discontinuità sociali portano ad una fase di rinnovamento. Il calcio ha una virtù che è quasi unica: abbina capacità di attrarre investimenti con quella di generare pensieri positivi. Ed è l’unica industria che attrae investimenti ed è radicata sul teritorio. Il calcio è uno degli acceleratori di ripresa, vedo poche industry che hanno la stessa capacità di attrarre capitali da fuori e reinvestirli sul territorio”.
Spese e investimenti sulle rose saranno inferiori? “Per un periodo è anche salutare che ci sia un riassetto dei valori. Tutto il sistema sta perdendo ricavi ed è corretto fare una revisione dei costi. Non è avvenuta ovunque, il taglio sula componente costo/calciatori ancora non c’è stato, ma la riduzione del costo trasferimenti è il primo segnale. Bisogna ridistribuire la perdita su tutta la catena, altrimenti si rompe il sistema”.

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