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Sacchi: "Gattuso fenomeno. CR7? Si marca di squadra, come Maradona"

Sacchi: "Gattuso fenomeno. CR7? Si marca di squadra, come Maradona"TUTTO mercato WEB
© foto di Chiara Biondini
sabato 10 novembre 2018, 16:422018
di Pierpaolo Matrone

Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan, in vista del match contro la Juventus ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport: "Non pretendo che il Milan pressi là in attacco, ma non vorrei nemmeno vederlo difendersi nella sua area. Mi accontenterei di una via di mezzo. L’equilibrio in fase di non possesso può essere la chiave della sfida".

Quanto peserà la gara col Betis? "Tantissimo. Giocare il giovedì sera, per di più in trasferta, è un handicap. Pensate: dopo la gara di Siviglia, i ragazzi sono saliti in aereo e rientrati a Milanello, saranno andati a dormire alle quattro di notte, come volete che si recuperino le energie? Ci sono soltanto 48 ore per preparare la partita con la Juve: poco, pochissimo".

Sul pubblico di San Siro: "Dal punto di vista delle motivazioni, non ci sono problemi. Queste sfide sono speciali, lo stadio strapieno è benzina per i giocatori. Quello che mi chiedo è: fisicamente il Milan riuscirà a reggere il confronto? Gattuso finora ha compiuto un lavoro enorme, soprattutto a livello psicologico: ha ridato dignità a una squadra che l’aveva smarrita, ha fatto capire ai giocatori che cosa significa essere al Milan. Però la Juve ha un potenziale enorme. Ha uomini che, in un lampo, possono decidere il risultato. Non soltanto Cristiano Ronaldo, ma anche Dybala, Cuadrado, Mandzukic, e scusate se me ne dimentico qualcuno. Campioni fantastici".

Come si marca CR7? "Con la squadra. Quando il mio Milan giocava contro il Napoli di Maradona, io dicevo: l’importante è fargli arrivare pochi palloni, meno di quelli che gioca di solito. E si può arrivare a questo risultato soltanto attraverso il pressing. Se fai in modo che Cristiano non sia alimentato, lo togli dalla partita perché lui è un terminale".

Su Gattuso: "Ringhio è un fenomeno, credetemi. Ha dato un’anima al Milan, ha portato orgoglio, senso di appartenenza. E poi fa praticare un buon calcio, propositivo: al Milan mancano soltanto un po’ di velocità e un po’ di pressing. Però questi ragazzi non mollano mai, vincono le partite anche all’ultimo secondo. E Rino è uno che dà la vita per il calcio e per i suoi giocatori".