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"Se serve, provvedimento per diretta-gol in chiaro". Certo che serve. E il Ministro lo sa benissimo

"Se serve, provvedimento per diretta-gol in chiaro". Certo che serve. E il Ministro lo sa benissimoTUTTO mercato WEB
© foto di Samantha Zucchi/Insidefoto/Image
lunedì 25 maggio 2020, 12:23Serie A
di Ivan Cardia

Diretta-gol in chiaro. È questa una delle proposte lanciate ieri dal ministro Vincenzo Spadafora, che già in passato aveva invitato il mondo del calcio a riflettere su questa opportunità, in caso di effettiva ripresa del campionato. Una mossa che, secondo il titolare del dicastero allo Sport, consentirebbe di evitare assembramenti nei luoghi pubblici, altrimenti inevitabili perché chi non potrà andare allo stadio per seguire la partita della propria squadra del cuore non è detto che abbia un abbonamento pay-Tv e potrebbe ammassarsi con altri tifosi per strada davanti ai maxi-schermi che probabilmente fioccherebbero.

”Se serve”.. Nello specifico, durante l’intervento al TG3, lo stesso Spadafora ha chiarito: “Partite in chiaro? Molti mi chiedono di fare riferimento al modello tedesco. In Germania, Sky ha trovato un accordo per cui c'è la Diretta Gol in chiaro. Sono disponibile, se serve, a mettere nello stesso provvedimento della riapertura del campionato, anche questa cosa”. In molti hanno letto questo passaggio come un invito, neanche troppo velato, a Lega Serie A, Sky e Dazn: trovate un accordo, altrimenti ci penserà il governo. Anche considerato che già in passato lo stesso Spadafora aveva indicato questa come una possibile strada da seguire.

Certo che serve. Il punto è che, per arrivare a questa soluzione, un intervento normativo è assolutamente indispensabile. E il fatto che Sky, Dazn o la Lega di A siano più o meno contrari a questa eventualità nulla può cambiare. L’ostacolo principale, infatti, è rappresentato dalla celebre legge Melandri, Decreto Legislativo n. 9 del 2008, già pesantemente criticata sotto altri fronti, ma che su questo punto è abbastanza pacifica. Senza addentrarci nelle sue disposizioni, essa prevede l’aggiudicazione dei diritti tv attraverso una procedura competitiva, con contratti della durata massima di tre anni. E norme piuttosto chiare, secondo le quali gli assegnatari non possono discostarsi dalle regole per la trasmissione previste nel bando che li ha visti vincitori. È vero, come alcuni parlamentari hanno fatto notare nei mesi scorsi, che in astratto prevede anche la trasmissione in chiaro. Ma, dato che, in maniera legittima e comprensibile, non è stata questa la scelta della Lega Serie A (anni fa, quando uno scenario come quello attuale era del tutto impensabile), ad oggi né la Lega può concedere la trasmissione in chiaro, né le emittenti aggiudicatrici possono optare per questa soluzione. Violerebbero sia i diritti degli abbonati che quelli degli altri partecipanti al bando di gara (col rischio, più o meno teorico, di sanzioni da parte dell’Antitrust in materia di concorrenza). Anche col massimo della disponibilità (e non entriamo nel merito se vi sia o meno, ma è da segnalare che Sky per esempio fosse pronta a trasmettere Juventus-Inter su TV8, in chiaro, a febbraio) in sostanza, violerebbero la legge Melandri ed è paradossale che sia un ministro a invitare gli operatori a trasgredire a una legge dello Stato. Tanto più che in passato lo stesso Spadafora, evidentemente ben consapevole del problema, aveva pubblicamente dichiarato di volerla modificare: perché ora chiede a dei soggetti di diritto privato (Lega calcio ed emittenti televisive) di violarla?

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