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TMW RADIO - Bazzani: "Ibra dà valore ai giovani milanisti. Ecco cosa non è andato a Perugia"

TMW RADIO - Bazzani: "Ibra dà valore ai giovani milanisti. Ecco cosa non è andato a Perugia"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
martedì 1 settembre 2020, 18:32Serie A
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
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Fabio Bazzani intervistato da Francesco Benvenuti
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L'ex attaccante Fabio Bazzani, oggi collaboratore di Serse Cosmi, si è collegato in diretta a TMW Radio, nel corso di Stadio Aperto, trasmissione condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando nella sua riflessione dalla stagione sfortunata del Perugia: "Dare un giudizio sommario non è facile, ci sarebbe un libro per stagioni così... Per riassumere: quando si cambia è perché ci si attende di migliorare, quando hanno chiamato mister Cosmi a gennaio pensavano di fare di più, ma le cose non sono andate così. Siamo partiti anche abbastanza bene, poi c'è stata una serie di risultati negativi che ha creato problemi: la vittoria pre-lockdown con la Salernitana sembrava aver messo le basi per riprendere al meglio, ma dopo poco si è di nuovo ripiombati in una situazione dove la squadra non reagiva molto, sembrava un po' piatta. I motivi sono essere tanti, la società ha ritenuto di dover cambiare un'altra volta, e tornare al pre-gennaio, richiamando Oddo. Ognuno deve prendersi la sua fetta di responsabilità, e mi fermo a prendermi la mia da sei mesi di vice-allenatore: ho ripensato a cosa potevo fare di più. Dire che è andata male solo per questo o per quello non ha senso, un errore è stato quello di pensare sempre che fosse colpa di qualcun altro. Poca autocritica da parte di tutti, io mi sono messo in discussione e volevo fare di più, anche se per come la vedo ho imparato tantissime cose in questi sei mesi, vedendo certe cose con lucidità maggiore non essendo stato il capo-allenatore. Peccato, perché so quanto ci teneva Serse e perché sono legato alla piazza di Perugia... I sogni nel calcio vanno tramutati in realtà, nel lavoro duro sul campo e nelle dinamiche di spogliatoio che non sempre sono rose e fiori. La stagione è stata segnata da troppe vicissitudini che poi hanno portato a un epilogo sfortunato. Lo sconforto della gente è anche il nostro: gli obiettivi erano diversi ma ci siamo trovati in mezzo alla tempesta. Lì avremmo voluto provare ad uscirne in prima persona, ma per una società è legittimo e giusto fare le proprie scelte e valutazioni. Bisogna rispettarle, forse non era giusto neanche cambiare Oddo a gennaio, magari il club ha sopravvalutato la rosa, pensando che si potesse fare di più. A noi rimane il rammarico delle tempistiche sull'esonero, e l'essere andati via col Perugia che era salvo. L'aria è viziata, a prescindere: se si cambia molto, mettendosi poco in discussione, può andare bene una partita o due pensando che il colpevole fosse il precedente, ma alla fine i nodi vengono al pettine".

Ci racconta l'evoluzione del suo legame con Cosmi?
"Il mister l'ho avuto da giocatore, e mi ha dato tanta fiducia. Ad Arezzo, nel '99/2000 mi ha fatto rendere, poi mi ha voluto anche a Perugia in Serie A. Questo legame ci ha portato poi ad iniziare il rapporto tra allenatore e vice, dopo che io avevo iniziato ad allenare in D nel Mezzolara. Dopo un anno mi ha chiamato e proposto il ruolo di suo vice, perché voleva cambiare lo staff. Ho detto sì al volo, per me era motivo importante di crescita. Nel rapporto sono cambiate dinamiche e visioni, ma il lato umano no: questi tre anni mi sono serviti molto per arricchire il mio bagaglio da allenatore, essendoci ritrovati anche entrambi più maturi".

A cosa mira per il suo futuro?
"Sono partito facendo il primo e l'indole è quella, ma voglio parlare per bene col mister. Ci deve essere un confronto, poi ognuno farà le sue valutazioni. Voglio però parlare con lui e capire qual è la situazione".

Si sta recuperando il livello qualitativo della Serie B o serve qualcosa di diverso?
"Mi dispiace dirlo, ma in quanto a qualità il livello non è assolutamente paragonabile agli anni in cui ci ho giocato io. Se si va a ripercorrere chi si sfidava per vincere quei campionati, si vedono i Lecce dei Ledesma e Chevanton, il Cagliari di Suazo, la nostra Sampdoria stessa... Ricordo squadre forti, ed in generale: c'era una C1 nel 2000 che oggi vedrebbe le protagoniste a metà classifica della Serie B. Non significa che il calcio sia peggiore, è solo cambiato: forse c'è meno qualità ma più organizzazione e preparazione negli staff. Il gap è minore proprio per questo, mai come in questi anni un gruppo omogeneo e compatto fa la differenza. Non a caso ultimamente si vedono le doppie cavalcate dalla C alla A fatte da gruppi consolidati come la SPAL, il Carpi, il Pordenone che quest'anno ha sfiorato la promozione. Se pensi di vincere la B prendendo uno perché sembra bravo, l'altro perché stoppa bene e un altro ancora perché sa fare gol, no... Bisogna costruire delle basi solide, dove tutti remano nella stessa direzione, come successo quest'anno per il Benevento. Vero che era una fuoriserie, ma se ne sono viste tante che poi a fine anno sono arrivate ottave".

Le prime operazioni del Milan fanno ben sperare?
"Per me si sono mossi in maniera perfetta. Se punti sui giovani, devi anche avere in campo e durante la settimana chi te li faccia crescere. Ok l'allenatore, ma c'è bisogno di una voce dentro lo spogliatoio che richiami e badi al sodo: Ibrahimovic in questi mesi ha dimostrato di essere ancora il primo a non voler perdere. Le qualità dei giovani milanisti non si mettono in discussione, e non c'è nessuno meglio di lui che possa far capire al gruppo come arrivare al risultato. In sei mesi ha dimostrato di essere ancora decisivo, anche nel cambio di mentalità. La sua conferma avvalora la programmazione sui giovani, poi il campo darà il suo responso ma la strada sembra quella giusta".

Che effetto fa la scelta della Juventus con Pirlo?
"Non sono rimasto molto meravigliato. Serve leadership, personalità ed appeal sui giocatori che compongono la squadra: alla Juve per arrivare al risultati devi riuscire a sposarti con lo spogliatoio e chi lo dirige. Lui è un pozzo di personalità, e secondo me hanno solo anticipato una mossa che avevano in mente di fare tra qualche anno, sfruttando il momento e il fatto che Sarri non si fosse sposato al meglio con la squadra. Non mi sembra un salto nel buio, Pirlo ha la stima e la disponibilità dello zoccolo duro juventino, oltre alla protezione della società. Il calcio lo conosce, ed oggi bisogna abituarsi sempre di più a situazioni di questo genere, ma se la Juve non dovesse vincere lo Scudetto non è perché avrà sbagliato la scelta su Pirlo. Sarri è un grandissimo allenatore di campo, e il suo percorso ha fatto capire che tipo di allenatore ci vuole per far rendere la Juventus in un certo modo".

Fiducioso per la ripartenza del basket e della Fortitudo?
"Tra due potrei dirti qualcosa di più perché la vado a vedere (ride, ndr). Ho voglia, ma devo dire la verità: ancora non sento il fuoco, il basket non mi sembra ripartito. Vorrei vedere i palazzetti pieni e i tifosi ai loro posti, ritrovare quel clima che esalta e dà anche ritmo alle partite. Stasera ci sarà il 20% della capienza, speriamo sia propedeutico per il futuro. La Fortitudo ha cambiato tanti giocatori, ma la società mi sembra che abbia lavorato bene".

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